Emanuela Orlandi, tanto fumo niente arrosto. La moglie di Alì Agca conferma che complotto non ci fu e la pista bulgara fu solo fantasia. Controprova: Agca è stato graziato, Emanuela Orlandi non è tornata.
Il 19 gennaio nel suo profilo Facebook la signora Elena Hilal Agca, 55enne italiana con due lauree (una in scienze politiche e una in filosofia), dal 2015 moglie di Aliì Agca, il turco che nell’81 sparò a Papa Wojtyla – ha voluto riproporre per intero il memoriale inviato via mail qualche giorno prima da suo marito a Pietro Orlandi.
Il documento sarebbe stato scritto per dare la solita ciclica assicurazione che Emanuela, “rapita per ordine del papa”, è viva, a suo tempo è stata consegnata a delle suore e ha “accettato il proprio destino”.
Nel riproporre il memoriale, Elena Hilal Agca ha premesso quanto segue:
“Ripropongo la mail integrale inviata da Alì a Pietro Orlandi. Nessun giornale l’ha pubblicata per intero tranne Pino Nicotri su Blitz! Temono denunce, mi è stato detto chiaramente. C’è un errore, il giudice Martella non andò da Ali nell’ottobre 1982, bensì 1981, mi sono confusa io.
“Poi c’è una cosa importante che qui non è stata detta. Il 29 dicembre 1981, Alì incontrò due uomini dei servizi italiani Petrucelli del Sismi e Bonagura del Sisde. Da più parti vennero accusati di avere imbeccato Alì sulla “pista bulgara”, cioè gli avrebbero detto di indicare i servizi bulgari quali mandanti dell’attentato al Papa, specificando anche i nomi da fare.
“In realtà non andò così. Petrucelli e Bonagura portarono ad Ali la rassicurazione da parte del Presidente del consiglio Fanfani e del ministro degli Interni Rognoni (almeno così gli dissero) che se avesse accusato i Bulgari e quindi l’URSS sarebbe stato liberato in 2 anni.
“Ali chiese, come, liberato in 2 anni? Loro risposero che il Papa avrebbe chiesto la grazia per lui al Presidente Pertini che certamente avrebbe firmato il provvedimento. Non gli indicarono nessuna persona precisa da accusare. Un pentito della Camorra, certo Pandico, (quello stesso che aveva accusato Enzo Tortora) disse che Ali era stato imbeccato da Pietro Musumeci, generale del Sismi, non è vero. Ali non ha mai incontrato Musumeci nè al carcere di Ascoli nè altrove”.
Fa piacere che Elena Hilal riconosca la nostra qualità, anche se di suo marito non abbiamo mai parlato bene e, a differenza non solo di Pietro Orlandi, NON lo abbiamo preso mai sul serio. Tanto da averlo soprannominato Alì Agca-cha-cha-cha per la disinvolta varietà delle sue “rivelazioni”.
Con le parole “C’è un errore, il giudice Martella non andò da Ali nell’ottobre 1982, bensì 1981, mi sono confusa io” la signora Agca ammette di essere stata lei a scrivere in ottimo italiano il memoriale che il marito le ha evidentemente dettato a voce.
La signora inoltre smentisce che gli uomini dei nostri servizi segreti militari (SISMI) abbiano anche indicato i nomi da tirare in ballo coi magistrati per inventare la pista bulgaro sovietica, utile alla Guerra Fredda di quegli anni. Però conferma che il SISMI ha chiesto ad Agca di accusare i bulgari e di conseguenza Mosca.
Questa conferma significa che il “complotto internazionale comunista” contro Wojtyla NON è mai esistito. Come ho sempre sostenuto, Agca ha agito di propria iniziativa, senza nessuna complicità alle spalle né politica né terroristica.
Ma se il “complotto” non è mai esistito, allora – come pure ho sempre sostenuto – NON è mai esistito neppure il “rapimento politico” di Emanuela. Quindi si è trattato solo di una gigantesca balla depistatrice, secondo la quale, almeno fino al 2000, si è sostenuto che Emanuela era stata rapita per essere scambiata con il rilascio di Agca. Il turco era stato condannato all’ergastolo per avere attentato alla vita del Papa. Nel 2000 l’attentatore è stato graziato ed estradato in Turchia, ma Emanuela purtroppo NON è tornata a casa.
Il mistero Orlandi continua.