ROMA – Il mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi dopo i vari naufragi italiani sbarcherà infine alla Corte Europea di Strasburgo? E’ possibile. La famiglia Orlandi ha sei mesi di tempo per decidere se fare ricorso anche in quella sede, ma la risposta non arriverà prima di altri cinque anni e non potrà che essere negativa esattamente come quelle collezionate in Italia. Dove ieri è finita esattamente come Blitz aveva annunciato fin dallo scorso 25 marzo: il mistero Orlandi, riguardante la scomparsa il 22 giugno 1983 della ragazzina quindicenne Emanuela Orlandi, cittadina del Vaticano, dopo 33 anni di ricerche, piste, accuse e controaccuse di tutti i tipi, compresi i più fantasiosi e improponibili, viene definitivamente archiviato.
La VI Sezione Penale della Corte di Cassazione ha infatti deciso di accogliere la richiesta del procuratore generale Pasquale Ciccolo di dichiarare inammissibile il ricorso della signora Maria Pezzano, madre di Emanuela, contro la decisione di archiviare già presa lo scorso 16 ottobre dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) Giovanni Georgianni. Il quale, dopo attenta analisi delle carte e dopo avere anche ascoltato in camera di consiglio i vari avvocati delle controparti, ha dovuto prendere atto che la richiesta di archiviazione avanzata il 5 maggio 2015 dal procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone era da accogliere senza nessun dubbio.
Tutte le richieste e decisioni di archiviazione, quella di Pignatone, di Giorgianni, di Ciccolo e infine della VI Sezione della Cassazione hanno riconosciuto che in questi 33 anni il mistero Orlandi è stato indagato in tutte le salse possibili e immaginabili, dalle piste politiche a quelle malavitose e a luci rosse:
– Emanuela rapita dai Lupi Grigi islamici turchi per essere scambiata con la scarcerazione del terrorista turco Ali Agca condannato all’ergastolo per avere sparato a papa Wojtyla nel 1981;
– Emanuela sposa felice di uno dei suoi “rapitori” islamici e madre dei loro vari figli;
– Emanuela rapita per finta e per poche ore, ma finita chissà come, con il consenso suo e della sua famiglia, vale a dire “rapimento consenziente” organizzato da una “fazione vaticana contro la fazione avversa alla politica anticomunista di papa Wojtyla”;
– Emanuela vittima di un “rapimento malavitoso”, organizzato cioè dalla onnipresente e mitica Banda della Magliana per farsi ridare i soldi prestati a Wojtyla per aiutare i movimenti anticomunisti nella sua natia Polonia;
– Emanuela “rapita anche da militari inglesi” e chiusa in un manicomio del centro di Londra almeno fino a tutto il 2014;
– Emanuela morta accidentalmente e/o uccisa intenzionalmente durante o dopo “festini” dentro o fuori il Vaticano, in non precisate ambasciate o nei sotterranei della basilica romana di S. Apollinare.
– Emanuela chiusa in convento per decisione del Vaticano;
– Emanuela trasferita nella reggia del Lichtenstein per comune decisione del principe Hans Adams e della Segreteria di Stato vaticana.
Ognuna di queste piste, con annessi “supertestimoni”, si è rivelata solo una montagna di chiacchiere e affabulazioni. Che alla fine hanno raccolto sei indagati per concorso in omicidio e sequestro di persona: monsignor Pietro Vergari, ex rettore della basilica di Sant’Apollinare, Sergio Virtù, asserito autista di Enrico De Pedis nonostante questi non abbia mai avuto un autista, Angelo Cassani, detto “Ciletto”, Gianfranco Cerboni, detto “Giggetto”, Sabrina Minardi, tossico dipendete assurta a molto improbabile “supertestimone”, e infine il “reo confesso” Marco Fassoni Accetti, di professione fotografo d’arte e rimasto l’unico pesce nella rete: le sue fantasiose “confessioni” riguardo il “rapimento consenziente” e l’annessa lotta tra le “fazioni vaticane” che a suo dire lo avrebbero provocato gli hanno fruttato la non lieve accusa di calunnia e autocalunnia. Sottoposto a perizia psichiatrica, è stato dichiarato capace di intendere e volere e anche di poter reggere il processo che lo aspetta, ancorché affetto da disturbi della personalità di tipo narcisistico ed istrionico. Blitz ha reso disponibile il testo della perizia completa.
Come in tutti i casi di scomparsa di minori, purtroppo sempre presenti (anche) nelle cronache italiane, le indagini avrebbero dovuto puntare nell’ambiente delle conoscenze, delle amicizie della famiglia e dei parenti, come del resto avevano iniziato a fare i primi due pubblici ministeri del caso Orlandi, Margherita Gerunda e Domenico Sica, ma la famiglia, Papa Wojtyla e i mass media hanno sempre e solo insistito sulla pista del rapimento, prima politico e poi malavitoso, per colpire o ricattare comunque il Papa polacco, benché si sia sempre trattato di una pista assurda e priva di basi.
Negli ultimi dieci anni il mistero Orlandi ha potuto continuare a tenere banco grazie a una “telefonata anonima” trasmessa dal programma televisivo di Raitre “Chi l’ha visto?”, telefonata che per risolvere il mistero invitava ad aprire la bara di Enrico De Pedis, sepolto in S. Apollinare e indicato da “supertestimoni” puntualmente rivelatesi fasulli come capo della Banda della Magliana.
Le indagini dei magistrati hanno però appurato che tale “telefonata anonima” non è mai arrivata né al centralino della Rai né a quello di “Chi l’ha visto?”, di sicuro non per telefono: resta quindi la domanda di come sia in realtà nata quella “telefonata” e per iniziativa di chi. Come che sia, un bell’esempio di come nascano e prendano piede a volte i cosiddetti “grandi misteri d’Italia“.