Etnia è fiume che scorre, anche se il fiume resta lo stesso mai è la stessa acqua che lo compone. Ciascuno di noi è il flusso, qui e oggi, delle “acque” etniche mescolate nei millenni. Etnia è un divenire, un costante divenire. Chi invece predica la persistenza di una etnia immobile nella composizione e primigenia del territorio, chi predica il legame ontologico della “terra” con il “sangue”, è chi vuole che questo fiume, l’etnia, sia una pozza, una palude stagnante. Stagnante a alla fine mefitica. Le etnie metafisicamente delineate come entità di forma e sostanza definite per sempre come tali sempre nella Storia hanno un destino: incubare, coltivare e quindi produrre l’idea dell’etnia, la propria, minacciata da quella degli altri. E quindi l’ideologia della etnia “buona” a fronte di quelle “diverse” e quindi meno buone. Il passo logico-culturale dal postulato ideologico dell’etnia come entità stabile all’ideologia delle etnie “inferiori” che turbano e inquinano il mondo degli umani “primi” è breve, molto breve.
La vulgata demo progressista e il culto a Destra dell’ignoranza
Ed è un passo, quello del culto anche feroce della “terra e del sangue”, che i popoli, contrariamente alla vulgata demo progressista, nella Storia hanno fatto e fanno spesso e soprattutto volentieri. Della Destra oggi governante in Italia, più che la fascinazione per ciò che i vari Lollobrigida sono stati da piccoli, dei fieri reazionari in termini storici, stupisce, anzi no, l’orgogliosa ignoranza e lo sdegnoso rifiuto della frequentazione con ogni scienza e disciplina delle vicende umane. Storia, Storiografia, Demografia, Statistica, Biologia, Filosofia avrebbero potuto spiegare e documentare come etnia sia un presente demografico e socio culturale che l’attimo successivo è già un passato, come il “sangue” di una etnia sia appunto come fiume che scorre, mai lo stesso. Ma l’ignoranza, di se stessa orgogliosa e tronfia e fiera, è qui e ora nella società tutta pesce che nuota in acque amiche.