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Europa divisiva per la destra, Meloni bacia i polacchi che la cucinano come spiedino: nel 2024 momento di verità

Europa tema divisivo per la destra. Non si scopre di certo l’acqua calda. Tra gli alleati di Governo esistono diverse sensibilità.

In questi giorni il botta e risposta tra Salvini e Tajani ha confermato ciò che tutti sanno. La Lega scalpita verso l’antieuropeismo, Forza Italia tira le redini e frena, mentre Fratelli d’Italia aspetta. 

C’è chi dice che anche in politica le diversità arricchiscono, ma  l’Europa è un tema troppo centrale per derubricare l’attuale scontro a fisiologica dialettica. Tra un anno ci saranno le elezioni europee, e questi sono i primi vagiti di una competizione che si preannuncia per tutti quanti molto delicata. Non sfugge a nessuno che per il Governo Meloni e la coalizione che l’appoggia potrebbero aprirsi scenari pericolosi per la propria sopravvivenza, almeno nella forma e negli equilibri attuali.

Tutto dipenderà da quel che uscirà dalle urne. Poniamo il caso di un’affermazione delle forze antieuropeiste: cosa farebbe la Meloni? Rimarrebbe sull’attuale linea, oppure virerebbe verso Le Pen e soci? 

Quisquilie? No. Perché nei prossimi anni, con un conflitto bellico nel cuore dell’Europa dagli esiti imprevedibili, con una crisi economica che continua a mordere, con uno scenario geopolitico globale fragile, stare da una parte o dall’altra non sarà un dettaglio banale. Anzi.

Si potrebbe sostenere con ragione l’opportunità che le forze politiche si esprimessero con più chiarezza già da oggi sulle eventuali loro posizioni future in merito all’Europa. Addirittura sarebbe auspicabile che lo facesse la stessa Meloni per quanto riguarda il Governo. Per essere ancora più chiari: l’Italia è per l’Europa a prescindere, oppure siamo europeisti a scadenza come un cartone di latte?

Un conto è l’euroscetticismo, un conto è l’antieuropeismo e non è una buona idea che la politica giochi sui fraintendimenti lessicali.  

Comunque in questi giorni la Meloni era in Polonia. “La Polonia è l’unica Nazione europea che ho visitato due volte dall’inizio del mio mandato e credo che questo basti a raccontare il tenore, il valore, la profondità delle nostre relazioni bilaterali” ha detto la Presidente del Consiglio. 

E poi, ancora: “Come diceva il Primo Ministro Morawiecki, nella quasi totalità o nella totalità delle questioni che ci troviamo ad affrontare a livello di Consiglio europeo, ci basta davvero uno sguardo per sapere che la nostra posizione sarà una posizione condivisa su tante materie che oggi ci coinvolgono in un tempo di crisi nel quale dobbiamo riuscire ad essere all’altezza della storia che ci sta chiamando”.

Dunque viva la Polonia e gli sguardi complici tra la nostra Premier ed il Primo Ministro Morawiecki. 

Ma la Presidente del Consiglio ha detto anche altro. Ha ribadito che non potrebbe mai lamentarsi di qualcuno che difende con efficacia i propri interessi nazionali, perché è quello che ritiene di dover fare anche lei per la propria Nazione. “Sono ammirata da come Mateusz Morawiecki dimostra forza nel difendere gli interessi della Polonia” . Quindi, in parole povere, abbiamo applaudito la Polonia che ha preso una posizione contro l’Italia sull’immigrazione, perché a parti inverse avremmo fatto anche noi la medesima cosa.

Potrebbe sembrare una supercazzola in stile Conte Mascetti ma purtroppo non lo è. 

Questa idea della difesa degli interessi nazionali a prescindere, escludendo una prospettiva più alta, oltre i propri confini, che guardi all’Europa come punto di riferimento di una comunità più ampia, è un limite, è la politica che rinuncia a se stessa.

Ed è fuorviante che la Presidente Meloni dichiari che “l’Europa è una civiltà, è la storia a decidere chi ne fa parte e chi no”, perché “la storia”, oggi, vuol dire stare dentro ai processi globali di cambiamento, nelle dinamiche che superano i confini, anche quelli più lontani, che ci esortano ugualmente alla responsabilità dell’accoglienza e dell’integrazione: “la storia” è un monito, sono poi le scelte degli uomini e delle donne a determinarla. 

Tant’è, la Presidente Meloni sorride ai conservatori, e loro rispondono ringraziando. Quando mai la ritrovano una Leader che plaude mentre la stanno cucinando come uno spiedino? 

Di tenore molto simile anche il bilaterale con il Primo Ministro lettone Kariņš. Pure con lui tanta sintonia e condivisione. “Noi ci siamo ricordati che erano 25 anni che un Presidente del Consiglio italiano non veniva a Riga in visita ufficiale, sono molto contenta di aver sanato questa lacuna” ha dichiarato la Meloni.

Due Nazioni che sono molto legate “anche sul piano culturale, sulla loro difesa dell’identità, della tradizione. In un tempo nel quale c’è bisogno di Europa, c’è bisogno della nostra civiltà, c’è bisogno delle nostre idee e c’è bisogno di non disperdere il livello di diritti che abbiamo costruito nel nostro continente. Da questo punto di vista, su questo e su molto altro, io e il Primo Ministro siamo sulla stessa lunghezza d’onda”.

Nel 2022 Amnesty International “ha pubblicato un rapporto sulla Lettonia in cui denuncia violenti respingimenti di migranti e rifugiati al confine con la Bielorussia e gravi violazioni dei diritti umani commesse nei loro confronti, tra cui detenzioni segrete e persino la tortura”.

“Il rapporto, intitolato “O tornerai a casa tua o non lascerai mai la foresta”, rivela il brutale trattamento di migranti e rifugiati, bambini compresi, trattenuti arbitrariamente in strutture segrete all’interno della foresta e costretti illegalmente e con la violenza a tornare in Bielorussia. Molti di loro sono stati picchiati e sottoposti a scariche elettriche con le pistole taser, anche sui genitali. Alcuni sono stati obbligati a tornare “volontariamente” nei paesi di origine”. 

Chissà se hanno parlato anche di questi temi… Servirebbe il coraggio della grande politica, ed invece assistiamo alle solite manfrine che non riescono a condizionare nessun dossier.

Intanto però in Germania il partito di estrema destra AfD (Alternative für Deutschland) continua a salire vertiginosamente nei sondaggi, in Francia la Le Pen è sempre in auge, di Polonia ed Ungheria sappiamo già tutto, verrebbe da dire che i nemici più pericolosi per l’Europa sono tra i suoi inquilini. 

L’attivismo improduttivo della Meloni sul piano internazionale, mascherato da pragmatismo, genera tanta ambivalenza. E forse è proprio questa la linea, l’ambivalenza come posizione politica. Però la sensazione è che il tempo a disposizione stia per finire, occorre chiarezza, i nodi cominciano drammaticamente a stringersi e le maschere a cadere. Nel 2024 si voterà per le europee: l’Italia è con l’Europa o con i nazionalismi? 

Per adesso nessuna risposta e tanta confusione su questo, come su molti altri temi: un premierato goffo, fuori e dentro i confini. Si direbbe un bel «cacciucco», piatto buonissimo, ma va saputo cucinare.

 

Marco Benedetto

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