Europei tranvieri, noi 14° su 25. Laureati in Europa: i nostri diminuiscono

Si è svolto il campionato europeo dei tranvieri (e già che questo esista è una discreta notizia). Alla presenza di 50 mila spettatori (e qui la notizia ingrossa). La rappresentativa italiana si è classificata verso il basso del centro classifica: quattordicesima su 25 gareggianti (qui la notizia si ridimensiona). Noi scarsi nella frenata di precisione, e qui non c’è proprio notizia. Frenare rivendicazioni, frenesia di aiuto e denaro pubblici, spesa a debito, promesse, illusioni e bugie politiche e sociali, irresponsabilità di massa e di sistema, negazioni coltivate della realtà è materia vilipesa e attività rimossa. Quindi, per osmosi, la frenata di precisione non sorprende arrivi negletta pure ai comandi di un tram. Manca ai comandi dell’intero paese e il popolo passeggero fischierebbe , nel caso, disapprovazione.

Frenano i laureati.

Dopo circa 30 anni, dai tempi della infausta e nociva introduzione del cosiddetto 3+2, cala in Italia il numero dei laureati nell’ultimo anno. Il 3+2 abbassò notevolmente il tasso di difficoltà nel laurearsi. In coerenza col maneggiamento pedagogico-populista-progressista dell’intero sistema della formazione scolastica. Le medie portate ad essere di fatto una ripetizione delle elementari, i licei livellati ad una funzione di media super, i tre anni della laurea per una licealizzazione della laurea appunto triennale, la formazione universitaria rimandata al + 2 successivo se non al master successivo ancora. Ma abbassare l’asticella della formazione con l’esplicito intento di avere per questa via più laureati (Italia regolarmente in coda nelle relative classifiche europee insieme a Grecia e pochi altri) non è bastato e sta producendo l’effetto opposto. La programmatica svalutazione formativa sta inducendo un senso (immotivato ma comune) di inutilità sostanziale della laurea ai fini della vita lavorativa. Non è vero: carriere e retribuzioni dei laureati restano superiori a quelle dei diplomati. Ma studi universitari piallati verso il basso delle competenze e difficoltà stanno, paradossalmente ma non tanto, inducendo giovani e famiglie a considerare l’università un investimento a scarsa remunerazione sociale. Quindi, cosa tanto unica quanto sommessamente comunicata, per la prima volta da 30 anni in Italia è diminuito il numero di coloro che hanno conseguito laurea nell’ultimo anno.

Tranvieri e laureati, cavoli a merenda?

Tranvieri e laureati, che c’entrano tra loro? Accostarli non è come i famosi cavoli a merenda? Sì e anche no. Siamo un corpo sociale stretto e compresso tra il dato di un quindicenne su due non in grado di comprendere il senso di ciò che pur sa leggere e 26 milioni di italiani tra i 16 e i 65 anni privi di competenze digitali. Il mezzo flop dei tranvieri nostrani al loro scherzoso gioco delle competenze è in qualche modo, lontano sì. ma pur parente del crash per nulla scherzoso e giocoso dei nostri laureati e lauree. Siamo un paese, una collettività che perde popolazione, capacità di generare risorse, competenze e lo fa in maniera non episodica ma progressiva. E che per porre rimedio a questa catena di processi, fortemente si impegna a negarli tutti.

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