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Fase Due esame di civiltà: agli italiani un 6 politico

ROMA – Fase Due esame di civiltà: così titolava ieri il Corriere della Sera provando a cogliere e definire sostanza più che immagine del primo giorno in cui dipende più da noi che da qualunque governo o autorità.

Esame di civiltà, esame di cittadinanza consapevole e responsabile? Se di questo si tratta il voto è già dato. L’informazione, le autorità, i cittadini stessi hanno già dato a se stessi un voto sufficiente a superare l’esame.

Ma si tratta di un 6 politico, forse del più classico 6 politico.

Un voto sufficiente a passare l’esame incorporato nell’esame stesso. Un voto garantito, un voto auto assegnato.

Un 6 politico a noi cittadini tutti perché dare voti veri è difficile e scomodo. E forse dare i voti realmente corrispondenti al comportamento è inutile. Forse perfino controproducente. 

Quiete pubblica (molto più che ragion di Stato) vogliono e consigliano di promuoverci tutti a bravi e consapevoli cittadini. Dirci, constatare che non è del tutto vero sembra possa servire solo ad auto flagellarci e soprattutto ad innervosirci l’un contro l’altro.

Quindi 6 politico al comportamento degli italiani nell’esame di civiltà partito in tutto il paese il 4 di maggio.

Proseguendo, e ampliando, il solco già tracciato dalla lunga e condivisa narrazione del solo il 5 per cento degli italiani ha violato o ignorato le regole di salute collettiva durante i due mesi del lockdown. Solo il 5%! Popolo disciplinatissimo! Si poteva anche conteggiare, senza tema di errore, solo il 5 per cento quelli multati.

I multati frazione dei colti in fallo dalle forze di polizia.

I colti in fallo, i fermati molti, moltissimi di più dei multati. Le infinite e incalcolabili volte in cui l’uomo o la donna in divisa si sono limitati ad un richiamo, ad un invito. 

E i colti in fallo a loro volta frazione di tutti quelli che hanno trasgredito, vissuto e voluto la loro piccola eccezione alle norme, magari…un attimino.

Multati 5 per cento dei controllati, quanto fa sommando i colti in fallo ma non multati e moltiplicando in proporzione i trasgressori da nessuno fermati? Sempre cinque per cento? 

Anche la favola bella del 95% degli italiani cittadini consapevoli e responsabili durante il lockdown fa parte integrante del 6 politico concesso e auto concesso dalla cittadinanza a se stessa.

Così il 6 politico che è il voto del primo giorno in cui i cittadini contano più del governo e delle autorità per essere voto pieno deve non valutare, non considerare, anzi proprio non vedere diverse cosette.

Non vedere i bar (uno su quattro a limitata ma empirica osservazione) che espongono cartello con avvertenza: solo asporto, non si entra, non si consumano bevande e cibi all’interno.

Poi entri, eccome se entri. E ti fanno il caffè, te lo danno al bancone. E al bancone se vuoi ti mangi anche la pizzetta. Il cartello fuori è già al primo giorno solo un omaggio alla burocrazia.

Uno su quattro dei bar prova a fottere gli altri tre  bar. E a fottere il prossimo. Meglio non farci troppo caso, altrimenti il voto all’esame di civiltà…

Esame di civiltà…a Roma è subito rifiorita la doppia fila, la sosta in doppia fila. Anche con meno traffico, la vecchia, cara abitudine di lasciare la macchina in doppia fila.

Perché dal 4 di maggio finalmente a fare la spesa si può tornare ad andarci in macchina, la si lascia davanti al negozio, in doppia fila. Se qualcuno osasse domandare, si dice di aver preso l’auto per andare da un parente…

La doppia fila non è questione di codice della strada, la doppia fila crea sul marciapiede corrispondente un po’ di conseguente addensarsi pedonale, un po’, solo un po’. Un po’ moltiplicato per tutta la città. Ma non si deve essere severi o pignoli, altrimenti il 6 all’esame…

La mascherina che tutti ce l’hanno, ma uno su tre (forse più) quando parla la tira giù. La mascherina che lascia fuori il naso. La mascherina inconsapevole di se stessa?

Il programmare attento e diffuso del viaggetto nella seconda casa a fine settimana, c’è stata grandissima moria di tubi dell’acqua, si sono rotti tutti in tutte le case al mare o in campagna, montagna…

Il vociare assembrati in ogni città di tutti coloro che vogliono riaprire: parrucchieri qua, ristoratori là, palestre e centri sportivi e centri fitness un po’ più in là.

Manifestazioni pubbliche e nervose, tutti garantiscono e giurano di poter lavorare in sicurezza. Nessuno al mondo sa con esattezza e può esattamente definire la sicurezza relativa a questa epidemia, ma loro lo sanno. Vogliono solo riaprire bottega e questo è più che comprensibile.

Del resto importa loro poco o nulla. Ma questo non fa punti all’esame di civiltà, meglio non calcolarlo.

E per non deprimere il 6 politico meglio non vedere i parrucchieri che si sono offerti e sono andati a casa, a casa delle clienti. Meglio tener fuori dai temi di esame queste forme di italico ingegno.

Men che mai valutare i sindacati dei lavoratori della scuola, si stanno ricoprendo di onore e lodi in tema di civismo. Doppi turni a settembre per gli alunni, mattina e pomeriggio?

Prima le assunzioni (e soldi per aumenti). Scuola metà in classe e metà via web? Prima le assunzioni (e soldi per aumenti). Qualcuno non si è tenuto e ha sparato: 12 miliardi, ci servono, dateci 12 miliardi!

E non stiamo lì a guardare quelli che si ammassano alla fermata dei bus, non è colpa loro. E quelli che entrano in due e anche in quattro nel negozio dove si dovrebbe entrare uno per volta, spesso sono solo distratti. 

E ancor men che mai non andare al fondo profondo di alcuni drammatici lamenti di commercianti e lavoratori autonomi. Lo Stato sta garantendo prestiti bancari per loro. E presto arriveranno non solo prestiti (sempre debiti sono) ma anche soldi (pochi o tanti che saranno) a fondo perduto, cioè da non restituire.

Ma il tutto sulla base del fatturato dell’anno scorso. Fatturavi 100, sei rimasto chiuso o inattivo tre mesi, quindi prestiti e soldi a fondo perduto sulla base di un quarto del fatturato dello scorso anno. Tre mesi uguale perdita 25 se anno scorso fatturavi cento.

Ma quel negozio o piccola attività o impresa autonoma ha perso nei tre mesi molto più di 25. Perché, anche se fatturava cento in un anno e 25 in tre mesi, non erano queste le sue vere entrate.

Erano maggiori. E maggiore è quindi la perdita subita stando chiuso e fermo. Mancano ai conti un 120 miliardi circa. Quelli del non  dichiarato, dell’evasione fiscale. Più o meno dieci miliardi al mese.

E ora come si fa a dire: fatturavo 25 ma incassavo 50, quindi ho perdite per 50, non per 25? Meglio non approfondire questa materia d’esame.

Esame di civiltà nei giorni in cui dipende più da noi cittadini che da governi e autorità. Voto: 6 politico. Che è poi la media tra un pieno otto in materia ingegno/arrangio.

E un bel nove in materia: io speriamo che me la cavo. E qualche robusta e radicata insufficienza in altre materie…di cui sopra.

 

 

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