Feltri fa recapitare vino a Fini, peccato che lo spedisce al Senato

Vittorio Feltri

Prosegue la disfida a base di strenne natalizie tra il presidente della Camera, Gianfranco Fini, e il direttore del Giornale, Vittorio Feltri.

La storia sarebbe divertente se a iniziarla non fosse stato un uomo politico che ricopre la terza carica dello Stato, cioè il presidente della Camera. La vicenda ha un altro sottofondo, sempre politico, perché il Giornale h avuto come principale azionista, fin dalla fondazione, Silvio Berlusconi, che lo ha passato al fratello Paolo in tempi recenti per problemi di antitrust. Che il dialogo tra presidente della Camera e direttore preferito del primo ministro si svolga a colpi di sedativi e vino rosso  certo meglio che non a colpi di pistola o di lancio di souvenir, ma è un segno avvilente del livello cui è arrivata la vita politica in Italia.

Intanto Feltri ha risposto al ‘Valium’ inviatogli da Fini con un omaggio enologico che però potrebbe non aver raggiunto il suo destinatario, infatti un comunicato del quotidiano milanese informa che: «Alle 12.30 di oggi il direttore del “Giornale”, Vittorio Feltri, ha fatto recapitare a Palazzo Madama il suo dono di Natale per il presidente della Camera, Gianfranco Fini: «12 bottiglie di prosecco Aneri».

Palazzo Madama però è la sede del Senato della Repubblica e, quindi, se vi fosse stato lo sbaglio di indirizzo le bottiglie sarebbero al momento custodite dal presidente Renato Schifani, che potrebbe forse fare da paciere tra i due.

Gianfranco Fini quando faceva il saluto romano
Gianfranco Fini quando faceva il saluto romano

Nel comunicato del Giornale si sottolinea poi che il dono è costituito da un «prestigioso vino italiano dal sapore ben più gradevole del Valium e anche dell’olio di ricino, del quale in passato Fini è stato grande estimatore».

Certo Feltri non è responsabile dello scambio di palazzo, però un po’ più di accuratezza e di controllo avrebbe risparmiato questo errore, ben poca cosa, si dirà, rispetto alla approssimazione su cui si è basata la campagna contro l’ex direttore dell’Avvenire, quotidiano dei vescovi italiani, che ha poi costretto Feltri a una umiliante ritrattazione per evitare di pagare un consistente risarcimento danni alla sua vittima.

Dove Feltri ha ragione è nel ricordare il passato fascista di Fini, la cui memoria Berlusconi ha contribuito a obliterare e che la sinistra sembra avere messo in soffitta sull’altare della realpolitik che mette al primo posto il “mandare a casa” Berlusconi senza passare per il confronto elettorale.

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