Ferie avvelenate. Il Parlamento chiude, la politica va in vacanza. O almeno dovrebbe, perché le polemiche, le divisioni e i veti incrociati non finiscono mai. Nemmeno in agosto, il mese del riposo.
Così, invece di programmare un futuro meno incerto e più concreto, maggioranza e opposizione continuano a darsele di santa ragione. Ogni argomento, qualsiasi esso sia, è buono per innescare la “battaglia”e colpire al cuore l’avversario. Ecco allora tornare alla ribalta (si fa per dire) il salario minimo, il reddito di cittadinanza, la riforma fiscale, l’utero in affitto, l’arrivo dei migranti, i soldi dell’Europa, gli stipendi per i più raccomandati.
Una confusione che non fa bene alla politica, ma soprattutto al Paese che avrebbe bisogno di una maggiore unità per varare quei provvedimenti necessari per un salto di qualità. Si deve dire che non solo non c’è amalgama fra la destra e la sinistra (legittimo il divario), ma anche all’interno di uno stesso partito si litiga per ottenere un po’ di pubblicità ed un titolo sui giornali.
Nel Pd, l’aria che si respira non è delle migliori. Il partito è diviso in mille correnti e la segretaria è in affanno nel tentativo di placare gli animi. Ogni giorno, nasce una novità: l’ultima in ordine di tempo ha per protagonista Enrico Letta che ha creato un suo gruppo (definiamolo corrente) che verrà presentato ufficialmente a settembre. Pro o contro Elly Schlein? Per il momento l’interrogativo non ha una risposta, ma comunque non è un buon viatico per il numero uno di via del Nazareno. Letta vuol forse dimostrare che tutte le colpe che gli vennero attribuite non avevano fondamento o che altro?
E tra le forze che governano? Anche qui, la situazione non è rosea: Fratelli d’Italia e Lega non hanno un minimo comune multiplo che valga su tutti i fronti. Pure Forza Italia, talvolta, vuol dire la sua e prende le distanze dall’uno o dall’altro degli alleati. Ma la Meloni fa spallucce (o almeno così pare) e tira dritto per la sua strada. Quale? Lo riassume nell’ultimo libro uscito di recente che ha per titolo: “I dieci anni di Giorgia”. Quasi a voler dire agli avversari: “Polemizzate e attaccate pure l’esecutivo, tanto noi governeremo non per una, ma per due legislature”. Al di là dell’ottimismo del presidente del Consiglio, i grattacapi per lei non sono pochi e alla ripresa dei lavori saranno diversi i nodi da sciogliere.
Certo, se i suoi più stretti collaboratori fossero un pochino più attenti e diplomatici, forse Giorgia Meloni potrebbe dormire sonni più tranquilli, però non è così e allora non resta che rimboccarsi le maniche e mediare. Come ha fatto con quanto ha detto (a titolo personale) il responsabile della comunicazione alla Regione Lazio, Marcello De Angelis, che non è affatto in sintonia con gli avversari a proposito della “strage neofascista”alla stazione di Bologna 40 anni fa.
Se a tutto ciò si aggiunge l’eterno dissidio fra Matteo Renzi e Carlo Calenda, il panorama è completo. C’è chi parla di comiche, chi, al contrario ritiene che sia solo una guerra per accaparrarsi per intero il terzo polo. Così, questa unione non regge e fa acqua da tutte le parti.
Anche il sindacato si fa sentire per non essere da meno. Maurizio Landini, il segretario della Cgil, ha annunciato che il 7 di ottobre, i suoi iscritti aderiranno ad uno sciopero generale. Per quale ragione? “Contro la manovra”, è la risposta. Ma se, per ora, non se ne conoscono nemmeno i contenuti? Non fa nulla, l’importante è fare udire la propria voce, il resto verrà da sé.
Insomma, come è chiaro, nessuno vuole rimanere a digiuno e finire nell’oblio. Questo, in politica, è un principio sacrosanto. Neppure Stefano Bonaccini che alle primarie del Pd, fu clamorosamente sconfitto dalla Schlein, rimane in silenzio. Come vice presidente di quel gruppo che dovrebbe risanare la situazione nelle zone alluvionate (prima fa tutte l’Emilia Romagna) protesta perché non sono arrivati i soldi promessi dal governo, ma da Palazzo Chigi lo zittiscono dimostrando che gli aiuti sono arrivati
Dunque, a settembre si ricomincia, ma con quali prospettive? Si continuerà a litigare per mettere in primo piano la propria bandierina o finalmente la politica cambierà rotta per dare al Paese quel futuro che gli italiani meritano?