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Feste, cenoni, movida, calcetto…resisteremo all’immane fatica di 30 giorni senza?

Feste, cene, movida, aperitivi di massa, birrette in gruppi e grupponi, partitelle su campi e campetti…resisteremo all’immane fatica di 30 giorni senza?

Feste, movida, calcetto: una rinuncia che a molti appare come un flagello.

ARTICOLO UNO: COME MI INFILO NEL DECRETO?

Da stamane, primo giorno del Decreto che per 30 giorni 30 mette limiti al divertirsi in gruppo, ferve l’attività per infilarsi nel Decreto, scovarne una piega non piegata, aggirarlo. Da stamane la chat del gruppo di calciotto di cui faccio parte è bollente. Ognuno (quasi) si ingegna a sostenere che il gruppo lo si può far passare per associazione sportiva (il Decreto consente alle società sportive di continuare l’attività). Magicamente si sorvola sul fatto che essere società sportiva comporta protocollo da osservare, magari tamponi da effettuare, garanzie e controlli sanitari. Si sorvola, si dribbla. L’articolo uno della costituzione materiale di una, cento, centomila chat è: eludere, aggirare il divieto.

Che è poi come decidere se prendere il mare o no non in base alle onde o al vento ma in base al fatto se la Guardia Costiera ti guarda o no mentre salpi. Sono tanti, tantissimi coloro che non riescono a percepire la pericolosità del giocarsi e respirarsi addosso. Sono in tantissimi a vivere il divieto di giocare come una privazione e non una precauzione. Ed è prorompente l’istinto italico (sociale e non etnico) a cercare l’inghippo, l’eccezione, l’inganno alla regola.

LA REGOLA IL NEMICO, NON IL CONTAGIO

Dal fronte delle discoteche (leggi La Stampa) arriva la notizia che nei locali dove è vietato e pericoloso ballare della cosa si occupano gestori e addetti alla sicurezza. Infatti sono attentissimi e feroci nell’applicare il divieto…di fare foto e filmati e video. Infatti a notte si spostano i tavoli nei locali dove ufficialmente non si balla più e solo si consuma ai suddetti tavoli. Si spostano i tavoli e si balla. Ma che nessuno filmi o posti, altrimenti arrivano le guardie.

Dal fronte di bar e pub arriva l’insostenibilità delle regole. Regole insostenibili quelle per cui fuori da bar e pub non si deve stare ammassati e ravvicinati mentre si beve in strada, non si può fare mucchio che si alita e respira addosso. Per gestori di bar e pub è pur sempre mucchio di clienti che, col divieto  dichiarato insostenibile, verranno dispersi. Sostenibile appare invece il mucchio crescente di contagi, almeno se hai un bar o un pub.

IN CASA, ADDIRITTURA IN CASA…

Una intera umanità dolente, a partire dal cuore della società: le famiglie. Famiglie se non a lutto quasi che devono celebrare alla grande un compleanno, un battesimo, un matrimonio, una cresima. Come potranno sopportare il supplizio di non avere cento, duecento, trecento invitati? Come potranno reggere all’umiliazione imposta di una mini celebrazione?

E in casa, addirittura in casa…come si controlla la regola del non mettere intorno allo stesso tavolo più delle persone che in quella casa convivono? Si erge potente la frase: io a casa mia faccio come voglio. Infatti dovrebbero essere le famiglie a voler evitare le cene di gruppo, dovrebbero farlo per sicurezza e salute. Dovrebbero farlo da sole, non c’è vigile urbano che possa loro imporlo. Ce la faranno a reggere questo salasso di socialità per addirittura 30 giorni filati come da Decreto?

FESTE, MOVIDA, CALCETTO. GRAN MUGUGNO MA NON ERAVAMO STATI ECCEZIONALI?

Gran mugugno per il Decreto che amputa per 30 giorni le nostre varie forme di divertimento e svago e socialità. Gran mugugno in forma di scappatoia subito cercata, attestati di impossibilità a rispettare le regole, diffusa e aperta ostilità all’idea stessa di regola. C’è qualcosa che non torna: non eravamo stati in inverno e primavera un popolo eccezionale nella responsabilità civica mostrata?

Se davvero siamo stati eccezionalmente responsabili e consapevoli da marzo a giugno, poi da luglio a settembre è stato un altro popolo invasore a bandire mascherine, regole, distanziamenti e a cullare e allevare contagio per tutta l’estate? E il popolo che adesso mugugna, evade, elude se può è il figlio del popolo invasore? Trenta giorni, fossero anche 60 o 90, un popolo che avesse compreso quel che sta vivendo…dovrebbe capirlo. Capire, vasto programma.

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