Festival della Scienza di Genova. Intervista a Manuela Arata

Festival della Scienza (foto LaPresse)

GENOVA – Il 5 ottobre è entrato in vigore il Decreto Legge 162/2011 che regola l’implemento nel nostro Paese della parte più critica della nuova tecnologia CCS (CO2 Capture & Storage), che ci permetterà di arrivare, a grandi falcate, alla produzione elettrica da idrocarburi a zero-emissioni. L’Italia è il secondo paese in Europa ad essersi allineato alla  Direttiva Europea 31/2009.

La tecnologia CCS ci consentirà a breve di avvicinare molto questo target. D’altra parte la tecnologia CCS sarà applicabile operativamente e con differenti tipi di stoccaggio di anidride carbonica nel sottosuolo, regolato da questa nuova legge aperta a tutti gli operatori grandi e piccoli del settore, non solo per le loro centrali elettriche emissive (carbone e gas naturale), ma anche per raffinerie, cementifici, acciaierie ed altri impianti.

Così l’Italia, dopo aver già bocciato il nucleare con il referendum di giugno, ha fatto un ulteriore passo verso una nuova rivoluzione ambientale. Purtroppo le statistiche dell’Eurobarometro 2011 hanno messo in evidenza come i media non abbiano approfondito e spiegato l’argomento alla popolazione italiana: solo il 5 % della popolazione è informato, a grandi linee, sulla tecnologia CCS.

Dato preoccupante visto che la IEA (International Energy Agency) ha considerato il Carbon Capture and Storage al secondo posto di importanza per l’abbattimento dei gas serra a parità di energia erogata, prima ancora di rinnovabili e nucleare. Ed allora ben vengano iniziative come quella del Festival della Scienza di Genova, in programma tra il 21 ottobre e il 2 novembre, e giunto quest’anno alla nona edizione.

L’ultimo consesso internazionale in cui si era parlato di CCS era stato quello del 4 ottobre a Bruxelles alla Piattaforma Europea Zero Emissions, Fossil Fuels Power Plants. In quella occasione noi addetti ai lavori eravamo venuti a sapere del boicottaggio dello stoccaggio di CO2 entroterra da parte di Austria e Germania, forse più a favore di altre tecnologie come il nucleare e le rinnovabili.

Iniziative italiane come l’ “Osservatorio CCS”, con sede alla “Fondazione Sviluppo Sostenibile, e ha permesso con anticipo su tutti gli altri paesi europei, la firma presidenziale di questo importante Decreto Legge 162.

Sabato 22 ottobre si è tenuta, nel contesto del Festival della Scienza, la conferenza pubblica INGV sulla tecnologia CCS sullo sfondo della mostra permanente INGV dal titolo “Quanto è profondo il mare”. I cittadini coinvolti nell’evento hanno fatto molte domande sul CCS e inoltre si è stabilito un dialogo tra stakeholders e gli scienziati dell’INGV addetti al settore.

Per capire ancora meglio cosa sia il Festival della Scienza di Genova, ecco l’intervista alla Presidente Manuela Arata.

 – Questa è la nona edizione del Festival della Scienza, una tua creatura. Come è nato il progetto?

“Non è solo una creatura mia, quando Vittorio Boe è venuto dal Sindaco di Genova, nel 2004, dicendo facciamo una “Settimana di letture Scientifiche”, l’ha mandato da me, io dissi NO, facciamo il Festival della Scienza, che io proponevo da alcuni anni, perché avevamo fatto una mostra “Impara Giocando”, che aveva avuto un successo e pubblico straordinario ed io quindi ho immaginato che la formula avrebbe funzionato”.

 – Come è cambiato in questi nove anni il rapporto tra pubblico e scienza ?

“Credo che sia stato un po’ rivoluzionario il nostro festival, perché la Scienza era vista come esoterica. Noi abbiamo dato la possibilità di toccarla. Abbiamo raccontato la scienza che c’è dietro la nostra vita e mi sembra che ci sia un innamoramento”.

 – Come è cambiato il rapporto con le autorità locali per quanto riguarda la disponibilità delle infrastrutture?

“Il Festival sicuramente è diventato uno degli eventi più importanti, quindi la città lo riconosce. Non siamo però ancora riusciti a ottenere dai genovesi  gli spazi gratis”.

 – Quale è stata l’idea più pazza, in termini di architettura dello stand, che avete mai approntato in questi 9 anni?

“Sicuramente quello storico stand che era stato montato qui al Porto Antico, con cui abbiamo fatto volare l’allora il Ministro della Ricerca …era un grande soffione, ti dovevi mettere la tuta e facevi Superman”.

 – Si può dire il nome di questo ministro?

“Sì, sì. Era il Ministro Mussi”.

 – Uno scienziato che avete provato ad invitare e non è mai venuto?

“Vorrei che venisse David Deutsch, che è un grande esperto di ottica quantistica; mi interessa molto lui, dicono che sia una persona di grande fascino intellettuale”.

– Quali sono le novità di quest’anno?

“Quest’anno la cosa interessante che festeggiando i 150 anni dell’ Unità d’Italia, con il CNR siamo riusciti a mobilitare cinque città, abbiamo fatto iniziative dappertutto, celebrando le eccellenze, e adesso queste mostre che vengono da Pisa, Firenze, Napoli, Bari, Bologna confluiscono tutte qui e così abbiamo fatto l’Unità di Italia con la scienza”.

– La comunicazione della scienza è di destra o di sinistra? Come chiese Anthony Giddens nel suo libro del 1994 esiste ancora una destra ed una sinistra?

“Non lo so, sicuramente la Scienza affronta temi di interesse generale ed in questo caso è “sociale”, però mi viene da pensare che, per esempio, nel sistema anglosassone, le corporations quindi gli interessi mirati, hanno molto sostenuto l’evoluzione scientifica per settori. Sicuramente una buona Scienza ha una solida base democratica. Quindi forse un atteggiamento “socialista” è più generoso, più adatto alla scienza, ma non credo sinceramente che si possa più dare, anche fuori dalla scienza, una targa di destra o sinistra”.

– Genova è accogliente e, durante il festival capita spesso chele antiche case nobili la sera ospitino scienziati, economisti ed artisti a cena come in una sorta di neo-mecenatismo illuminato. Le viene in mente qualche episodio particolare?

“Intanto questa è una tradizione antichissima genovese, è la tradizione dei “rolli”: il Doge aveva un rotolo, il “rollo”, con l’elenco dei palazzi, classificati a stelle, come gli alberghi. Siccome Genova era la città dei banchieri nel Rinascimento, quando arrivavano il Re, i grandi possidenti, il doge decideva quale famiglia dovesse ospitarli. Noi abbiamo ripercorso questa tradizione, sono molto orgogliosa che la famosa “tirchieria” genovese sia smentita da questa grande generosità, che è anche un momento di incontro tra i nostri ospiti di un interesse straordinario. Ieri sera c’erano un fisico, l’ingegnere indiano, l’economista, dei musicisti questa gente si parla e questo costituisce un crogiuolo di nuove idee veramente straordinario, quindi grazie alle signore, che essendo mogli di potenti hanno anche annullato l’ “effetto veto” che a Genova è piuttosto noto”.

 – Una sfida per il futuro?

“La mia sfida è che questo non rimanga solo un evento, ma che diventi un vero e proprio “sistema”. Noi abbiamo lavorato per creare un ambiente favorevole alla innovazione, per far capire che la famosa economia basata sulla conoscenza non è un sogno ma una cosa realizzabile. Stiamo facendo crescere i giovani per realizzare questa innovazione. Il mio sogno è una Genova un po’ alla San Francisco che porti la fantasia, l’intelligenza e la cultura al potere e vediamo se così si gestisce meglio la Cosa Comune”.

Gestione cookie