Il Governo ipotizza un superprelievo (sugli stipendi e sulle pensioni) che scatti solo sopra una certa fascia di reddito. Illuminante è il confronto alla Camera tra il deputato del Pd Andrea Giorgis e Carlo dell’Aringa (sottosegretario al Lavoro e alle Politiche sociali).
La Corte costituzionale, con la sentenza n. 211 del 2 luglio 1997, ha sancito il divieto di imporre tagli agli assegni di chi è già in pensione. Come dire che non si possono cambiare oggi le vecchie regole in base alle quali le pensioni in essere sono state calcolate. Non si può tornare al regime di Salò.
Solo la Repubblica di Salò ha varato una legge retroattiva, nota come “legge della vendetta”, per punire con la fucilazione i gerarchi che avevano “tradito l’idea e il duce” nella seduta del Gran consiglio del fascismo del 25 luglio 1943. Oggi, anno 2013, vogliamo tornare a Salò?.
Carlo Dell’Aringa sembra però intenzionato al tuffo nel passato ha detto che dopo il no della Corte costituzionale al contributo di solidarietà sulle pensioni superiori a 90 mila euro il Governo cercherà nuove strade per soddisfare ‘le esigenze di creare più uguaglianza nel Paese’.
A stimolarlo l’interpellanza di Andrea Giorgis. Dell’Aringa ha illustrato la ricetta per incidere sulla sperequazione della spesa previdenziale. Introdurre una super-aliquota che scatti solo sopra una certa fascia di reddito o ampliare il meccanismo oggi in vigore per i redditi sopra i 300 mila euro, che non è una super-aliquota perché il 3% aggiuntivo chiesto dal fisco è deducibile dall’imponibile e quindi viene ‘scontato’ del 43%, cioè dell’aliquota che si applica alla fascia di reddito più alta.
Ma, come riportato sopra, la Consulta ha già sentenziato in materia e sancito il divieto di imporre tagli agli assegni di chi è già in pensione. Come dire che non si possono cambiare oggi le vecchie regole in base alle quali le pensioni in essere sono state calcolate. Il Parlamento può dettare regole per il futuro, ma le nuove leggi non hanno valore retroattivo.
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