Calcio, Genova paradosso: Gasperini via, Montella invece…

Calcio, Genova paradosso: Gasperini via, Montella invece...
Calcio, Genova paradosso: Gasperini via, Montella invece…

GENOVA – A volte il calcio si rovescia e in un clima incomprensibile maturano scelte opposte a quelle della logica, anche di quella convulsa di questo mondo. Nella stessa città, Genova, nella quale resistono ancora ben due squadre di calcio in serie A, l’allenatore della prima, lo storico Genoa Cricket Football Club, il più antico d’Italia, Giampiero Gasperini viene licenziato dal presidente Preziosi, dopo un campionato più che positivo, per motivi assolutamente incomprensibili, mentre la Uc Sampdoria, l’altra società genovese, conferma in panchina Vincenzo Montella, dopo un campionato fallimentare e una salvezza raggiunta solo grazie ai punti conquistati prima del suo arrivo da Walter Zenga, il primo allenatore della stagione.

Non c’è logica nel benservito a Gasperini, piemontese di ferro, nato a Grugliasco, l’allenatore che ha fatto le fortune del Genoa a partire dal 2007, con una interruzione di qualche anno e un ritorno trionfale tre anni fa. La sua adesione alla società e alla squadra e ai tifosi era tale che era stato coniato per lui il termine Gasperson, mutuando il nome del leggendario mister Ferguson, l’allenatore-manager per quasi un trentennio del Manchester United, la grande squadra del campionato inglese.

Un anno fa Gasperini aveva portato il Genoa al sesto posto in campionato, meritandosi la partecipazione alla Coppa Uefa, alla quale non si era potuta iscrivere per le irregolarità di bilancio, lasciando il suo posto alla Sampdoria, con grande scorno dei tifosi. Da anni questo allenatore, tipico piemontese metodico, lavoratore e tattico di gran classe, è riuscito a costruire squadre molto competitive, capaci di un gioco intenso e divertente, malgrado la sua dirigenza gli smontasse due volte all’anno il giocattolo, vendendo i migliori, dal leggendario Diego Milito, l’argentino che fece fare il Triplete all’Inter di Moratti, a Diego Perotti, l’altro argentino, diventato oggi l’astro della Roma e passando attraverso decine di giocatori che hanno fatto la fortuna di molte squadre italiane e straniere di alta classifica.

Questa capacità di mettere insieme squadre dal bel gioco, di ricostruire giocatori arrivati con le staampelle o inattivi da anni, trasformandoli in pezzi pregiati del mercato o di far rendere al massimo chi prima non esisteva, invece di valorizzare al massimo il trainer ha finito con ritorgliersi contro.

Malgrado le plusvalenze fatte incassare incessantemente al suo presidente Enrico Preziosi, il joker, padrone sempre più in minoranza della Giochi Preziosi, Gasperini sta per essere licenziato in tronco, caricando sul bilancio del Genoa futuro anche il suo ingaggio dei prossimi due anni (quasi due milioni all’anno a stagione), se non troverà una squadra da allenare, ipotesi realistica visto il suo successo.

Tutto ciò appare incomprensibile, a meno che non si ricerchi la ragione nei rapporti interni alla squadra e alla società rossoblù, dalla quale Preziosi è stata molto assente negli ultimi mesi perché doveva fronteggiare sia la contestazione dei tifosi alle sue smobilitazioni permanenti della squadra sia le emergenze del suo gruppo dei Giochi Preziosi, in grande difficoltà dopo i successi degli anni Novanta e Duemila sui mercati del mondo.

Spesso “Gasperson” si è trovato da solo a ricostruire la squadra in una società dove lo staff dirigenziale, a partire dall’amministratore delegato Alessandro Zarbano, ex dirigente della Giochi Preziosi, era latitante o troppo preso a turare i buchi di bilancio. Nel Genoa per anni si sono avvicendati fantomatici vice presidenti senza ruolo, direttori sportivi sulla carta e quasi mai sul campo, fino a Sergio Sogliano, l’ultimo, probabilmente destinato a lasciare contemporaneamente con Gasperini. Per anni sono comparsi fantomatici acquirenti, cinesi come il misterioso mister Lee o come Giovanni Calabrò, un abile faccendiere molto publicizzato a Genova anche da leader politici come il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti.

Passando di festa in festa dei tifosi, che ora sono tutti schierati dalla sua parte, dopo una mini contestazione a metà campionato, Gasperini sta per arrivare al suo passo d’addio in un clima un po’ surreale. Preziosi, dopo mesi e mesi di assenza, è ricomparso allo stadio nell’ultima partita casalinga, quella con l’Atalanta ed ha assistito dalla tribuna alla festa finale di una squadra che, smontata tra l’estate e gennaio di tutti i suoi gioielli, si è salvata con onore, facendo vedere come si gioca a pallone anche alle “grandi” del calcio italiano. Il colloquio finale tra il presidente licenziante e l’allenatore che si deve sentir dire “vattene”, viene rinviato di settimana in settimana, mentre i tifosi continuano a festeggiare Gasperini dove possono.

Sono in grande maggioranza dalla sua parte, anche se non dimenticano che Preziosi, presidente umorale e dal carattere complicato, sta garantendo il decimo campionato consecutivo in serie A per il Genoa, qualcosa di mai visto nel Dopoguerra. Il designato successore di Gasperini sarebbe un suo “figlio”, un giocatore del gruppo iniziale del trainer torinese, Ivan Juric, croato diventato oggi una superstar per avere portato in serie A il Crotone e la Calabria in un colpo solo.

Così l’uscita di scena di Gasperson si colorerebbe di una aspetto quasi di “discendenza” filiale che, però, non attutisce la violenza dello strappo giudicato irrazionale.

Sull’ altra sponda calcistica della città la Sampdoria vive convulsioni assolutamente diverse e opposte nella vicenda allenatore. Massimo Ferrero, “Er Viperetta”, il presidente reso celebre dalle imitazioni di Maurizio Crozza in tv, fino a qualche tempo fa una vera “maschera” istrionica accettata perchè la sua Samp aveva giocato bene il primo campionato della sua improvvisa comparsa sulla scena genovese e ora prevalentemente irrisa dai tifosi, ha deciso di confermare l’allenatore Vincenzo Montella.

L’ok all’allenatore-aeroplanino, arrivato a Genova per sostituire Walter Zenga, è arrivato dopo una conclusione fallimentare di un campionato molto modesto. La Samp, che era abituata a primeggiare nella sfida cittadina con il Genoa, sta dietro da due anni e si è salvata dalla serie B veramente per un pelo, anche se i punti decisivi non sono arrivati all’ultimo secondo, dopo avere disputato partite considerate dai supporter una vergogna. In primis il fatidico derby con il Genoa perso 3-0 senza praticamente giocare. Per i tifosi questa è stata una ferita sanguinosa.

Montella, allenatore giovane e molto lanciato per il bel gioco che aveva costruito con la Fiorentina dei Della Valle, a Genova è stato un patatrac completo. Non è mai riuscito a dare un’identità alla squadra, non ha fatto palpitare nulla, assecondando con le prestazioni tecniche il declino violento di immagine di “Viperetta”. In una ridda di voci societarie difficili da interpretare la Samp affronta un futuro con un buco nero in mezzo.

Passata dalla potente famiglia dei Garrone, ex petrolieri al “cinematografaro” Ferrero con un’operazione nella quale i venditori hanno continuato a pagare e garantire corpose fideiussioni bancarie, la Sampdoria ha visto rompere l’incantesimo della sua ineccepibile storia di proprietà solide, serie, di grande stile: dagli armatori Ravano, ai Lolli Ghetti, al mitico Paolo Mantovani dello scudetto di 25 anni fa, ai Garrone stessi.

Oggi Ferrero con i suoi exploit televisivi, la bandiera societaria come una tovaglietta sulla testa, i suoi “non sense” dialettici, cela una prospettiva finanziaria incomprensibile. Ma conferma Montella, garantendo almeno una continuità tecnica. Sulle altre continuità non è dato sapere, scaduta la “protezione” dei Garrone, incerto l’arrivo di Gabriele Volpi, il potente tycoon settantenne di Recco, che gha fatto le sue fortune in Nigeria con le infrastrutture e lo sfruttamento del petrolio, che è padrone della Pro Recco e dello Spezia calcio, in corsa per conquistare la serie A.

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