Burlando, il presidente che si rottama: “Non mi ricandido in Liguria”

Claudio Burlando

GENOVA – Sarà stato perché Matteo Renzi era appena sbarcato nella “sua” Liguria a Savona, sarà perchè quella parte della Riviera di Ponente, in età matura, lui ha incominciato ad amarla più dello sprofondo decadente genovese, sarà perché la sua incessante azione politica vive da decenni di esplosioni e poi di eclissi, fatto sta che Burlando Claudio, 57 anni, presidente della Regione Liguria da sette anni, ex sindaco, ministro, segretario del Pci, ex dalemiano di ferro, è entrato a piedi uniti in un dibattito politico dal quale si assentava volentieri: e ha annunciato che lui è pronto a rottamarsi, che non vuole più candidarsi ad essere il presidente dei liguri nella prossima tornata, che, attenzione, è distante ancora tre anni.

Il grande annuncio, che rompe un silenzio sul partito Pd del suo maggiore azionista ligure e genovese da lustri interi, è avvenuto nientepopodimenoche alla Festa dell’Unità, meglio detta Festa Democratica, quel rimasuglio di grande kermesse post Pci, post Pds, post tutto, dove era assente da anni e anni.

Burlando, un ingegnere in aspettativa da decenni presso la Elsag, enfant prodige del Pci duro e puro della Genova operaia e portuale (suo padre Carlo era un camallo) e poi di seguito uomo potente dalle grandi salite e poi dalle vertiginose discese nell’agone politico, è di fatto il leader politico più potente della Liguria decadente di questi tempi.

Governa dal 2005 la Regione con uno slogan tutto un programma: “Difendiamo la Liguria dove è come è”, che poteva essere interpretato: non muoviamoci, lasciamo tutto come è, che questa terra ha in sé le carte per progredire da sola. Altro che il grande storico francese Fernand Braudel, appassionato di Genova e Liguria, il quale aveva indicato nel mare e nello sviluppo dei grandi traffici l’estensione della Liguria in ogni direzione.

Dopo la caduta di Claudio Scajola, al quale lo legava un asse molto pragmatico, è rimasto solo lui a rappresentare la Liguria fuori dai suoi confini, considerata la scarsa personalità dei parlamentari eletti nei diversi schieramenti e la difficoltà dei sindaci di Genova, Savona, Imperia e Spezia a farsi un’immagine decente a Roma.

Qualche chance in più in questo senso un tempo l’aveva il primo cittadino di Portofino, ma anche quella moda è passata…..

Genova resta quel posto lassù, verso la Francia e la Corsica, appunto near Portofino, come denunciava già negli anni Settanta il fiscalista genovese Victor Uckmar, per sottolineare l’inconoscibilità genovese nel mondo, “con il mare che si muove sempre e non sta mai fermo”, delle canzoni di Paolo Conte e delle delusioni di tanti.

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