GENOVA – Vista da quassù, centocinquanta metri sopra il livello del mare e del porto di Prà-Voltri, sembra impossibile che il cadavere incassonato, trainato, superprotetto della Concordia, lungo i suoi 295 metri, largo 70, possa essere ricevuto da quelle banchine.
Eccolo sotto i nostri occhi il molo di Levante del porto satellite, dove la grande nave ferita, che è ancora una nave secondo il diritto marittimo, sarà sistemata per essere demolita. Oggi, in un livido pomeriggio di luglio, cielo grigio, bonaccia secca, l’arco ligure con i colori di novembre, al suo posto ci sono due grandi portacontainer cinesi della Cosco che scaricano pile di container.
La banchina, dove i fremiti del grande arrivo, vissuto come un Evento, mentre è anche l’epilogo di un immane disastro marittimo, il più grande che si ricordi in termini di dimensioni, fanno già vibrare gru e tir in movimento continuo, sembra un formicaio.
Dove troveranno posto i pezzi della Concordia smontati da un altro formicaio, quello dei demolitori, dell’esercito di tecnici, saldatori, camalli che stanno per affrontare un compito mai visto?
Il molo di Levante apre la sua bocca verso il mare di Voltri, verso Arenzano, verso il Ponente Ligure e da questa specie di grande terrazza sopra Prà, ai piedi di un quartiere popolare dal nome polemico, “Lavatrici”, con le strade intitolate a poeti come Quasimodo, scrittori come Elio Vittorini, puoi immaginare facilmente la rotta del corteo funebre in arrivo e in attracco.
Daniele Intelisano, capo del Compartimento marittimo ligure, che prenderà in consegna la Concordia dal corteo funebre, enterà in azione quando il convoglio con la sua zona franca intorno sarà a tre miglia dai moli. Il rendez vous è previsto per le dodici di domenica, se la navigazione non avrà intoppi, leggermente a Ponente rispetto a dove osserviamo la scena madre del futuro arrivo, un po’ al largo della diga aeroportuale.
Gli aerei in decollo dal “Cristoforo Colombo” si impennano proprio tra la pista e la diga che chiude il molo di Levante di Prà-Voltri. C’è una strana febbre di attesa in questo pomeriggio tra le banchine e le colline di questa delegazione all’estrema periferia genovese.
Ora che la Concordia è partita e il “miracolo” del suo traino si è materializzato, è come se fosse scattato qualche cosa in questa parte di città dove il mare è stato espropriato, dove le banchine portuali e aereoportuali e le grandi fabbriche genovesi hanno riempito le onde e le spiaggie. Quel mare grigio di luglio è tornato protagonista in questo modo imprevedibile della più grande nave mai costruita che qui deve essere smontata.
E allora eccolo l’altro formicolio dei preparativi che dall’alto e dal basso puoi calcolare. Le troupe televisive di mezzo mondo sono già qua a cercare il miglior piazzamento per trasmettere l’immagine clou che da qua sopra noi già ci prefiguriamo. È vero: sono state offerte cifre vicino a duemila euro per noleggiare i poggioli e i terrazzi dai quali si riesce a vedere “quel mare” allontanato dalle case.
E quassù, in mezzo alle “Lavatrici”, i pensionati appostati sulle ringhiere, ex lavoratori delle fabbriche e dei cantieri come Italsider, Ansaldo, Fincantieri, commentano ironici questo improvviso mercato, che piove dal cielo. Ma molti hanno rifiutato di offrire i loro poggioli ai cameramen, quasi in un rigurgito di orgoglio per quanto gli è stato tolto del loro mare. Sono poggioli al sesto, settimo piano di case molto popolari, discusse da grandi urbanisti e architetti per la loro costruzione anni Sessanta-Settanta ardita, che fa a pugni con lo stile della costa ligure.
“Non hanno accettato”, ti dicono sbrigativamente dalla collina che offre la migliore visuale dei moli e delle banchine, dove la “Concordia” verrà a piazzarsi almeno per un anno. “ E qui su questa strada domenica sarà un inferno, si picchieranno per avere la posizione migliore”, ridacchiano.
Sotto, tra Pegli, la ex delegazione elegante e un po’ snob del Ponente genovese, oggi accecata da un altro porto, quello dei petroli, fino a Arenzano, santuario meta da tutta Europa dei devoti del Bambino di Praga e località turistica già fuori dalla grande Genova, non c’è un posto libero in albergo.
Lo storico hotel Mediterranee di Pegli non viveva fasti simili da decenni, l’albergo Puppo, dove la squadra del Genoa ospita le sue formazioni giovanili, non ha una camera libera. Effetto Concordia o stagione in qualche modo balneare, anche in questa parte così matrigna per spiegge, bagni e ombrelloni, della Liguria? Sicuramente è l’effetto Concordia che ha provocato il tutto esaurito.
I pensionati sulla collina e di sotto nel cuore della delegazione che produce il basilico per il pesto dop migliore al mondo nelle sue serre esclusive non sanno bene come commentare il grande arrivo, combattuti tra il mugugno genovese, l’understatement che porta a prendere le distanze da tutto e la soddisfazione per il lavoro che la demolizione della Concordia comporterà, impegnando uomini, attrezzature e aziende per un paio di anni.
E allora si può riguardare ancora dall’alto la scena dell’arrivo, che gli uomini della società san Giorgio-Saipem, acquirente della nave dalla Costa Carnival per demolirla e quelli dell’Autorità portuale stanno preparando al dettaglio. Ecco laggiù l’angolo di Levante della banchina di Prà, in faccia al Lido di pegli, dove Concordia sarà assicurata con tredici paia di bitte e da una decina di distanziatori da molo, i parabordi delle piccole imbarcazioni.
Si vedono le scintille dei saldatori che stanno dando gli ultimi colpi all’attrezzatura di ancoraggio, che sarà essenziale. Negli ultimi giorni su Genova ha soffiato rabbioso il temuto vento di Libeccio, che colpirebbe la nave anche dentro le banchine e si aspetta il maestrale che arriva da Ponente e spazza come la carta vetro il mare ligure, infilandosi anche meglio dall’imboccatura del porto. Per non parlare dello scirocco che sbatte ovunque.
I marinai genovesi scuotono la testa anche su questa terrazza affacciata sulla banchina “fatale”: per loro l’offesa più grande è stata il disastro colpevole dell Concordia. Non c’è manovra perfetta di galleggiamento, trasporto “funebre”, attracco a Genova senza intoppi che possa cancellare quella vergogna.
I commenti sono chiusi.