GENOVA – La banca è circondata. Le teste cadono. C’è stato un golpe e poi un controgolpe, come se fossimo in qualche Repubblica delle banane o a Asuncion del Paraguay ai tempi del generale Stroessner.
Invece siamo a Genova, che le banche le ha inventate e che ora guarda alla Carige e alla sua Fondazione, azionista di maggioranza con il 47 per cento, come se fosse crollata la Lanterna e non il grattacielo di 14 piani nel quale ci sono gli uffici del sesto istituto di credito italiano per patrimonializzazione.
Il doge di Carige, Giovanni Berneschi, il past presidente appena stangato, lavora ai suoi fascicoli in una stanza secondaria del palazzo che era il suo regno, dimissionario da venti giorni e sostituito dal principe Cesare Castelbarco Albani, che siede, profumato e azzimato al suo posto nella stanza principale del quattordicesimo piano, dal quale si governava non solo la banca ma in parte anche la città di Genova e la Liguria intera, da dove si irradiava la luce dei soldi da elargire, altro che la Lanterna.
Il presidente della Fondazione, il cavaliere Flavio Repetto, re dei dolci Elah, Novi, Dufour, che tanto amaro come in questi mesi non lo aveva mai assaggiato, ha forse i giorni e le ore contate, dopo che diciassette membri del suo consiglio di indirizzo hanno chiesto la sua revoca quindici giorni dopo la caduta del doge Berneschi.
Ecco il controgolpe al golpe, che era scattato nel cuore dell’estate con le dimissioni a raffica nel cda della banca, “armato” dalle relazione degli ispettori della Banca d’Italia, che avevano chiesto la destituzione del vertice con accuse di una pesantezza inusuale. Sotto attacco Berneschi e ora è sotto attacco il cavalier Repetto. Chi ha armato la mano dei golpisti e dei controgolpisti? Prima Repetto contro Berneschi e oggi Berneschi contro Repetto?
La Banca trema dalle fondamenta e non solo dal suo quattordicesimo piano. La Fondazione, che ha i suoi nobili uffici nel caruggio ai piedi di quel grattacielo, vacilla quando pensava di avere in mano le carte per governare il cambiamento: il nuovo presidente Catelbarco e il suo vice l’ex presidente della Provincia Alessandro Repetto, scelti in casa proprio da Repetto.
Le scosse del terremoto sono tanto forti che anche la politica della città ha incominciato ad allarmarsi e ha finalmente fatto quello che a Genova in dialetti si chiama resattu, un balzo. Il presidente della Regione, Claudio Burlando, ha convocato una assolutamente inedita riunione degli enti locali che decidono le nomine dei consiglieri della Fondazione, per cercare di far rientrare il controgolpe.
Così si sono ritrovati, sparuti e spaventati, sindaci, reggenti della Provincia, presidenti di Camera di commercio e anche il messo del cardinale Angelo Bagnasco, intorno a un tavolo della regione in un palazzo a un tiro di sputo dal grattacielo, intorno alla emblematica Piazza De Ferrari, a lanciare inutili richiami per i ribelli.
I dissidenti hanno risposto picche, capeggiati da un altro re deposto negli ultimi mesi in Liguria, l’ex ministro di Berlusconi, Claudio Scajola, accusato di avere innescato la rivolta da Imperia, sventolando la bandiera della sua provincia, esclusa dalle recenti nomine nel nuovo consiglio della Carige, rinnovato dopo i fulmini e le saette di banca d’Italia.
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