GENOVA – Quella coppia sembrava inarrestabile: lui ex poliziotto, ex sindacalista della Ps, ex democristiano, ex margherito, approdato all’Idv nel doppio ruolo di deputato in Liguria e coordinatore regionale, Giovanni Palladini, fisico imponente, eloquio diretto, un po’ grezzo ma duro contro i nemici, avvolgente con gli amici. Lei Marilyn Fusco, la superstar della politica genovese e ligure, mora, selva di capelli sulle spalle, occhi blu di fuoco, una che per la strada ti volti e che con una carriera folgorante è passata dalla umile segreteria di un ex potente in Regione al consiglio comunale, al successo in Regione, e booom, alla vicepresidenza della Regione stessa con in più la delega dell’Urbanistica. Ovviamente nell’Idv e ovviamente sulla scia del fidanzato diventato infine dopo anni di religiosa attesa marito Giovanni Paladini, supercollettore di voti di poliziotti ed ex, tutti inquadrati nel sindacato Sap.
Un amore consacrato dalla politica oltre che dai sentimenti nel momento del maggior fulgore dei due con tutti i potenti della Liguria a festeggiare a Loano, la città del Ponente, dove è cresciuta la bella Marilyn. E intorno a questa coppia di grande potere e influenza un partito sempre più esteso e decisivo nelle geometrie variabili dei governi di Genova e della Liguria. Fuori dalla maggioranza in Comune, con l’avvento del marchese-sindaco Marco Doria, tutto spostato sulla sinistra radicale e escludente i dipietrini, che nella giunta precedente avevano ruoli importanti, in primis l’assessore Stefano Anzalone. Fuori con polemiche al sale, dopo il feeleng con la sindaco precedente, Marta Vincenzi.
Dentro alla maggioranza, invece, ma con quanti maldipancia, in Regione con la Marilyn dilagante nel doppio ruolo in un governo che all’ombra del presidente Burlando tiene molto alla quota rosa e non certo un rosa pallido, con la stessa Marilyn, con Raffaella Paita, spezzina, astro nascente, moglie del potente presidente del porto genovese Luigi Merlo, aggressiva assessore alle Infrastrutture, anche lei proiettata in vetta con una carriera folgorante, da segretaria dell’ex sindaco Giorgio Pagano, un pd molto solido, rapidamente accantonato, a assessore comunale e poi a star regionale.
Un bel rosa anche fuori dalla giunta con la mitica Maruska Piredda, la famosa hostess delle rivolte Alitalia, quella altra bella mora che capeggiava i cortei di Fiumicino, fatta eleggere attraverso il listino dallo stesso Di Pietro in persona tra i banchi regionali. Che ci azzeccava con Genova e la Liguria questa pasionaria dell’ ex “prego allacciate le cinture di sicurezza”?
Quandò sbarcò, e sarebbe meglio dire atterrò nella Superba, senza colpo ferire (nel senso che neppure un voto ha dovuto conquistarsi), si mise in luce con un autogol clamoroso. Le chiesero che cosa conosceva di Genova. Rispose con il suo sorriso conquistatore di consiglieri regionali e non: “ Ma l’aeroporto, innanzitutto, dove come hostess sono arrivata tante volte: il Marco Polo!”. Peccato che l’aeroporto Marco Polo sia quello di Venezia e che quello genovese è battezzato, abbastanza logicamente, Cristoforo Colombo.
Ma nella formazione Idv che decide i destini della Liguria, nella formazione governata con una certa sicumera dal Burlando, c’erano altri importanti personaggi e non solo femminili, vista che l’altra donna forte e forse la più politicamente dotata di tutte, Patrizia Muratore, ha dovuto sloggiare di fronte alle falcate inarrestabili di Marilyn, Marusca e della Raffaella spezzina.
E guarda caso anche la Muratore è volata in un altro partito flessibile, l’Udc, a fianco del suo compagno di vita e di politica l’onorevole Gustavino, un altro ex margherito, oggi basculante tra Casini e gli altri moderati. Insomma, in Liguria se scopri una signora molto forte politicamente, devi capovolgere il detto classico: “Cherchez la famme”, qui funziona cherchez l’homme.
Ecco tra i maschietti targati Idv il preside delle più importanti scuole liguri, Nicolò Scialfa, un’ altra folgorante new entry della politica ligure, detto voce tonante per le sue performace oratorie potenti e documentate, arrivato tra le braccia di Di Pietro da Rifondazione Comunista, figlio di un minatore siciliano, self made man innamorato della scuola e ora della politica, passato dalla cattedra agli incarichi regionali come una folgore, anche lui fisico possente(che sia una caratteristica richiesta dal Tonino nazionale?), un uomo a tutto tondo, amico di Beppe Grillo e a lungo responsabile scuola nazionale Idv.
Che cosa ha indotto un autorevole giornalista come Umberto La Rocca, direttore de Il Secolo Xix, a definire questo giro Idv ( il Pd ovviamente non entra nelle pepata definizione) cavalcante e un po’ trasbordante, una vera e propria “banda”, in un editoriale durissimo arrivato sulle colonne del quotidiano ligure al culmine di una serie di scandali?
Due inchieste urbanistiche e una valanga di rivelazioni giornalistiche partite dalle Procure di Sanremo e poi di Pistoia hanno improvvisamente disarcionato l’amazzone Marilyn dal suo alto scranno di responsabile di uno dei più importanti incarichi: quello di chi governa il territorio delicatissimo della Liguria, tartassata dalla cementificazione, overdosizzata dai porticcioli, minata dall’abbandono delle colline e delle montagne, franosa, spolpata, minacciata permanentemente da progetti edilizi, da ristrutturazioni perfino nei suoi punti nevralgici, le alture genovesi, le coste del Ponente, Portofino, le Cinque terre, le foci del fiume Magra.
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