A Genova, in uno sventolio di bandiere, sigle, simboli il sindaco, quello “ch’o cria”, che grida, secondo il dialetto genovese, lancia la sua campagna elettorale in un vecchio albergo del centro della città.
Ha la stessa cravatta, lo stesso distintivo all’occhiello, la stessa location di piano e salotto della volta, cinque anni fa, che da sconosciuto si affacciò alla ribalta politica, ignaro del fatto che avrebbe vinto.
Clamorosamente, conquistando la famosa roccaforte rossa de Zena, la città ininterrottamente governata dalla sinistra in quasi tutto il dopoguerra, esclusi i “favolosi” anni Sessanta e una piccola parentesi in quelli Ottanta.
Oggi ecco la scommessa di Bucci. Ex manager di estrazione borghese, 64 anni, sposato con una delle pasticciere più note della città, due figli ventenni, un curriculum con ventidue anni negli States, prevalentemente in Michigan.
Il suo obiettivo è di vincere al primo turno. E riconquistare Genova senza andare al ballottaggio con il contendente del centro sinistra.
Che è un educato, un po’ timido avvocato di forte connotato ebraico, Ariel Dello Strologo. Il suo studio è nell’ufficio che fu di Mauro De Andrè, grande legale, fratello di Fabrizio. Tragicamente perito in una escursione sulle Ande boliviane nel 1989.
Bucci vuole vincere subito, il 12 giugno 2022, e diventare sindaco per dieci anni di fila, come lo storico socialista, Fulvio Cerofolini, 1975-1985. E come il migliore di tutti, Beppe Pericu , un ex laburista, 1997-2007. Un po’ meno del grande Vittorio Pertusio che regnò per tredici anni.
A questo fine Bucci è riuscito a mettere il fila ben nove liste elettorali che corrono con le loro sigle ma tutte per lui, compresa quella dell’inarrestabile Giovanni Toti, presidente onnivoro della Regione.
Così circondato da bandiere e vessilli e sigle, Bucci predica però con efficacia (ha anche un fratello frate capuccino, nel convento di san Bernardino sulle alture di Castelletto, padre Luca Bucci) la sua autonomia dai partiti del centro destra.
Come una calamita attira i sostenitori del campo avverso.
Sul palco che lo lanciava, insieme a un silenzioso Matteo Salvini, reducedai disastri polacchi, è salito un monumento genovese Aldo Spinelli. È il grande imprenditore del trasporto e dei terminal portuali. Ex presidente del Genoa e del Livorno calcio. Per decenni sostenitore della sinistra. In particolare di Claudio Burlando, l’ex sindaco, ex ministro, ex presidente regionale, figlio di camalli, nato nel Pci. Cresciuto nelle sue varianti fino a diventare un pensionato un po’ tanto silenzioso e ritirato sulle alture genovesi. Dove raccoglie funghi e coltiva verze. Ogni tanto ricomparendo sulla scena politica come un fantasma.
Non solo. Sul carro lanciato del sindaco, che vuol fare il bis, è saltato anche Gianni Vassallo. Fu l’ultimo segretario della Dc storica, poi assessore di Marta Vincenzi. La sindachessa del fu Pci governò dopo Pericu e cadde ingiustamente nella tragedia dell’alluvione del 2011.
Questo Vassallo, una vita da post democristiano, con variazioni a sinistra, ha fatto un bel outing pro Bucci. Che non contento sta lanciando messaggi di richiamo a Italia Viva, dopo che Renzi lo aveva invitato sul palco della Leopolda, indicandolo come “un grande sindaco”, “ uno dei migliori” .
Italia Viva in Liguria vuol dire l’ onorevole Raffella Paita, ex delfina di Burlando. Poi stregata da Renzi, che l’ha portata in Parlamento. Dove presiede la Commissioni Trasporti alla Camera, tentenna e pende un po’ verso il Bucci.
In questa situazione di sliding doors di Genova, i cronisti sportivi potrebbero fare il classico annuncio di fine partita “game over”, Bucci ha vinto, il match è finito.
Ma non è così ed anzi questo sventolio, questa transumanza verso il sindaco che corre gridando e partecipa con un presenzialismo massiccio potrebbero anche diventare pericolosi.
L’attrazione verso il potere vincente di Genova estrae anche figure inedite o clamorosi ritorni nelle liste bucciane, che potrebbero ritorcersi contro. Chi è sbarcata nella sua lista senza nessun riferimento per i suoi intricati passati politici è la signora Isabella De Martini. Già cavalcante in ogni angolo dello scenario politico degli ultimi venti anni, soprannominata “Madame G8”. Ai tempi del vertice tragico genovese del 2001, grazie alla sua vicinanza con Lamberto Dini, era una sorta di segretaria della struttura commissariale, intestata all’ambasciatore Achille Vincigiacchi.
La vulcanica De Martini, rivendicando il suo curriculum di psicologa-psichiatra con laurea americana, ha poi saltabeccato per partiti, schieramenti, leader di Destra, Sinistra, Centro. Candidandosi a destra e a manca, fino a concludere il suo percorso come medico di bordo sulle navi da crociera. Meritandosi anche per questo da Bucci il titolo di “ambasciatrice“ di Genova.
A Genova corrono tutti verso Bucci, che se non sta attento finirà per farsi “contaminare” o commettere errori di scelta di uomini e donne.
La corsa a Bucci è anche molto trasversale politicamente e professionalmente: si schiera anche Tiziana Lazzari, una notissima chirurga estetica, che è anche vice presidente di Palazzo Ducale, esordio assoluto in politica.
Dall’altra parte dello schieramento i sondaggi segnalano un ritardo di almeno 15 punti. Ariel Dello Strologo paga il faticoso lavorio del Pd e delle sue infinite costole a concordare non solo la sua candidatura. Ma anche, perfino, il programma e i pesi e i contrappesi dei concorrenti nei nove Municipii in cui è divisa la città.
Così Dello Strologo non ha ancora lanciato veramente la sfida, pur incominciando a immergersi nei problemi del territorio.
Bucci si presenta, nell’ottica della sua concorrenza, come un “capocantiere”, sempre pronto a inaugurare lavori pubblici, a lanciare nuove operazioni immobiliari, a spargere sul territorio i 6 e 8 miliardi che nei suoi calcoli dovrebbero piovere tra Pnrr e altri fondi. Rimbalza da un quartiere all’altro, rivendicando il fatto che lui non fa campagna, ma continua a fare il sindaco.
“Vinceremo al primo turno, così guadagniamo 15 giorni di lavoro” scommette.
Dello Strologo, affidato al guru della comunicazione Daniel Fishman, che ha portato alla vittoria diversi candidati sindaci e presidenti regionali della sinistra con la sua agenzia Consenso, ha scelto lo slogan: “Allarghiamo gli orizzonti e riduciamo le distanze” a Genova.
Ma cosa ci sia dentro gli orizzonti genovesi il nuovo leader non l’ha ancora trasmesso. Il suo passo è molto leggero, come il tono che usa negli incontri ed anche nei confronti del carro armato Bucci.
Insomma la scintilla della campagna elettorale più importante del prossimo ciclo elettorale non è ancora scattata. E forse non scatterà mai per la differenza di atteggiamento dei due contendenti principali.
Uno va avanti per la sua strada, l’altro non usa l’arma dell’aggressione al “nemico”, se non con sottili e semi silenziose battute.
In questa situazione la città sta assistendo a una contesa tra le meno elettrizzanti degli ultimi decenni. Sarà anche colpa del tempo cupo che si vive, tra pandemia e guerra in Ucraina. Cinque anni fa, dopo che il presidente della Regione Toti aveva scardinato il vecchio sistema di potere ligure, conquistando la Regione, davanti alle difficoltà del centro sinistra di trovare un candidato, che poi fu una figura dignitosa, ma sicuramente non carismatica, Gianni Crivello, assessore dell’inconsistente sindaco Marco Doria, il “fu marchese rosso”, la sorpresa era in agguato.
Oggi la sorpresa sarebbe se Dello Strologo costringesse Bucci al ballottaggio.
E’ la conformazione cambiata della città,dove tutta la geografia politica si è capovolta, che riduce le possibilità della sinistra. La sventagliata grillina, nella città di Beppe Grillo, sempre più silente nel suo eremo fatato di Sant’Ilario, in attesa del processo al figlio, ha fatto cambiare tutta la scena. Su un terreno nel quale, smontato l’apparato del fu Pci, ridimensionata la ventata leghista, la battaglia è drasticamente tra la parola d’ordine del “fare” di Bucci. E quella di “ridurre le distanze sociali” di Dello Strologo.
Qual è la più accattivante, in una ex metropoli, ridotta a 550 mila abitanti, con un grande porto disconnesso per colpa delle infrastrutture insufficienti e avariate, isolata nei trasporti. Dove spiccano le grandi ristrutturazioni, firmate Bucci, come quella della Ex Fiera del Mare. O il destino degli Erzelli, la cittadella dell’hig tech, bella. Ma senza vie di comunicazione. E dove cade la pioggia di supermercati che Bucci autorizza senza tregua?
Come Dello Strologo può sfruttare i disagi sempre più crescenti dei fragili e dei deboli, in una società molto anziana?
È Genova la città più vecchia d’Italia, con tasso di invecchiamento in potente crescita. Con scarsi servizi sociali (abolito perfino il relativo assessorato), poco pulita dall’Amiu, l’azienda della nettezza urbana.
Ma dove il sindaco cavalcante sta per inaugurare anche Euroflora, la grande manifestazione floreale spostata nel paradiso dei parchi di Nervi e orgoglio del tempo che fu?
Una remontada è difficile, ma i tempi sono complicati. Bucci è il sindaco del ponte ricostruito in un battibaleno, ha fronteggiato crolli, mareggiate, poi la pandemia e le sue conseguenze. Si è “incarnato” come sindaco del fare. E poi continua a urlare, in genovese “criare”. Dello Strologo per ora sussurra.