A Genova, non c’era vittoria più scontata di quella di Marco Bucci alle prossime elezioni comunali di Genova, nella primavera del 2022. O scindaco ch’o cria, “il sindaco che grida”, come è stato soprannominato per le sue mitiche sfuriate, sarebbe, infatti, certo della riconferma. Alla guida della città, da lui conquistata quattro anni fa, rovesciando una tradizione “rossa” lunga decenni.
Lo attestavano il successo della sua politica, fondata soprattutto sulla velocissima ricostruzione del ponte crollato nella tragedia dell’agosto 2018 e inaugurato neppure due anni dopo. Ma anche sul suo decisionismo.
A Genova si respira, dalla sua vittoria del 2017, un cambio di stile nell’umore della città, trainata apparentemente da un ottimismo della volontà.
Che è manifestato da questo manager, per 22 anni emigrato di lusso negli Usa. E piombato nella politica molto a sorpresa. Grazie all’intuizione di uno dei pochi leader politici genovesi, il leghista Edoardo Rixi, già vice ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, che lo indicò a sorpresa come candidato per un centro destra mai vincente a Zena.
Ma ora la certezza conclamata da Bucci di correre per il mandato bis è incrinata da un caso molto delicato. Con un decreto di governo il sindaco di Genova è stato infatti nominato commissario straordinario per le opere portuali e di infrastrutturazione della città. Che sono state programmate e inserite anche nel maxiprogetto con i fondi del Recovery fund in arrivo.
Il Modello Genova a Roma non piace
Il modello di riferimento per questo maxi incarico è proprio il modello Genova. Con il quale è stato costruito il ponte di Genova grazie a una struttura speciale della quale era a capo Bucci. Anche se lo stesso ministro dell’Economia, Daniele Franco, ha precisato in una recente visita a Genova che quel modello eccezionale di procedure e di velocizzazione burocratica non è replicabile.
Il suo sistema è stato in qualche modo programmato per realizzare opere chiave dalle quali dipende il destino di sviluppo di Genova. A partire dalla costruzione di una nuova diga portuale, 500 metri al largo da quella di cento anni fa. Grazie alla magnanimità del Duca di Galliera, marchese Raffaele De Ferrari, principe di Lucedio, il Rockhefeller del secolo Diciottesimo.
Appena varata questa nomina è subito partita una polemica sulla possibile incompatibilità dell’incarico con il ruolo di sindaco che Bucci si appresta, nelle sue previsioni, a riconquistare. Ci sarebbero precedenti con pronunce del Consiglio di Stato in quella direzione.
Genova sospesa fra le opere da realizzare
Bucci non ha fin’ora replicato a questa supposta incompatibilità, riaffermando, invece, in modo deciso e insistente che si ricandiderà nelle elezioni della prossima primavera per il secondo mandato. Che giudica essenziale per completare le operazioni inaugurate a Genova. E che vanno avanti tra scontri, successi e polemiche.
Flebile l’opposizione che gli si contrappone a Palazzo Tursi. Qui siedono gli sparuti grillini, reduci da mille scissioni e divisioni. Il Pd in completa fase di ristrutturazione, senza leader. E munito solo di una nuova generazione di “bravi ragazzi” poco carismatici. O di vecchi un po’ livorosi, molto ex ex e super ex. L’opposizione lo accusa di mancanza di “vision”, usando il termine caro al sindaco manager che si spreca con i termini inglesi.
Tesi difficile da sostenere davanti a una città che mai come oggi è scossa dai cambiamenti. In parte conseguenza di decisioni prese dalle precedenti giunte rosse del marchese Marco Doria. E ancora prima dalla sventurata Marta Vincenzi. Ma, in nuova e consistente parte, dovuti dalla spinta del sindaco “ch’o cria” e dal suo super assessore ai lavori Pubblici e al Bilancio, l’avvocato ipercattolico Pietro Picciocchi.
Non c’è quartiere o delegazione a Genova che non sia in mutazione
Da quello della ex Fiera del Mare. Dove i vecchi padiglioni stanno per essere sostituiti da canali di acqua, passeggiate di collegamento con altre aree della città. Un immenso parco con 4 mila alberi, nuove zone residenziali, in una visione, appunto, stile Manhattan.
Alle ex periferie degradate, come quella di Begato sulle colline della Valpolcevera. Dove le ruspe hanno spianato i casermoni costruiti non cento anni fa, ma nel 1975 delle prime giunte rosse.
Ai “caruggi”, il centro antico, dove è partito un piano che prevede di incominciare a restaurare cinque piazze storiche. Per riqualificarle e incominciare un’operazione non solo urbanistica.
Alla Valpolcevera del ponte crollato e ricostruito, dove dopo decenni di abbandono un imprenditore milanese si appresta a riqualificare l’area degradata della Miralanza. Azienda storica dell’industrializzazione post bellica, ex proprietà Piaggio, testimonial storico il mitico Calimero, convertendo 50 mila metri quadrati. E che dire del grande parco che l’architetto Stefano Boeri sta realizzando proprio sotto il ponte?
Genova come New York
All’Hennebique, il grande silos granario nel cuore del porto antico, che giace come un cadavere putrefatto nella sua struttura di cemento armato ante litteram, dove incominciano i lavori di insediamento di alberghi, residenze universitarie, forse perfino un Museo e pertinenze della vicina Stazione Marittima. Vicino alla quale sta per essere realizzato il Museo dell’Emigrazione, lo “specchio” di Ellis Island a New York.
Al secondo insediamento di EsseLunga, nella zona di Sampierdarena, sulla ex collina di san Benigno. Con una “firma” che era off-limits in Liguria, dominio esclusivo delle Coop rosse. Le ruspe qui stanno già lavorando.
Al progetto kolossal di recupero dei Forti sulla collina genovese con il recupero dei primi due, Begato e Sperone e forse del terzo, il forte Puin, tutti nell’ area abbandonata da secoli del Righi. Dove c’è il panorama mozzafiato della Superba dall’alto. E dove Bucci è a caccia di 20 milioni per costruire una teleferica che colleghi l’Acquario, nel cuore del Porto Antico, a questa Muraglia di forti, seconda solo a quella cinese. 32 forti costruiti tra fine Seicento e inizio Ottocento.
Un progetto per gli Erzelli
Continuando con l’insediamento degli Erzelli, 400 mila metri quadrati, un parco verde da 200 mila, sopra Sestri Ponente, la creazione voluta e fortemente da Carlo Castellano. Oggi ha 84 anni, già manager Ansaldo, inventore dell’Esaote e di questa scommessa supertecnologica. Gravemente ferito dalle Br nel 1977, sopravissuto con ferite che porta ancora addosso. Dove già hanno sede Esaote, Eriksson, Siemens, Liguria Digitale, IIT. Dove sta per arrivare, dopo incredibili contorcimenti, la ex Facoltà di Ingegneria. E un moderno Ospedale che stenta a trovare un “padre” nei grandi gruppi italiani del settore sanitario.
E perdendosi negli interventi a pioggia, come il restauro dell’ex Mercato all’ingrosso di corso Sardegna. Ombelicale quartiere di Marassi- San Fruttuoso Dove stanno sorgendo un parco, zone da tempo libero, spazi per una popolazione soffocata dal cemento e dalle alluvioni. Come il progetto di trasformazione della ex Facoltà di Economia e Commercio in una residenza studentesca. O le decine di interventi nei rari ma bellissimi parchi e giardini della città. A incominciare dalla villa Gruber, in Circonvallazione a monte, ex nobile residenza della famiglia Perrone, dove sorgerà un asilo per l’infanzia e nuove aree di gioco.
Vi pare che tutto questo non abbia una visione?
L’opposizione sostiene che il grosso di questi interventi ha fondamenti nelle precedenti amministrazioni e che molti di questi progetti sono bla bla. Il sindaco le spara grosse – sostengono le opposizioni- mentre la città cala demograficamente in modo vertiginoso. Altro che città-richiamo, avvicinandosi oramai ai 500 mila abitanti. E non attrae i giovani, che sono tutti in fuga.
La replica di Bucci è che a Genova quotidianamente vivono e operano 750 mila persone. Che poi in serata tornano a casa nella zona metropolitana. E comunque è da almeno mezzo secolo che sette genovesi su 10 di classe medio alta e di istruzione alta lasciano le amate sponde per maggiori opportunità di carriera a Milano, Torino, Roma. Lo stesso Bucci, con il suo curriculum, ne è un esempio.
Il sindaco-commissario non accetta questo tipo di dialettica strettamente politica.
E, rifiutando le etichette di a-politico e a-partitico, si appresta a una campagna elettorale che cerca di accendere provocando il suo contendente o i suoi contendenti: “Non vedo l’ora di confrontarmi con i miei avversari, spero che scendano presto in campo”.
L’auspicio di un confronto espresso da Bucci sembra lontano dall’avverarsi. Mentre qualcuno coltiva l’ ipotesi della sua incompatibilità e, quindi, un un clamoroso ritiro Che aprirebbe prospettive a una concorrenza della sinistra allargata. Non circolano nomi e neppure nel più fantasioso dei fanta candidati.
I sussurri molto sottintesi riportano a galla il nome di Luca Borzani, già presidente di palazzo Ducale, già assessore delle giunte di Giuseppe Pericu, nelle alleanze di sinistra. Uno storico di professione, che per ragioni personali cinque anni fa non si era schierato nella battaglia per Tursi. Ora si è trasformato in un giornalista quasi a tempo pieno sulle pagine liguri di Repubblica e in un giornale da lui fondato “La Città”. E in un oratore indefesso nelle rievocazioni storiche, soprattutto dedicate ai tempi della lotta partigiana.
Qualche nome dall’opposizione
Questi sussurri filtrano anche il nome dell’avvocato Ariel Dello Strologo, professionista di ottima fama e già presidente della società del Porto Antico. Che aveva dato la sua disponibilità a candidarsi per la Regione un anno fa. Ma poi non era stato scelto per l’opposizione dei grillini e l’ignavia del Pd.
Tutto questo fa immaginare già una prossima campagna elettorale o totalmente incerta, se la trappola dell’incompatibilità azzoppasse per un caso molto improbabile Marco Bucci. O a senso unico, se il sindaco si ripresenterà e la concorrenza non avrà scovato chissà dove un contendente Superman, che all’orizzonte non si intuisce nemmeno.
Al netto delle striscianti polemiche, che anche a Genova travagliano la Destra. Fino a ieri pigliatutto in Liguria, sotto il segno di Giovanni Toti, il presidente trasbordante, che da un anno marcia sulla strada del suo secondo mandato.
Toti e la Lega hanno pessimi rapporti, Toti e Forza Italia hanno pessimi rapporti. Bucci, che non vuole targhe di partito, potrebbe correre con un sua lista, non esaltante per i suoi alleati.
E intanto lunedì l’esito delle elezioni amministrative di questo inizio autunno, previste anche a Savona, dove il centro destra, dopo cinque anni di governo, vacilla un po’, potrebbe già offrire segnali. Non solo di fumo.