Rixi, il giorno del giudizio. Trema il Governo e anche Genova: era l’unico che a Roma…

di Franco Manzitti
Pubblicato il 29 Maggio 2019 - 21:44| Aggiornato il 10 Settembre 2019 OLTRE 6 MESI FA

Rixi, il giorno del giudizio. Trema il Governo e anche Genova: Era l’unico che a Roma… (foto Ansa)

Settimo piano del palazzo di Giustizia, nel cuore della città, in mezzo a un quartiere, quello di Piccapietra, ricostruito negli anni Sessanta Settanta e oggi crivellato di chiusure, di saracinesche calate e di dèbacle economico finanziarie. 

Qui, nei secoli passati, c’era un ospedale. 

Qui, in una delle tre aule del Tribunale Penale, domani mattina, giovedì 30 maggio, si decide il processo delle “spese pazze” in Regione Liguria, di cui il principale imputato è il vice ministro alle Infrastrutture Edoardo Rixi, leghista, “fratello” di Matteo Salvini, uomo forte per questa Regione nel governo di Roma.

Il Pubblico Ministero Francesco Pinto, un “mastino” dell’Ufficio genovese della pubblica accusa, ha chiesto tre anni e quattro mesi di condanna per i reati di peculato e falso ideologico. Rixi è imputato in questa terza tranche del processo, che riguarda i rimborsi con soldi pubblici alle spese dei singoli consiglieri per il periodo dal 2010 al 2012.

I vari filoni di questa maxi inchiesta che ha riguardato quasi tutte le regioni italiane hanno inchiodato almeno la metà dei consiglieri liguri.

Di che cosa risponde esattamente il vice ministro, la cui posizione sta facendo tremare, per quanto tremi già di suo, il governo giallo-verde? La richiesta di rinvio a giudizio per Rixi parlava di rimborsi per 108.237 euro. Di questi 19.835 sono riferibili direttamente allo stesso vice ministro. Ma il grosso della cifra riguarda un singolo collega leghista e rimborsi indistinti del gruppo Lega.

Rixi era all’epoca il capogruppo della Lega in Regione, dove il suo partito era all’opposizione della giunta presieduta dal Pd, Claudio Burlando. Come capogruppo avrebbe dovuto controllare la legittimità dei rimborsi alle spese dei colleghi consiglieri.

La pubblica accusa ha prodotto le prove con centinaia di scontrini di queste spese definite “pazze” per la loro totale estraneità alla funzione istituzionale dei consiglieri. Sono documentate con questi scontrini, per esempio, spese per soggiorni in rifugi di montagna sulle Dolomiti nei giorni di Ferragosto. La difesa ha puntato sul fatto che si trattava di “missioni” per studiare in loco lo Statuto della Regione Friuli Venezia Giulia. Nella marea degli scontrini spuntano anche quelli per acquisti di cioccolata e di fiori. Ci sono fiumi di birra pagati con i soldi pubblici e perfino piatti di ostriche, pagati in un noto bistrot di Nizza.

La Lega ha in verità rimborsato 80 mila euro, ma questo risarcimento che copre quasi interamente “la pazzia” non cancella il reato, se ne viene riconosciuta l’esistenza dal Tribunale.

In sostanza la colpa principale di Rixi sarebbe di non avere controllato gli scontrini presentati dai suoi colleghi, verificando se le spese documentate corrispondevano a viaggi di effettivo servizio.

Quando queste accuse erano spuntate per la prima volta, nel terzo filone dell’indagine, nel 2016, Matteo Salvini, allora segretario della Lega in già potente ascesa, lo aveva difeso duramente, sostenendo che “se qualcuno della Lega sbaglia deve essere preso da lui stesso a calci nel sedere, ma siccome Rixi è un fratello deve essere difeso fino all’ultimo da quella “schifezza della magistratura genovese”.

La posizione della Lega sul tema si è ancora resa più “forte” dopo che nel luglio scorso la Corte d’Appello di Torino ha condannato 23 consiglieri piemontesi, di tutti i partiti, non solo il presidente Cota, anch’essi accusati di “spese pazze”. Su iniziativa leghista è stato modificato l’articolo 316 ter della legge anticorruzione in modo da cambiare il titolo del reato in questi casi e di ridurlo da peculato a una fattispecie meno grave, con conseguente decurtazione del tempo di prescrizione.

E non a caso quell’emendamento, firmato da una decina di parlamentari leghisti, era stato battezzato “salva Rixi”. Resta da vedere se il Tribunale lo applicherà al caso dei consiglieri sotto giudizio domani, con Rixi in testa, allontanando l’ipotesi della condanna attraverso questa interpretazione.

I giudici potrebbero anche decidere in modo ancora diverso dalla condanna, accogliendo le tesi della difesa secondo la quale la stragrande maggioranza delle accuse al vice ministro hanno proprio riguardato il suo ruolo di capogruppo e quindi non spese personali: non reati commessi in prima persona.

Dopo la richiesta di rinvio a giudizio Rixi, che aveva fatto del processo una vera malattia, andando a verificare, scontrino per scontrino, le sue spese, aveva dichiarato: “Credo sinceramente di avere fatto tutto secondo una legge, che poi è stata modificata. A quel punto noi abbiamo modificato i nostri atteggiamenti in funzione della nuova legge.” Secondo questa linea la difesa si gioca proprio su questo punto: la mancanza dell’elemento soggettivo del reato: il dolo.

Intanto, in attesa del verdetto, non sta sospeso solo il governo, malgrado la posizione ultima della Lega sia ferma: “Comunque Rixi non si dimette”. La città che vede nella funzione del vice ministro uno snodo cruciale nel rapporto con Roma per i temi chiave del ponte da ricostruire e dalle infrastrutture da rilanciare, assegna al verdetto una importanza cruciale.

Il ruolo di Rixi è importantissimo: a Roma, come amico di Salvini e a Genova come centroavanti del blocco di centro destra che governa tutto il territorio ligure, il sindaco Marco Bucci ( da lui scelto come candidato poi vincente), il presidente della Regione Giovanni Toti e anche il presidente del porto Paolo Emilio Signorini, che non è un politico, ma che fa squadra.

Se dovesse accadere qualcosa a Rixi e alla sua funzione di vice ministro alle Infrastrutture, come è accaduto un mese fa al conterraneo genovese, Armando Siri, già dimessosi da sottosegretario dello stesso Ministero, dopo lo scandalo siciliano delle pale eoliche con connessioni mafiose, per la Genova a conduzione di centro destra sarebbe una grande sberla.