GENOVA – Fa un gran rumore anche oltre i confini della Liguria la candidatura alle Primarie del centro sinistra per scegliere il presidente della Regione Liguria di Sergio Cofferati, 66 anni, ex segretario generale della Cgil, già sindaco di Bologna, leader della sinistra pre Pd, eurodeputato eletto nella Circoscrizione del Nord Ovest per due volte di cui l’ultima nel maggio scorso.
Tutto vestito di scuro con cravatta appropriata, elegante come mai era comparso in Liguria, seduto da solo a un tavolo nel foyer del nobile teatro Carlo Felice, monumento lirico non solo genovese, scelto anche simbolicamente, il “cinese”, cioè Cofferati, così soprannominato ai tempi sindacali per il suo taglio di occhi (e anche un po’ scherzosamente per qualche vena della sua politica, all’epoca misurabile sulla tendenza verso il mito maoista, inteso come strategia di sinistra) ha annunciato praticamente l’inizio della sua quarta vita politica.
La prima il sindacato, la seconda la politica amministrativa, la terza l’Europa e la quarta il ritorno alla pubblica amministrazione.
E l’annuncio, che Blitz ha giù raccontato con le sue sottili implicazioni ( emergenza per spingerlo a interrompere l’impegno appena preso in Europa, rottura con una politica ligure ormai tramontata, urgenza dei temi liguri e genovesi, in un territorio al tracollo), ha fatto boom boom su tutto lo scenario italiano.
La ragione principale di questa sensazione, ben superiore a quella che suscitarono le candidature, anch’esse un po’ retro rispetto ai tempi della rottamazione, di Chiamparino in Piemonte e di Fassino a Torino, è che con Cofferati in campo Genova e la Liguria diventano il luogo dove la sinistra snuda tutte le sue tormentate contese sui temi piu cruciali e sopratutto dove il renzismo fa la prova del nove sulla sua capacità di tenere insieme le diverse anime, tra rottamazioni presunte e vere, jobs act, riforme, con la scelta degli uomini che dovranno rappresentare tutto questo.
La Liguria quasi a pezzi che esce dalla esperienza di governo di due giunte Burlando una dopo l’altra, dal 2005 a oggi, discuterà il suo futuro mettendo l’uno contro l’altro sul fronte del centro sinistra uno come Cofferati, indicato come la rottura del continuismo burlandiano, recentemente purificatosi con il renzismo della terza ora, abbracciato in camera caritatis , ma con tutto il suo carico di “antico” nella sua storia personale-politica e l’altra, cioè Raffaella Paita, 39 anni, spezzina, l’erede designata da Burlando stesso, nove mesi fa, come Re Artù nominava i suoi cavalieri, solo che qui si tratta di un politico di ultrasprofessione, di sessanta anni che investe una sua pulzella giovane e ambiziosa, ma delfina al cento per cento di quella continuità di potere potente e diffuso su ogni creuza ligure e genovese, su ogni spiaggia e collina della terra ligure.
Lo scontro tra di due (ma non si escludono altri nomi, anche se la capacità di sintesi di Paita-Cofferati appare poco scalfibile) mette contro, e nello stesso tempo capovolge ogni schema in cui è inquadrabile il centro sinistra.
Cofferati era alla maxi manifestazione Cgil della Camusso, lui che nel 2003 da leader Cgil chiamò in piazza tre milioni e mezzo di lavoratori, lui è un cuperliano-bersaniano e ha incarnato la potenza del sindacato comunista per decenni chiave. Non solo, il “cinese”, ancorchè rinato a una seconda vita anche umanamente a Genova, dove si è risposato, ha un figlio bambino, fa parte della generazione dei rottamati, ha più anni di Veltroni e D’Alema e Bersani, ha alle spalle curriculum ricchi di anni. E non è un caso che Aldo Grasso sul “Corriere della Sera” lo abbia piazzato nella sua galleria domenicale dei kaputt, mettendolo alla berlina per le porte girevoli che lui continuamente apre e chiude.
Grasso non poteva certo calarsi nella realtà dirompente della candidatura ligure di Coifferati che entra in una regione dove oramai conta più la rottura del vecchio potere che l’anagrafe o lo schieramento in questa o nell ‘altra parte del Pd in mutazione genetica tanto potente.
Raffaella Paita, invece, che nel giorno del milione in piazza era alla Leopolda 5 di Renzi, se non in corpo sicuramente in spirito, è giovane anagraficamente, ha la stessa età di Renzi, potrebbe essere la sorellina maggiore della Madia e della Boschi e si inquadra anche dal punto di vista del look e della spregiudicatezza politica nella cavalcata del ragazzo di Firenze, Leopolda 5 e tacco 12, minigonna, sapientemente alternata con look più sobri, se c’è da affrontare le emergenze come l’alluvione devastante della Liguria, della quale porta una responsabilità in quanto assessore anche alla Protezione Civile.
Ma la bella Lella è anche il sintomo della continuità del potere assoluto, che ha imbalsamato Genova e la Liguria, da quando l’ex giovane enfant prodige degli anni Ottanta, Claudio Burlando, ingegnere figlio di un camallo, in vespino e scarpa da barca, fece irruzione nel mitico estrablishment comunista genovese, nel cuore di un partito Pci che aveva il 43 per cento dei voti e che governa, attraverso capriole infinite, la Liguria e la sue principali città da quasi un cinquantennio.
Cofferati spacca il quadro ligure dove tutti aspettavano Godot, cioè un avverasario della bella ragazza di Spezia, che fendeva la Liguria con le sue falcate a tacco 12 già da quasi un anno, lanciata dal suo presidente, pronta a spazzare chiunque, sicura di vincere le Primarie e timorosa fino a qualche tempo fa solo di trovarsi uno scomodo avversario grillino a sorpresa.
Lei e lui, una coppia di ferro, perchè questa pre campagna elettorale aveva il supporto del governo ligure ancora bello in carica, malgrado tutto. Malgrado non solo le recentissime censure finanziarie devastanti della Corte dei Conti sul suo bilancio, i deficit dei conti della Sanità non colmati da nessuna spending rewieu e neppure dalla svendita di tanti goielli di famiglia, grazie a Fintecna e Arte. Malgrado, non solo gli scandali dei rimborsi comuni a tutte le Regioni, ma che qui hanno fatto fuori ben due vicepresidenti delle giunte Burlando, l’ex dipietrino Nicola Scialfa e la ex superstar dello stesso partito Marilyn Fusco, un’altra tacco 12 e fisico da pin up e gli altri scandali come quello immobiliare, che ha triturato la stessa Marilyn e il suo consorte, un ex sindacalista della polizia Giovanni Paladini diventato leader Idv, deputato e spalla del Pd regionale fino a quando ha potuto.
Che colpa avevano gli altri se questo potere assoluto, che tutto dispensa e tutto perdona e poi ricicla e corregge(comprese le liasons dangereuses di qualche anno fa con Claudio Scajola e poi con il banchiere degli scandali a ripetizione, Giovanni Berneschi, l’ex doge, “ uomo nero” del patrac Carige che fa tremare la banca e decine di migliaia di risparmiatori) non trovava sul suo cammino a tacco 12 avversari?
La coppia Burlando-Paita, aspettando Godot o un qualche avversario che non fosse Federico Berruti, il sindaco di Savona, quello si un renziano vero presto ritiratosi di fronte allo strapotere della macchina burlandiana o che fosse l’altro ministro ligure, Andrea Orlando, spezzino anche lui, oggi Guarda Sigilli del governo Renzi e leader della sua opposizione interna, al quale le sirene anti Burlando hanno suonato per mesi nelle orecchie perchè scendendo il campo li liberasse dal rischio Paita……
Certo, Cofferati spacca il quadro, anche perché a cercare di rompere quello schema, rivestito dalle pitturate di renzismo e dal certamente attraente look della Paita, dal suo nuovo modo di proporre la politica, arriva un Godot inaspettato, che porta con sé gli handicap prima indicati: l’età, la maturità delle esperienze politiche, la rappresentanza di una visione politica e sindacale non certo sintonizzata con Matteo Renzi e la sua squadra di trentenni-quarantenni scatenati, la coerenza a prova di bomba con le proprie convinzioni…
Ma Cofferati è anche un concorrente che scarica nella battaglia delle Primarie liguri, quasi inevitabilmente la vera partita per farsi incoronare Governatore, una capacità politica pura, che a Genova e in Liguria è sconosciuta e che, facendo un paragone calcistico, magari caro al Cofferati, tifoso interista, potrebbe segnalare che si è messo le scarpette da gioco un Diego Milito, un E’ To per restare ai tempi recenti. Questo campione si troverebbe davanti avversari che a fatica si salvano dalla retrocessione calcistica in serie B.
Insomma Cofferati ha gli strumenti politici e tecnici per maneggiare molto bene una emergenza del lavoro e del conflitto sociale dirompente, che cavalca una crisi quasi epocale di tante aziende giunte al colasso: dall’Ilva, alle propaggini “civili” di Finmeccanica, da Ansaldo Energia, pimpante ma in vendita, a Ansaldo Sts, a Selex , a Esaote, a Piaggio Aerei e di tante realtà partecipate da enti e istituzioni pubbliche come Comune e Regione stessa come Amt, Amiu e perfino istituzioni nobili, quali il lirico Carlo Felice del suo battesimo da candidato.
Non solo: il ”cinese” anche come tale parla una lingua che piace a tutta quella parte di sinistra più radicale, ma non solo anche storica e di base che a Genova, in Liguria nelle periferie dure e de industrializzate di Spezia e Savona, sembrava un po’ senza padre né madre.
Genova per quanto dimagrita e mutata demograficamente è ancora una città di sinistra, mantenuta economicamente da una generazione di pensionati operai o colletti bianchi, ex fedelissimi del partito-istituzione e del sindacato-mamma. E a quel popolo lì il linguaggio della sinistra giungeva molto attutito e il linguaggio burlandiano era oramai prevalentemente un linguaggio di potere, certamente di un potere abilmente diffuso sul territorio, ramificato in lunghe catene di comando e di occupazione di posti di lavoro, comune per comune, associazione per associazione, potremmo dire bocciofila per bocciofila.
Cofferati fa il suo primo incontro, dopo l ‘annuncio, con i civatiani e quelli di Sel e trova un feeling immediato. Ma è anche uno capace di parlare a un’altra parte della società genovese e ligure, non certo schierata troppo, oramai che il quadro ideologico-partitico e non solo quello si è decomposto.
I personaggi del suo think thank di questi anni sono stati anche gente come l’ex sindaco di Genova e professore avvocato Giuseppe Pericu, un fondatore del Pd, molto ben collegato anche alla borghesia genovese e ligure o come Stefano Zara, ex alto dirigente Iri ed ex presidente di Confindustria Genova, anche ex deputato della sinistra, un pensatore oculato e inserito in tutti gli ambienti imprenditoriali.
E allora, spaccando così il quadro, come non si può pensare che la partenza di Cofferati nella battaglia anti Paita sia già partita lanciata, ora che, come tutti gli osservatori notano, Renzi, Guerini e il cervello del Pd tra una annuncite e una nuova sparata, se ne stanno ben lontani dalla contesa. Renzi non si è visto neppure dopo l’alluvione e quella distanza di spazio e tempo era significativa…..
Forse che a loro, ai Leopolda boys e parenti vicili e lontani, non farebbe gioco un Cofferati presidente ligure, lui, passibile appunto di rottamazione, ex campione di quel sindacalismo con il quale bisogna chiudere per cambiare l’Italia, lui apparentemente un avversario, ma invece la dimostrazione di come nella matassa dell’Italia da salvare si possono recuperare risorse fondamentali per affrontare crisi acute su tutti i territori italiani. Carta d’identità a parte……
La partita non è così semplice, vista dall’angolo di Cofferati e non solo perchè la sua rivale è partita in anticipo….Ci sono anche molti ragazzi o ragazze genovese, anche di quelli che detestano la crsitalizzazione del potere burlandiano, che non storca di bocca di fronte alla candidatura Cofferati.
“Ancora lui….sempre gli stessi……” , ti obiettano quelli della mejo gioventù ligure, anche di sinistra, anche progressisti moderni, costretti alla fuga dalla città e dalla regione in numeri che si stabilizzano intorno ai duecento mila, tra gli strati alti della società (quelli che possono permettersi di andare a lavorare lontano). Ancora lui, ancora tu, ma non dovevamo vederci più, ancora un arnese della vecchia politica mentre la Raffaella, sarà lanciata da Burlando, ma ha quarant’anni, è una mamma giovane, dice che vuole rompere tutti i piatti e cerca, comunque di affrancarsi dal suo padrino.
Semmai è lui, Burlando, che non la molla un secondo e si becca perfino le denunce penali, perchè insulta con toni presunti mafiosi i telecronisti che la incalzano troppo……
Il vento di Renzi, che spira per molte gole anche di una regione aspra e piena di montagne, ricche di boschi e di anfratti a picco sul mare, può soffiare anche a favore di questa giovane signora che si prepara da mesi, che sembra dominata da una indomabile verve politica, che giura di studiare da mesi i dossier liguri, che sono tanti, a incominciare da quello del suo terrificante dissesto idrogeologico……
Lei ha subito reagito poco elegantemente alla candidatura di un Godot che non si aspettava: “Ha due anni più di mio padre!”, ha commentato, buttandola subito sull’anagrafico, offrendo un buon destro al nuovo candidato, che le ha risposto di non accettare una discussione fondata su ragioni di età e di genere.
“Io ho rispetto per tutti, tanto per incominciare”, ha replicato il cinese, dando una lezione anche a Burlando che, invece, aveva commentato la nuova sfida alla sua pupilla, osservando sui giornali che le avversione e la formazione di questo partito anti Paita era provocato proprio dal suo “essere donna”.
Nella contesa capovolta nei due sensi dello scontro c’è anche un problema di appartenenze geografiche. Cofferati è nato a Cremona, ha lavorato tanti anni a Milano, poi a Roma, quindi a Bologna ed è arrivato a Genova a inizio degli anni Duemila, quando ha cambiato anche la sua vita personale familiare. Si è risposato, ha avuto un nuovo figlio, ha preso la residenza.
“ E’ un adottato!”, lo hanno bollato i paitiani come se quello fosse una macchia. “Non mi hanno adottato”, ha replicato il cinese: “Sono io che ho scelto di vivere a Genova, dove mi sono rifatto una famiglia e ho preso la residenza”.
“E gli hanno subito aperto le porte dell’Europarlamento, anche se aveva appena cambiato città” , replicano i suoi nemici e ha scritto, sempre sul “Corriere” Aldo Grasso. Come a dire: la casta si protegge sempre, ovunque e comunque.
E che dovevamo fare? Lasciare che un leader come quello andasse ai giardinetti e facesse il pensionato a tempo pieno? In realtà l’apparato ligure democrat ha per anni e anni snobbato Cofferati, come se non appartenesse allo stesso partito e non reppresentasse anche la Liguria.
Il suo spazio Cofferati lo ha guadagnato anche con la sua semplice presenza in loco, con i rapporti che ha saputo costruirsi da solo, magari accompagnando il suo bimbo piccolo all’asilo. Le istituzioni e i leader genovesi, non solo il “potente” Burlando, ma anche la ex sindaco Marta Vincenzi, lo osservavano come si guarda un corpo estraneo, neppure la saggezza di chiedere consigli, di sfruttare una esperienza che loro si sognavano. Certo: lo rispettavano, lo invitavano, lo riverivano, ma per carità che non si impicciasse in nulla.
La Paita invece è spezzina e che spezzina, militante Pci fino dall’età di quindici anni, di quella città dura con la storia complessa, di un partito cresciuto potentemente sulle macerie della città più bombardata d’italia, più reindustrializzata e poi de industrializzata e de militarizzata, partito duro e puro, capace però di riconnettersi alla realtà con sindaci come Giorgio Pagano, che la rimise in piedi nei tempi moderni della sua trasformazione e di cui lei era capogabinetto poco più che ventenne.
Una spezzina-macchina da voti, arrivata in tromba al consiglio regionale con oltre diecimila preferenze, un record nel 2010, sposa del presidente dell’Autorità portuale genovese da sette anni Luigi Merlo, anche lui ex spalla di Burlando in Regione, anche lui uno scatenato. Tanto scatenato da meritarsi l’accusa recentissima di “allucinato” dal vicesindaco di Genova Stefano Bernini.
Insomma ,lei, assessora da Spezia a Genova e lui, leader effervescente della portualità, già vice sindaco a Spezia,, una coppia alla conquista vera della Superba.
É proprio questo dato spezzino potrebbe giocare contro la bella Raffaellla più che la matrice “estera” contro Cofferati.
Perchè ai genovesi e ai liguri del Ponente gli spezzini non sono mai andati giù. Sono sempre stati considerati liguri diversi, forse neppure liguri, pericolosi, con quell’accento inequivocabile e quei modi che non sono gli stessi un po’ cupi e riservati dei zeneixi o quelli più aperti e meno formali dei savonesi e degli imperiesi. E il pieno di voti si fa a Zena, non a Spezia…
Ora la battaglia può cominciare. Cofferati e Paita hanno già iniziato a contare amici e nemici. L’eurodeputato ha indicato come suo possibile vice il sindaco di Savona, Berruti, renziano doc già in corsa nelle Primarie prima fase. La assessora ha indicato in Mario Marenco, un presidente di Municipio genovese, figlio di un camallo del Porto il suo pobabile numero due. Mosse strategiche a uso interno Pd: quella di Cofferati per legarsi alla catena renziana, quella di Paita per coprirsi a sinistra, dove Cofferati la minaccia molto.
Tattica in attesa di una campagna elettorale verso il 21 dicembre, data del voto interno, che brucia già e in attesa dei programmi. Ma questi, lo sanno tutti, ci sono già perchè e’ l’evidenza a farli.
Una regione che frana, che è scollegata infrastrutturalmente, quasi irragiungibile, che è esondabile ovunque, dove il lavoro muore, dove la sanità, vera competenza dell’istituzione in ballo, è un disastro con i medici e i pazienti che vanno a esercitare e a farsi curare a Alessandria e a Cuneo, dove le fabbriche chiudono, dove si fatica a comunicare, a farsi conoscere, dove di tre porti importanti e storicamente ricchi – Genova, Spezia, Savona – non se ne riesce a fare uno, come i tempi moderni suggeriscono, dove la cultura del territorio e dell’arte, della bellezza, dell’accoglienza marciano con il passo di lumaca, dove quando non si sa che fare si fa una telefonata a Renzo Piano per chiedere un progetto che poi non si realizza. La torta di riso del tormentone genovese è servita. Come la condiranno Sergio Cofferati e Raffaella Paita?
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