GENOVA – Spese pazze in Liguria. C’è la nera, dal nome fatale Marilyn Fusco e c’è la bionda Roberta Gasco, guarda caso nuora di Clemente Mastella, nel numero dei 23 consiglieri liguri rinviati a giudizio per peculato e falso per avere speso i soldi pubblici per le loro private, privatissime esigenze, dagli slip-tanga, alle cene con amici, ai soggiorni in campagna, montagna, città d’arte, alla birretta, alla scorta di cioccolata e via andare.
Ma, soprattutto, tra questi magnifici 23, per i quali, su richiesta del Pm della Procura di Genova Francesco Pinto, la giudice delle indagini preliminari, Roberta Bossi (coincidenza dei cognomi) ha chiesto il processo, rinviandoli a giudizio, ci sono anche Edoardo Rixi, vice segretario nazionale della Lega Nord e potente assessore regionale della giunta di Giovanni Toti e Francesco Bruzzone, presidente dello stesso Consiglio Regionale ligure, oltre che leader storico dei padani.
E così il processo cosidetto delle “spese pazze”, consumate dai solerti consiglieri, sta facendo tremare le fondamenta della fresca giunta di centro destra, che regge la Liguria dallo scorso mese di luglio, al comando di Giovanni Toti, il portavoce di Berlusconi.
Al centro della tempesta ultra annunciata degli scontrini c’è, infatti, l’architrave di questo governo ligure, la Lega, grazie alla quale, sei mesi fa, la alleanza di centro destra conquistò inopinatamente il potere, scalzando Claudio Burlando, governatore uscente, la cui candidata superfavorita, Raffaella Paita, del Pd e di fresca adesione renziana, venne clamorosamente sconfitta, proprio grazie al boom della Lega, oltre il 20 per cento dei voti in una regione che padana non lo è proprio.
Toti e la sua maggioranza hanno subito fatto muro davanti alla grandinata: “Siamo sicuri del fatto che i consiglieri coinvolti e in partricolare Rixi e Bruzzone dimostreranno che non c’era alcun dolo nell’azione contestata, ma solo l’esecuzione di una prassi, che si deve correggere”.
In particolare Rixi, un giovane assessore molto emergente e dinamico, non solo in Liguria, si difende sostenendo che la sua responsabilità sarebbe stata quella di non avere controllato gli scontrini di spesa del suo gruppo e, quindi, di non essersi accorto della scorrettezza delle spese.
La Lega, grazie a lui, ha restituito già 80 mila euro di spese così indegnamente consumate. Quindi nessun passo indietro, nessuna dimissione, ma l’attesa fiduciosa del processo.
E’ come se i 23 imputati di questo scandalo o scandaletto che sia, intonassero quella famosa aria: “Così fan tutte….” e cercassero di giustificare uno spreco ben superiore ai 200 mila euro complessivi, commesso tra il 2010 e il 2012, con l’equivoco che aveva indiscriminatamente tratto in inganno i consiglieri regionali: le spese di rappresentanza erano come quell’organo maschile che si può estendere a dismisura e comprendere tutto.
Appunto dagli slip della bella Maruska Piredda, la ex hostess candidata in Liguria da Antonio Di Pietro e fatta eleggere nel 2010, inserendola nel listino, alle bottigliue di vino pregiato, regalate dall’ingenuo dipietrista, ex Rifondazione comunista, Nicola Scialfa, anche lui vicepresidente della giunta regionale, agli amici per Natale, ai panettoni, regalati dal Aldo Siri, inappuntabile consigliere di una lista collegata al deputato berlusconiano Sandro Biasotti.
Così fan tutti o così fan tutte: in questo modo nel trappolone sono caduti in un numero superiore a quello dei 23, perchè questo primo processo è solo una tranche delle “spese pazze”, che hanno dilagato ben oltre il 2012, strisciando negli anni successivi di una legislatura che si è conclusa nel 2015 e che è stata caratterizzata proprio dall’esplosione di uno scandalo, inizialmente sottovalutato.
Tra i pochissimi a restare fuori dalla tempesta degli scontrini, delle ricevute inghiottite attraverso le segreterie dei gruppi politici nei conti della Regione-pantalone ci sono stati, Claudio Burlando, l’allora ex presidente della Regione del Pd e Raffaella Paita, la sua delfina, sconfitta alle elezioni 2015 e tutt’ora capogruppo dell’opposizione.
All’ex leader può semmai essere contestato il fatto di non avere preso le distanze da uno scandalo che mitragliava non solo il suo consiglio regionale, ma la sua giunta ed anche nelle posizioni più delicate. Nella rete delle spese pazze caddero anche la Marilyn Fusco, vice presidente della sua giunta, Nicola Scialfa, il successore della suddetta, perfino il presidente del consiglio regionale dell’epoca, Rosario Monteleone, uomo -chiave dell’alleanza che reggeva la giunta Burlando.
Quello che colpisce del processo che sarà per certi versi esilarante ( quando spiegheranno perchè hanno addebitato ai conti pubblici la spesa delle mutande, del centro benessere in qualche beauty farm, i biglietti aerei per andare in vacanza, i week end ruggenti in montagna…) è la totale trasversalità degli imputati, che potrebbe anche giustificarsi con il “Così fan tutte…..”.
Oltre alla Lega, a Forza Italia, con l’incastro dell’integerrimo consigliere Matteo Rosso e della insospettabile per alcunchè, Raffaella Della Bianca, al Pd, a Italia dei Valori sono caduti anche Sel e Udc…..Noi per Burlando, consiglieri dalla fama indiscutibile, come l’ex Rifondazione, Giacomo Conti, sono stati beccati con le mai nella marmellata degli scontrini, tutti seriamente convinti che si doveva scaricare nei costi della politica il proprio passatempo, la cenetta fuori porta, la gita a Courmayeur a contemplare il Monte Bianco quanto è bello, la spesa pazza in frutta secca da 3 mila euro.
La notizia del rinvio a giudizio è arrivata durante una sonnolenta seduta del consiglio regionale ligure e ha scosso sopratutto Rixi, Bruzzone e Matteo Rosso che oggi rappresenta Fratelli d’Italia. Sono gli unici dei magnifici 23 a sedere ancora in consiglio: gli altri non sono stati rieletti o non si sono presentati più. La bella nera Marilyn Fusco fa la albergatrice a Montecatini Terme, la bella bionda Roberta Gasco-Mastella è lontana dalla politica, Nicola Scialfa è tornato a scuola e fai il preside a Ronco Scrivia, Rosario Monteleone è tornato in vita politicamente da poco tempo, perchè è stato nominato commissario dell’Udc.
Il processo arriverà presto: si dice l’8 di giugno con la primaa udienza.
Rixi, Bruzzone, Rosso rischiano la applicazione della legge Severino. L’assessore leghista Rixi, provetto alpinista, scalatore dell’Himalaya e di tutte le vette alpine, scuote le spalle. “Comunque vada a finire, io continuerò a lavorare per la Liguria.”