Toti giura, governatore di Regione in estinzione. Lui cerca di allargare confini

di Franco Manzitti
Pubblicato il 2 Luglio 2015 - 13:31 OLTRE 6 MESI FA
Toti giura, governatore di Regione in estinzione. Lui cerca di allargare confini

Toti giura, governatore di Regione in estinzione. Lui cerca di allargare confini

GENOVA – Ha giurato senza neppure tanta commozione Giovanni Toti, il presidente a sorpresa della Liguria de-burlandizzata, de-pdizzata, de comunistizzata che sta per compiere 50 anni di età e già si parla della sua estinzione o della sua annessione a una macroregione Nord Ovest o all’annessione al Piemonte, che già se la sta mangiando.
Ha giurato l’eurodeputato di Forza Italia che dall’Europa non si è ancora dimesso, il portavoce di Berlusconi, il direttore di Mediaset che va a fare il governatore della Regione capovolta, quella che ha dato a Matteo Renzi il dolore più forte delle ultime elezioni di un mese fa.

Ha giurato non come a Pontida, ma grazie a quelli di Pontida, che sono l’asse duro e puro della sua stretta maggioranza, i “lumbard del belin” per usare l’interiezione riassuntiva del dialetto genovese e l’anatema che da sinistra picchia sulla Lega, partito di maggioranza in molte sacche liguri, compresi i quartieri popolari e post operai del centro di Genova, i suoi sempre più tenebrosi caruggi, dove ancora rimbalza la musica di Fabrizio De Andrè.

A un mese e due giorni dallo choc, Toti sembra un ballerino elegante e sgusciante che sta facendo il giro d’Italia per circondare questa sua nuova Liguria, nella quale non è ancora ufficialmente entrato fino al giorno del suo giuramento, dell’insediamento di un consiglio regionale inatteso nei suoi numeri e del quale nessuno preende ancora competamentee contezza. A incominciare dall’opposizione, ricacciata sui banchi e dalle presidenze con la sconfitta numero uno, la ragazzza Raffaella Paita, sconfitta sonoramente nella corsa al gorvernatorato, eppure ancora tutta compresa nel suo ruolo protagonista, i toni alti, la sicumera intatta, manco non venisse dalla Waterloo dell’epopea burlandiana, il ruolo conquistato di capogruppo e quindi di leader anti Toti, anti Lega, anti Destra.

Ahi ahi povera Liguria, all’inizio della era del governo Toti-lega. I nuovi padroni stanno facendo un girotondo intorno al potere appena conquistaato, condotti dal neo presidente che ha già dimostrato come intende governare: considerando la sua terra parte di qualcosa di ben più largo degli aspri confini terra-mare, un territorio unico con la Lombardia del Maroni scatenato nelle sue lobbyes pigliatutto, il Veneto del comandante Luca Zaia, corazza di ferro, todos non caballeros, ma padanos e magari anche il Piemonte pragmatico di Chaimparino che non è certo leghista, ma parla un linguaggio de ideologizzato, da leader capace di vedere bene il suo orizzonte oltre Padano, che Novi Ligure, la famigerata Novi Ligure della prima gaffe totiana, è in Piemontee, ma parla ligure e così si chiama……. e alla Liguria guarda eccome, a partire da quel Terzo Valico ferroviario Genova-Padania, che proprio li sbucherà con la sua galleria finale.

Ahi ahi Liguria, quel girotondo della nuova giunta che non c’è ancora proprio perché il girotondo non si ferma, è la dimostrazione che la strategia di Toti è più larga, più inclusiva, non si ferma a Pentema, luogo periferico di Genova capitale, ma anche simbolo dello sprofondo ligure, né si arresta sui contrafforti dei Giovi, del Turchino, del Colle di Tenda, della Cisa, della Fontanabuona, del grande fiume Magra, dove passano i confini regionali verso Francia, Piemonte, Emilia Romagna e Toscana.

Gira, gira il neo governatore, un giorno da Maroni impegnato h 24 come recita nella pantomima di Crozza, comico celeberrimo genovese- sampdoriano, a costruirsi il suo piedistallo nordista e oltre, un giorno a palazzo Grazioli, un giorno a Torino e la domenica tanto per santificare, magari a Arcore, malgrado la canicola dell’anticiclone….Altro che Portofino che ora il Berlusca snobba per colpa della Pasquale, vuoi mettere Capri e Mergellina con quel borgo avaro!

Toti gira e costruisce la sua ragnatela intorno alla Liguria e non va neppure a Ventimiglia, dove il bivacco dei migrantes dura da tre settimane e occupa scogli, stazioni, piazzali e tutti urlano allo scandalo dell’Europa che lì muore al margine del regno da favola della Cote d’Azur e lui non ci va pervicacemente, per dimostrare che quella partita non è sua, ma del governo Renzi che sbaglia e continua a fare arrivare i disperati anche a Genova, anche nei luoghi sacri del turismo ligure, della sua vetrina di accoglienza, li accatasta negli ex padiglioni della Fiera del Mare di Genova e sulle spiagge di Alassio, la perla della Riviera.

Capite, là dove c’erano le barche da sogno, le vele desiderate da tutti, i motoscafi da lusso sfrenato, lucidati e super accessoriati, nei padiglioni con vip, reali e folla comune con la bava alla bocca a sfilare dall’anno di inaugurazione del Salone Nautico Internazionale di Genova, anno 1961, ora ci sono le brandine dei migrantes, i volontari della Croce Rossa, quel mondo dolente che ci sta invadendo.

Gira alla larga il girotondo di Toti, che giura alla fedeltà della Liguria nella sala verde del Consiglio regionale, inappuntabile nella sua cravatta blu, ferreo nelle priorità di una nuova agenda che sembra disarmare le opposizioni, il Pd lacerato a stracci dalla sconfitta, dalle diaspore, dalla incapacità di trovare un segretario politico nel day after di Waterloo, Roma che manda due volte il vice di renzi Lorenzo Guerini a capirci niente tra ‘sti genovesi così rissosi, odiatori, divisi, i 5 Stelle che chiedono la vice presidenza del consiglio, tutti gli altri che studiano la mappa della prossima giunta per scoprire i nomi di chi puù ancora entrare nel girotondo nel gioco sempiterno dei bussolotti.

Ahi Ahi Liguria, che compi 50 anni di autonomia, dai tempi ultrademocristiani del primo presidente, l’onorevole Gianni Dagnino, del centro sinistra anni Settanta, sotto il bastone di Paolo Emilio Taviani e scopri che da allora ad oggi 280 mila giovani liguri se ne sono andati dalla madre patria e sono stati sostituiti da 260 mila anziani oltre i 65 anni. Come un fulmine il dato statistico del Rapporto Regionale sulla Liguria dell’Istat fotografa quel che si sapeva, ma ora è ufficiale: questa è diventata la Regione più vecchia d’Italia, quasi certamente del mondo, perchè il tasso di vecchiaia, cioè il rapporto tra chi ha più di 65 anni e chi ne ha 14 si è capovolto. Gli ultrasessantacinquenni hanno sostituito i quindicenni……

Forse è meglio che Toti fermi il girotondo nel quale poi si finisce “tutti per terra” e incominci a lavorare su questi numeri che pongono problemi enormi al presente e al futuro dell’arcobaleno ligure. Per ora il girotondo, però, deve continuare almeno fino alla formazione di una giunta “ristretta” a sette assessori per legge, quindi diventata un alambicco dal quale distillare la pozione magica, tre dosi di assessori di FI, tre di assessori leghisti, uno di Fratelli d’Italia o di Area popolare.

Nel girotondo ci sono due figure che non hanno mai mollato la mano di Toti, oltre al suo uomo di fiducia, il sindaco di Ameglia, Giampedroni. Sono la giornalista Ilaria Cavo, quarantenne rampante, volto televisivo che si era conquistata una visibilità nelle grandi storie di cronaca nera, prima a “Porta a Porta” di Bruno Vespa, poi sui programmi di Mediaset seguendo grandi casi, come quello del serial Killer genovese Donato Bilancia e l’altro della sventurata mamma di Cogne e che ora è folgorata sulla strada della politica.

La Cavo è genovese e divenne un volto “buca-schermi” nel G8 genovese del 2001, quando portò nelle case d’Italia e del mondo le tragiche sequenze genovesi sulla emittente locale “Primo Canale”. Galeotto il G8, verrebbe da scrivere con una rima un po’ blasfema: nacque così la fama tv della ragazza genovese che ora torna, “ispirata” alla vocazione dal suo ex direttore, Giovanni Toti.

Farà l’assessore alla Comunicazione e alle Pari opportunità, un bel salto. L’altro fedelissimo del girotondo, che nelle foto ufficiali quasi si piega sotto le giravolte di Toti è un nome notissimo, Marco Scajola, nipote dell’ex ministro Claudio, figlio di Alessandro, già deputato e vice presidente della Carige ante scandali. Scajola III o IV se si calcola suo nonno che fu il sindaco di Imperia del Dopoguerra, è un ragazzo tranquillo, ciuffo biondo, aria buonista, tutto diverso dalla “garra” dello zio Claudio del quale, però sembra una specie di felpata “longa manus”. Perchè sarebbe entrato, se no, in questo ridotto girotondo, pur calcolando il suo buon successo elettorale e il fatto che per lui questo è già il secondo mandato regionale? Potenza degli Scajola e del loro cinquantennio, lungo come quello della Regione…..
Ahi ahi Liguria, la statistica dice anche che il tasso di disoccupazione giovanile è sopra il 43 per cento, quasi uno su due. Ci credo che poi i ragazzi sotto i 35 anni se ne vanno altrove e questa resta una terra di anziani con strutture inadeguate di assistenza e ospedali che collassano e il problema kolossal delle “fughe” dei pazienti verso le accoglienze sanitarie delle altre regioni.

Vanno per la maggiore tra i pazienti liguri gli ospedali di Alessandria e di Cuneo, dove anche molto medici liguri si sono trasferiti e fanno le loro belle figure. E allora non sarà una follia parlare di altri confini, mentre Toti fa il pendolare ante litteram.

Toti gira e il suo predecessore Claudio Burlando, è già Cincinnato. Si è ritirato in campagna in un paesino dell’entroterra genovese più tradizionale, Marzano, trenta chilometri da Genova. Dice che ci resterà qualche mese. Ma nessuno ci crede. Lui saprebbe come interrompere il girotondo. I suoi, sconfitti e dispersi come in una ode manzoniana, non si sono ancora accorti che la Liguria si sta estinguendo e che non ci sarà nessun congresso di Vienna a darle un nuovo destino e un minimo di autonomia come sotto i Savoia. Come accadde esattamente duecento anni fa, 1815. Cofferati non è Mazzini e la Pinotti, ministro della Difesa, genovese, non è certo Garaibaldi e non solo per differenza_ come si dice oggi_ di genere. Ahi ahi Liguria.