Centrosinistra vile e ipocrita

di Gennaro Malgieri
Pubblicato il 26 Ottobre 2009 - 15:35| Aggiornato il 30 Settembre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Perché Piero Marrazzo non si dimette? Semplice: il suo partito glielo impedisce poiché sa che se andasse alle elezioni regionali anticipate nel Lazio, prenderebbe una botta dalla quale difficilmente si riprenderebbe in vista di quelle regionali generali di primavera. È una buona ragione per tenere un Consiglio ed un Giunta sospesi in un limbo, posto che i poteri del presidente giuridicamente non possono essere trasferiti al vice-presidente per un periodo molto lungo e soprattutto quando non ricorrono le condizioni espressamente previste dalla legge che si riducono, sostanzialmente, ad impedimenti derivanti da gravi condizioni di salute? Certamente no.

E allora lo sbocco elettorale dovrebbe essere addirittura accelerato, ma da noi, si sa, i bizantinismi fioriscono in abbondanza e le offese alla Costituzione, oltre che al buonsenso, sono all’ordine del giorno, perciò meravigliarsi di quanto sta accadendo non serve a nulla. Marrazzo è la vittima sacrificale, oltre che della sua dabbenaggine, del partitismo imperante. Anzi, come si diceva una volta, della partitocrazia.

La quale cinicamente lo tiene in sospeso come presidente impedendogli di “sparire”, come lui vorrebbe, e facendo governare al suo posto un altro che non ha alcun titolo per assumerne le deleghe in quanto non è stato eletto direttamente dal popolo, come prevede la legge. Dove sono finite le vestali a guardia della Costituzione? Sbaragliate da una storiaccia di transessuali, ricatti, carabinieri felloni, vizi privati e pubbliche sconcezze. Non si avvedono che oltre a continuare a fare del male al povero Marrazzo seminano sconcerto tra i cittadini? Non hanno domande da farsi per una volta e neppure appelli da firmare? Resistere, resistere, resistere.

Va bene così, fino alla prossima occasione che non mancheranno di cogliere per rispolverare il loro ruolo di Garanti dell’intangibilità della Costituzione. Per un Marrazzo appeso al filo del ridicolo non c’è pietà. Se l’è cercata ed ora paghi il fio dei suoi privatissimi vizi che non certo il centrodestra sta cavalcando, ma, al contrario, proprio quel centrosinistra il quale sulle prime aveva provato a buttarla in vacca gridando immediatamente al complotto ai danni del “governatore”e poi si chiuso in un imbarazzato silenzio.

Un centrosinistra che pretende tuttavia da Marrazzo il sacrificio supremo: darsi in pasto alle ovvie polemiche poiché la responsabilità è sempre personale anche se, nel caso, avrebbe l’attenuante della disattenzione di chi avrebbe dovuto guardare meglio in una candidatura e nei comportamenti del rappresentativo signore del quale oggi vengono fuori tendenze che, per quanto ci riguarda, dovrebbero restare confinate nel suo personalissimo mondo ed invece diventano pubbliche ed interferiscono con la vita di tutti quando se ne fa un uso politico: l’uso che in particolare il Partito democratico ne sta facendo costringendo, appunto, Marrazzo ad un supplemento di dolorosa esposizione mediatica.

Non si fa così. Anche al cinismo c’è un limite. Ed in questo caso il limite è l’umanità del malcapitato al quale non si può chiedere un supplemento di afflizione di due mesi per tenere in vita un Consiglio regionale che, speriamo, altre autorità provvedano a sciogliere. Dalla nuova dirigenza del Partito democratico ci attendiamo un po’ di resipiscenza ed un’onestà intellettuale che la vecchia ha dimostrato di non avere a sufficienza. Si liberi e ci liberi politicamente da un handicap politico al fine di evitare un logoramento quotidiano che finirebbe per avvelenare ancora di più i rapporti politici in un momento oggettivamente difficile per la vita della Repubblica.

Ed una raccomandazione ci permettiamo di farla a tutti, nell’una e nell’altra parte del conflittuale universo politico italiano: al momento di assumere una carica pubblica i candidati dichiarino tendenze ed inclinazioni sessuali, gliene saranno grati gli elettori che altrove in Europa non trovano affatto disdicevole, per esempio, che un politico sia omosessuale e, se lo ritengono, lo accettano come sindaco di Parigi o ministro degli Esteri della Repubblica federale tedesca.

Da noi il veleno dell’ipocrisia sta uccidendo quel minimo di coesione sociale che ancora resta. Fino a costringere un ex-presidente, che vorrebbe farsi dimenticare, a restare sostanzialmente sul proscenio per puri calcoli elettorali. Il vero postribolo è il mondo politico.