François Hollande, fortunato in amore, presidente “budino” ma a letto…

di Gennaro Malgieri
Pubblicato il 15 Gennaio 2014 - 09:10 OLTRE 6 MESI FA
François Hollande, fortunato in amore, presidente "budino" ma a letto...

François Hollande: budino in politica, ma fortunato in amore

Le corna in Francia, come altrove, si portano da che mondo è mondo. E, naturalmente, si fanno portare. Sia in politica che in altri campi. Ma quando diventano un “affare si Stato”, allora per quanto si sia molto meno bacchettoni degli anglosassoni, una “ricaduta” pure la hanno.

Le corna spuntate sull’Eliseo, invertendo una tendenza che sembrava inossidabile, sono diventate una faccenda nazionale creando un gran trambusto non tanto per il fatto in sé quanto per il soggetto al centro del pruriginoso affaire: François Hollande, un presidente non particolarmente amato dai francesi che in fatto di piaceri muliebri non ha lasciato mai nulla per strada. Addirittura s’è giustamente gloriato delle sue conquiste, perfino esibendo (con poco senso della misura: mai Giscard, Mitterrand, Chirac si sarebbero comportati così; pure Dominique Strauss-Khan sarebbe stato più discreto, ed è tutto dire) come trofei le sue donne e procurando indubbiamente invidie, soprattutto nel Partito socialista dove non mancano bellezze di eccellente fattura tra le quali spicca, nonostante il trascorrere del tempo, l’ex compagna di Hollande, la splendida Ségolène Royal.

Non è, dunque, la prima volta che le corna diventano un “caso politico”, in particolare in Francia dove però non hanno quasi mai fatto registrare terremoti rilevanti. Che anche lì il totalitarismo puritano stia facendo breccia? Per come conosciamo la Francia frequentandola assiduamente e per lunghi periodi dell’anno, ci sentiamo di escluderlo. E siamo inclini a ritenere che l’ “incidente” occorso a François Hollande ha suscitato il trambusto che tiene in apprensione il suo Paese, oltre che le cancellerie di mezza Europa per le ricadute che può avere (ecco un caso da studiare: l’Europa politica finisce per i filarsi anche tra le coltri dei potenti, pur non essendo questo aspetto contemplato nel Trattato di Maastricht), soprattutto per la mancanza di stile e di prudenza dimostrata dal presidente.

Non dimentichiamo che la “monarchia presidenziale” d’Oltralpe ha i suoi riti dai tempi di Luigi Filippo, 1830. E la solitudine del potere ha circonfuso di un’aura quasi sacrale chiunque fosse l’inquilino dell’Eliseo. L’inviolabilità presidenziale è sempre stata considerata dai francesi come un elemento costitutivo del potere in cui essi, a prescindere da chi lo incarna, si riconoscono. Vedersi governati da un quasi sessantenne che la sera se ne va in scooter a trovare la sua amante e al mattino viene risvegliato da un signore, il cui ruolo sarebbe quello di fare la guardia del corpo (o dei corpi, non chiaro), che certo non è rimasto a vegliare davanti alla porta della camera da letto, fornito di croissant per la frugale ed amorevole colazione dei colombi innamorati, non deve essere proprio esaltante.

Amanti qualsiasi, amanti popolari, amanti per caso Julie Gaayet e François,privi di grandeur, di mistero, di fascino. Amanti come possono esserlo tutti, insomma. È questo che fa più male ai cittadini abituati a ben altre storie di alcova. Se le si priva della sontuosità e dell’eleganza, sono storiacce che finiscono per mandare all’ospedale la compagna in carica e alla gogna la giovane ammaliatrice che ha trascinato il presidente nel gorgo dell’impresentabilità.

Ségolène Royal che conosce bene Hollande per avergli dato quattro figli ed aver convissuto con lui per quasi trent’anni, ha risposto con un sorriso all’intervistatrice che le chiedeva un’opinione sull’affaire. Già, non più d’un sorriso. Quando il potere cade nella polvere non si può fare altro che sorridere di compatimento.

Perché, si ci chiede, Hollande non ha diritto alla stessa considerazione che spetta agli altri, nel caso alla difesa della sua privacy, non è forse un uomo come gli altri? No, davvero. Per cinque anni almeno non lo è. Ha scelto lui di non esserlo ed i francesi lo hanno assecondato. Dunque, non ci sono zone franche per chi occupa la sua posizione. E, si badi bene, non è una questione di moralismo, ma di stile e di responsabilità, come da secoli proprio i francesi ricordano al mondo con l’albagia che li contraddistingue.

Ad un presidente, insomma, non è consentito ciò che sarebbe trascurabile nei comportamenti di qualsiasi altro essere umano. Non è consentito che giri di notte, senza sostanziale protezione, per le vie di Parigi a bordo di una motoretta: è depositario, tra l’altro, dei codici nucleari. Non gli è consentito avere i suoi incontri carnali in un appartamento dato in prestito alla sua amante da personaggi, si dice, legati alla malavita corsa. Non è consentito che la Francia non abbia un capo (che non prevede supplenti, per via dell’indivisibilità del potere propria delle Repubbliche presidenziali) per un certo numero di ore quando tutto potrebbe accadere. Non è consentito che si esponga a rischi fisici e a ricatti politici colui rappresenta il popolo al più alto livello. Non è consentito che non avverta dentro di sé la gravità del ruolo.

Lo chiamavano “budino” nell’entourage del Partito socialista; tale è rimasto Hollande: tremolante come tutti gli indecisi. Sta facendo rimpiangere perfino Nicolas Sarkozy che certo in amore come in politica non ha brillato per stile, coerenza, sagacia. Ma che il presidente il carica, dopo un solo anno, abbia toccato il fondo nei sondaggi d’opinione, la dice lunga sulla sua consistenza.

Forse come amante è irresistibile (e con poca eleganza, noi, comuni mortali, potremmo sempre chiederci ma che cosa ci troveranno le donne in un tipo così), le sue compagne sono state tutte bellissime, affascinanti, sensuali. Ma come presidente è una frana. Almeno fino a quando non arriva nell’alcova. Qui si ferma il nostro giudizio per mancanza di indizi. Ma anche perché spingersi oltre non è da gentiluomini.