Monti il rottamatore: Pd e Pdl allo sfascio

di Gennaro Malgieri
Pubblicato il 6 Marzo 2012 - 11:54 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Mario Monti, ben al di là delle sue intenzioni, è riuscito, senza peraltro applicarsi minimamente, a rottamare contemporaneamente il Pd ed il Pdl. E non perché da essi ha ottenuto l’indispensabile fiducia parlamentare per governare, ma per il semplice fatto che entrambi i partiti, i quali solo nel 2008 insieme rappresentavano circa il settanta per cento dell’elettorato, hanno smarrito la loro strada buttando a mare la precaria identità che li sorreggeva e disconoscendo la ragione sociale che li giustificava come principali protagonisti del bipolarismo italiano.

Adesso, ridotti complessivamente a meno del cinquanta per cento secondo i sondaggi, sembrano fantasmi vaganti negli ambulacri dei Palazzi del potere alla ricerca di un ruolo purchessia e che nessuno è disposto a riconoscergli. Se dovesse continuare così è probabile che tra un anno perfino gli elettori più affezionati gli volteranno le spalle. Definitivamente. Riusciranno a riformarsi e a mettere su cartelli decenti almeno per potersi presentare alle elezioni? Ne dubito fortemente. Vedendoli brancolare nel buio, disorientati e ingrigiti, non mi sembra che nelle loro vene circoli sangue abbastanza fluido da far immaginare resurrezioni improvvise.

Le “fusioni a freddo” dalle quali tanto il Pd che il Pdl sono nati non promettevano niente di buono: Blitzquotidiano lo ha documentato ossessivamente nella fase di trasformazione del centrosinistra e del centrodestra, evidenziando come senza un’anima i partiti politici non reggono, sono destinati alla marginalizzazione poiché l’opinione pubblica li percepisce come prodotti guasti o, nella migliore delle ipotesi, immaturi.

Per di più il Pd si è rivelato poco attraente perfino agli occhi degli stessi militanti i quali, come dimostrano le disastrose primarie, preferiscono ai suoi candidati personaggi maggiormente rappresentativi di una sinistra che reputano evidentemente più credibile. In aggiunta il guado nel quale Bersani e soci si sono impaludati appoggiando piuttosto acriticamente Monti e le misure “europee” che sta attuando, le quali non collimano con la storia, la sensibilità, il sentire della sinistra, non fa che allontanare l’elettorato tradizionale dal Pd e gettare ombre sulla sua classe dirigente.

Il Pdl non gode di salute migliore. Ondivago, incerto, confuso, rissoso, indeciso sulle alleanze prossime venture, incapace di elaborare una strategia ed ancor più idee vive, il tramonto del berlusconismo come una fatalità alla quale sembra impossibilitato a sottrarsi. Il Cavaliere, a dire la verità, non aiuta in questa fase. E le sue esternazioni contribuiscono a disorientare un elettorato già frastornato quando non disgustato. In quattro anni il Pdl ha perso il dieci per cento dei consensi: può accadere.