Pdl: cambia il nome, i problemi restano

di Gennaro Malgieri
Pubblicato il 29 Luglio 2011 - 13:02 OLTRE 6 MESI FA

Adesso che la frittata è fatta il Cavaliere non può davvero credere che il ritorno al passato possa risolvergli tutti i problemi. E Alfano è troppo avveduto per ritenere che mettendo insieme i vecchi capi corrente di Forza Italia e di Alleanza nazionale, insieme con qualche new entry, possa dare luogo a quel rinnovamento da lui stesso auspicato nel discorso di investitura. Il comitato, o come si chiama, messo in piedi per scrivere le regole del partito (a questo punto non si sa più quale) ed individuare le candidature per le prossime amministrative (a quelle politiche chi ci pensa?) è ampiamente inadeguato sotto il profilo della rappresentatività e privo di legittimazione poiché non lo prevede lo Statuto e la sua composizione non è stata approvata da nessun organismo.

Insomma, nome, ragione sociale, strutture mi sembra che complichino la vita al Pdl ed agitino i suoi dirigenti e parlamentari.

Sullo sfondo, in lontananza, resta il principale dei problemi con cui questo simulacro di partito è alle prese: l’identità. Qual è, insomma, la cultura politica che dovrebbe ispirarlo? È un po’ poco cavarsela dicendo che vuole essere la sezione italiana del Ppe.

Francamente credevamo che la nuova fase del movimento si sarebbe aperta con una grande discussione sulle idee del centrodestra e magari con qualche riflessione più complessiva sulla funzione dei partiti in una democrazia davvero in pericolo, infettata dalla partitocrazia che, come da decenni si sa, genera corruzione, malaffare e povertà. Niente. Ci si accontenta di resistere. Non è molto. È l’annuncio di una tragedia politica prossima ventura. Con buona pace degli ottimisti di professione che non sanno o non vogliono guardare in faccia alla realtà.