Bernardo Valli compie 90 anni, gli auguri della “sua” redazione di Repubblica a Parigi

PARIGI –  “Dov’è Bernardo ? L’ha sentito ? Sta bene ?”.

Quante volte, verso sera, arrivava la telefonata di Maria Teresa. Voleva avere notizie di quel fratello un po’ scapestrato, sempre pronto a prendere qualche arnese e partire per un conflitto, una crisi o chissà che altro.

Quando partiva, lo diceva a pochi: al giornale e a noi dell’ufficio parigino di Repubblica, composto dal sottoscritto, da Franco Fabiani e da due nostre nascoste, formidabili e indispensabili amiche: Régine Daric, prima, e Prune Balladur, dopo.

Nella quieta provincia italiana, un giornalista senza timori era fonte di apprensione, ma sicuramente anche di orgoglio: in fondo, come si suol dire, “si era fatto strada”.

Quel fratello si chiama Bernardo Valli e oggi, 15 aprile, compie novant’anni, di cui ben sessantacinque passati a raccontare il mondo, la cultura, le guerre, le grandezze e le meschinerie della nostra epoca.

   Troppo facile rinchiuderlo nel recinto di un corrispondente di guerra. Non perché non lo sia stato.

Io e Franco lo prendevamo in giro quando, tra i tanti premi che ha avuto, gli venne assegnato un premio per la pace : “Proprio a te che non fai altro che andare in mezzo alle guerre”, gli dicevamo con un sorriso.

Ma sapevamo che lui andava in quei luoghi per cercare di capire e di spiegare, forse a se stesso ancor prima che ai lettori, perché l’umanità si fa la guerra, perché si è pronti a commettere i crimini più rivoltanti in nome di cause, ideali, interessi, odî e chissà che altro.

   Ha sempre voluto andare sul posto. Guardare, ascoltare la gente, sentire gli odori, osservare i colori. Ma descrivere non bastava. Bisognava anche (e soprattutto) analizzare e spiegare. Dare un senso ai fatti. Non una giustificazione, un senso.

E poteva trattarsi di un fatto politico, di una guerra, di una mostra, di un avvenimento storico, di un libro, di uno spettacolo. In fondo, è stato solo ed esclusivamente un giornalista culturale, che ha cercato di capire la cultura del suo tempo. Spesso ha avuto ragione, a volte ha sbagliato. Normale, perché per un giornalista la verità è sempre traballante, quasi una scommessa. Come dice lui stesso, è « la verità di un momento ».

   Buon compleanno, Bernardo.

 

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