Coronavirus in Francia. Macron guarda all’Italia e spera nella sinistra tedesca

PARIGI – Il prolungamento del lockdown per quattro settimane, l’inattesa riapertura ‘progressiva’ delle scuole, un abbozzo di mea culpa per l’insufficiente preparazione a combattere un nemico inatteso.

Emmanuel Macron ha cercato di tracciare una prospettiva al Paese, incitando i francesi a tener duro.

E anche se quasi 37 milioni di persone (un record impensabile appena poche settimane fa) erano appese alle sue labbra solo per conoscere il loro futuro immediato, il capo dello Stato non ha rinunciato ad annunciare battaglia sul fronte europeo:

«Siamo a un momento di verità che impone più ambizione, maggiore audacia, un momento di rifondazione».

A Bergamo, citata per prima, e in altre città del mondo «piangiamo i morti dello stesso virus».

Le prime misure comunitarie vanno nella buona direzione ma non bastano. Ci vuole di più, anche se Macron si guarda bene dal citare gli eurobond, se non altro per non irritare l’amico tedesco.

Eppure, sulle rive della Sprea sembra quasi di sentire un’eco alle parole del leader francese.

Franz-Walter Steinmeier, socialdemocratico presidente della Repubblica federale, ha un peso politico ridottissimo, ma il suo ruolo morale non va sottovalutato.

Rivolgendosi in via eccezionale al paese (di solito lo fa solo a Natale), il capo dello Stato si è in parte opposto a Macron, dicendo che la pandemia non è una guerra, bensì «un test della nostra umanità ».

Subito dopo è andato però nella direzione del francese: questa crisi, ha aggiunto, « fa risaltare il meglio e il peggio delle persone. Mostriamo agli altri quel che c’è di migliore in noi ».

Un’esortazione non solo etica:

«La Germania non può uscire sana e forte dalla crisi, se anche i nostri vicini non ne escono sani e forti. Trent’anni dopo l’unità tedesca, 75 anni dopo la fine della guerra, noi tedeschi non siamo solo chiamati alla solidarietà, siamo tenuti a darla!».

La prossima partita si giocherà la settimana prossima alla teleconferenza dei capi di Stato e di governo dell’Unione. Lì si vedrà se la pressione di Macron e dei paesi del sud, sostenuti da una parte della classe politica tedesca, riuscirà a convincere Angela Merkel.

La cancelliera è ridiventata popolarissima (74 % di opinioni favorevoli) e potrebbe fare un gesto di apertura verso quel fondo comune per il rilancio delle economie europee proposto da Parigi. Vedremo.

Nel frattempo, la Francia seguirà la strada italiana, con qualche giorno di ritardo e una burocrazia criticata ma più efficiente della nostra.

Il ritorno alla normalità sarà graduale, probabilmente differenziato secondo le regioni, l’età, le necessità produttive.

Dovranno soffrire più a lungo bar, ristoranti, turismo, spettacoli, festival. Stupisce la riapertura ‘progressiva’ delle scuola, università esclusa.

Una scelta dovuta a due motivi: da un lato, se si vuol rilanciare la macchina economica, i genitori non possono restare a casa per tenere i figli.

Dall’altro, la diseguaglianza tra chi può studiare da casa via internet e chi invece vive in famiglie povere rischia di diventare incolmabile.

In ogni caso, Macron non ha nascosto che il cammino, anche per i francesi, sarà lungo e doloroso.

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