Donne al comando, in Germania, ma col quid, Merkel umilia Trump, Renzi, Hollande & C.

di Giampiero Martinotti
Pubblicato il 9 Dicembre 2016 - 06:10 OLTRE 6 MESI FA
Donne al comando, in Germania, ma col quid, Merkel umilia Trump, Renzi, Hollande & C.

Donne al comando, in Germania, ma col quid, Merkel umilia Trump, Renzi, Hollande & C. (Nella foto, da sinistra, Ursula von der Leyen, Angela Merkel e Julia Klöckner)

Sulla prima pagina della Welt c’era una foto con tre donne sorridenti: la ministra della Difesa Ursula von der Leyen, la cancelliera Angela Merkel e Julia Klöckner, figura di punta della Cdu, il partito cristiano-democratico tedesco. Quella foto mostra la cancelliera e le sue possibili delfine mentre scherzano, con tutta probabilità, sul colore quasi uguale delle loro giacche. Gli uomini sono relegati sullo sfondo, segno che in Germania il potere è saldamente femminile. L’allegra distensione delle tre donne è il frutto della vittoria: la nona rielezione di Angela Merkel al vertice del suo partito con l’89,5 per cento dei voti congressuali. I commentatori, compresi quelli italiani, hanno subito alzato il ditino: con l’esclusione del 2004, è il peggior risultato ottenuto nei nove congressi dal 2000 a oggi. Giusto, ma la questione è un’altra: quale leader europeo è in grado di raccogliere quasi il 90 per cento dei consensi dopo sedici anni ai vertici del partito e undici alla guida del Governo?

Il caso Merkel, qualunque cosa si pensi della sua politica, illustra la pochezza della classe politica che occupa la scena dei paesi latini. La cancelliera ha le idee chiare e sa adattarle non appena capisce che non può camminare controvento. E’ determinata, lavora sodo, ha istinto politico, solo raramente si lascia trascinare da un ragionamento impulsivo, riflette prima di decidere e parlare. I suoi tempi, nel bene e nel male, non sono quelli delle reti sociali e delle tv all news. E tutto ciò crea quella cosa tanto impalpabile quanto decisiva che si chiama carisma. Il che si traduce in voti e popolarità: il 65 per cento dei tedeschi è favorevole alla sua ricandidatura, malgrado le critiche sull’accoglienza dei migranti. La cancelliera, insomma, non ha bisogno di primarie per assicurarsi la leadership.

In Francia, in Italia e in Spagna, invece, nessun leader politico riesce ad elevarsi al di sopra della mediocrità. Da noi, il povero Renzi ha fatto la fine che ha fatto, ma non si vede chi abbia la capacità di imporsi come vero leader. In Francia, le primarie della destra sono state una lunghissima e noiosa maratona: François Fillon ha vinto largamente, ma la minoranza sconfitta potrebbe trovarsi un candidato centrista per le presidenziali, azzoppando così il leader appena incoronato. A sinistra, chiunque vinca le primarie lo farà contro l’accozzaglia dei suoi avversari, perché nessuno è in grado di imporsi per forza delle idee, capacità di concretizzarle, carisma.

Noi latini abbiamo quindi più di un motivo per invidiare la Merkel. Certo, la sua inflessibilità in materia economica può irritare, così come può dispiacere l’idea di una Germania che domina l’Europa. Ma la Francia, l’Italia, la Spagna su chi possono contare se non su dei nanerottoli politici? Da noi non c’è nessuno, in senso letterale, in grado di confrontarsi con la cancelliera. La quale, peraltro, è stata l’unica europea a mettere le cose in chiaro nel messaggio inviato a Donald Trump dopo la sua elezione : “Germania e America sono legate da valori comuni: democrazia, libertà, rispetto del diritto e della dignità della persona umana, indipendentemente da origine, colore della pelle, religione, sesso, orientamento sessuale o convinzioni politiche. Sulla base di questi valori le offro una stretta collaborazione”. Chi altro poteva rivendicare con tanta chiarezza i valori europei? E’ difficile immaginare che potessero farlo Renzi, Hollande o Rajoy.