Elezioni in Francia, si prevede ballottaggio Macron-Le Pen: l’estrema destra fa meno paura ed è più pericolosa

In Francia la democrazia non sta bene e questa non è una buona notizia per tutto l’Occidente.

A poche ore dal primo turno delle presidenziali, i sondaggi dicono che metà del Paese si appresta a votare per i candidati anti-sistema, quelli che sperano in uno scossone per portare il paese chissà dove.

E l’astensione potrebbe raggiungere il record storico del 2002, l’anno in cui Jean-Marie Le Pen arrivò al ballottaggio. Emmanuel Macron continua ad essere il favorito. Ma il Paese è impaurito dalla guerra, sfiancato da due anni di crisi sanitaria, roso da un’inflazione che comincia seriamente a ridurre il potere d’acquisto delle classi più modeste.

E sullo sfondo riappare l’eterna tentazione transalpina di tagliare la testa al monarca repubblicano, di gettare nella polvere chi era stato portato alle stelle solo pochi anni prima.

Oggi, a proteggere Macron c’è solo la sua veste di unico statista in lizza. La Francia gli riconosce il fatto che nessuno dei suoi avversari avrebbe fatto meglio per combattere il Covid. Ma passata l’emozione dei primi giorni del conflitto in Ucraina, il presidente ha perso il bonus di protettore del Paese in tempo di guerra.

   Negli ultimi giorni, la tentazione populista che da trent’anni serpeggia in Francia, sia pur con alterne fortune, è riemersa come mai prima. A rappresentarla non è soltanto Marine Le Pen, che è riuscita a ripulire la sua immagine. Ma il cui programma resta segnato dai classici registri dell’estrema destra.

Discriminazione degli stranieri grazie alla «preferenza nazionale». Referendum su immigrazione e identità. Introduzione di numerose misure contrarie al diritto europeo. La gentilezza dei modi, il ritiro di alcune misure che spaventavano, come l’uscita dall’euro, non possono lasciare spazio ai dubbi. Il progetto Le Pen è vicino a quelli di Viktor Orbán o del polacco Mateusz Morawiecki, paladini della democrazia illiberale.

   Nella stessa area si muove Eric Zemmour, giornalista trasformatosi in paladino di tesi complottiste e di una violentissima campagna anti-musulmana. E’ entrato in lizza per togliere di torno la Le Pen, ma è riuscito a fare l’esatto contrario, cioè a darle la patente di persona moderata e rispettabile. Il fenomeno Zemmour potrebbe sgonfiarsi rapidamente. Ma la sua ascesa dimostra l’attrattiva dell’estrema destra sull’elettorato francese. Se le inchieste di opinione non sbagliano, Le Pen e Zemmour avranno insieme un terzo dei suffragi.

   Se il populismo di destra va forte, quello di sinistra non sfigura. Jean-Luc Mélenchon, anti-americano e dell’uscita dalla Nato, veleggia attorno al 17 per cento. Troppo poco per arrivare al ballottaggio, ma abbastanza per sparigliare le carte (cinque anni fa si rifiutò di sostenere Macron al secondo turno).

   Naturalmente, i tre populisti hanno idee diverse, ma sono accomunati dalla simpatia per Putin. La campagna elettorale della Le Pen nel 2017 fu finanziata da una banca russa (il prestito dev’essere rimborsato entro il 2027) e pochi giorni fa, prima del massacro di Bucha, lei stessa ha detto che Putin sarebbe potuto ridiventare un alleato.

Zemmour l’ha sparata molto più grossa in dicembre: «In Francia ci vorrebbe un Putin». Nel 2014, Mélenchon voleva ridisegnare la frontiera tra Russia e Ucraina. Eppure, passata l’emozione dei primi giorni, la guerra in Ucraina non sembra più guidare le scelte dei francesi.

   Quanto ai partiti tradizionali, le due architravi della Quinta Repubblica, il Partito socialista e i Repubblicani eredi del neogollismo, sono in stato comatoso. Anne Hidalgo, sindaca di Parigi e candidata socialista, riuscirà nell’impresa di ottenere il peggior risultato mai ottenuto dal suo partito.

La stessa sorte toccherà a Valérie Pécresse, che non è stata sostenuta nemmeno da Nicolas Sarkozy. Le ultime briciole del vecchio sistema politico saranno insomma spazzate via insieme ai Verdi, ancora una volta incapaci di imporre una personalità e un programma credibili.

   Salvo improbabili sorprese dell’ultim’ora, si va insomma a un ballottaggio Macron-Le Pen. Stavolta, però, il presidente  non avrà vita facile. Al primo turno, il suo vantaggio è dato fra l’1 e il 3,5 %. Come cinque anni fa. Ma le sue riserve di voti, in quel che resta della destra e della sinistra democratiche, non saranno molte. Ne riparleremo dopo il voto, ma un dato sembra certo : quest’anno l’estrema destra fa meno paura ed è più pericolosa.

 

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