Elezioni presidenziali Francia, Macron ha la vittoria in pugno ma con Marine Le Pen è record estrema destra

“Pas elle”, grida a tutta pagina l’Humanité, ultimo quotidiano comunista del mondo occidentale. Normale: con tutti i suoi difetti, il Pcf appartiene ancora alla democrazia repubblicana e invita i suoi a votare Emmanuel Macron.

La sinistra radicale non ha un quotidiano, ma il suo leader, Jean-Luc Mélenchon, cambia registro rispetto a cinque anni fa. Allora, restò ambiguo. Domenica sera è stato esplicito, pur rifiutando di pronunciare le sei lettere del presidente uscente: “Non un solo voto per l’estrema destra”, ha ripetuto per tre volte. Segno che il pericolo Marine Le Pen non è campato per aria.

Elezioni presidenziali Francia: Macron ha la vittoria in mano

Ma alla lettura dei risultati del primo turno, posso anche sbilanciarmi: Emmanuel Macron ha la vittoria in mano. Non come cinque anni fa (63,1 % dei suffragi), ma con un minimo di sicurezza. Nelle due settimane che ci separano dal ballottaggio tutto può ancora succedere.

Tuttavia, i dati del primo turno lasciano pensare a una riconferma: secondo le proiezioni, al momento in cui scrivo, Macron ha, più o meno, 5 punti di vantaggio sulla leader di estrema destra, due in più rispetto al 2017. E nessun sondaggio la dà in testa il 24 aprile.

Marine Le Pen porta l’estrema destra francese a un risultato record

Resta un fatto: Marine Le Pen ha realizzato il miglior risultato del suo partito nella storia del dopoguerra. Non è poco. Il voto dei francesi ha confermato, anche se solo in parte, le previsioni della vigilia: l’estrema destra vale poco più del 32 per cento, una cifra enorme.

Eric Zemmour, il giornalista fautore di tesi complottiste e di una violenta campagna anti-musulmana, ha di fatto aiutato Marine Le Pen a costruirsi una falsa immagine di moderata, ma ha anche contribuito ad alimentare uno spostamento a destra di tutto lo scacchiere politico. E’ un elemeno che dovremo tener d’occhio nei prossimi mesi.

Elezioni Francia: la sconfitta dei partiti tradizionali

I partiti tradizionali, i rappresentanti della destra moderata e della socialdemocrazia, sono stati spazzati via: Valérie Pécresse, figlia politica di Jacque Chirac, ha ottenuto meno del 5 per cento. La sindaca socialista di Parigi, Anne Hidalgo, è andata sotto al 2 per cento.

Destra e sinistra hanno ancora un senso ? Forse sì, ma solo se declinate nella loro versione più radicale, come dimostra, a sinistra, il successo di Jean-Luc Mélenchon: poco credibile con il suo anti-atlantismo o il suo sostegno a Chavez e Maduro, senza contare le ambiguità sul regime di Putin, è stato l’unico a raccogliere i consensi di quel che resta della gauche.

I progressisti, di tutte le tendenze, compresi i gruppuscoli trotzkisti, non arrivan al 30% dell’elettorato. Infine, va sottolineato il dato di Macron, superiore a quello di cinque anni fa. Ha sparigliato le carte e ridisegnato il panorama politico, senza però riuscire a creare un partito capace di sostenere le sue idee. Ha avuto un successo forse superiore alle attese, ma non può dormire sugli allori: favorito per il 24 aprile, non può permettersi nessun errore.

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