Europee 2019 viste da Parigi: sollievo e dubbi, il futuro è verde?

di Giampiero Martinotti
Pubblicato il 27 Maggio 2019 - 09:20 OLTRE 6 MESI FA
Elezioni Europee 2019 viste da Parigi: sollievo e dubbi,  il futuro è verde?

Europee 2019 viste da Parigi: sollievo e dubbi, il futuro è verde? (foto d’archivio Ansa)

PARIGI – I primi dati elettorali sono, per certi versi, rassicuranti : i sovranisti non hanno sfondato. Due eccezioni, tuttavia : Orban trionfa in Ungheria e Matteo Salvini fa il botto in Italia, diventando così il leader naturale del fronte euroscettico. Anche Marine Le Pen può cantar vittoria : senz’ombra di dubbio, ha vinto il duello con Emmanuel Macron, arrivando davanti al partito del presidente.

Ma è una vittoria striminzita, appena lo 0,9 per cento in più. In generale, i sovranisti sono una minoranza forte, non un esercito vittorioso. Per il resto, va notata in Germania l’annunciata ed eclatante vittoria dei Verdi, probabilmente destinati a diventare il nuovo perno dei progressisti tedeschi. E quella, inattesa, degli ecologisti francesi, terzo partito dietro estrema destra e liberal-centristi del presidente. Il voto europeo è un mosaico.

Gli elettori si sono mobilitati soprattutto per ragioni di politica interna, ma la crescita della partecipazione, che nessun sondaggio aveva previsto, sembra dovuta a una mobilitazione anti-populista. Un segnale incoraggiante, tanto più perché si tratta di un dato omogeneo in tutto il continente. Altrettanto significativo il successo dei Verdi in alcuni paesi (Germania, Francia, Belgio, Irlanda), segno di una preoccupazione crescente per le questioni ambientali, ma anche risposta di una parte dell’elettorato alla crisi della socialdemocrazia.

Questo risultato, tuttavia, va analizzato con cautela : se i Verdi tedeschi sono un partito strutturato e ormai abituato a gestire il potere a diversi livelli, da quello locale a quello nazionale, altrove gli ambientalisti hanno spesso deluso per la loro incapacità a trasformarsi in una forza di governo. Globalmente, le forze politiche europeiste restano maggioranza, ma i risultati dei singoli paesi sono contraddittori. La socialdemocrazia sembra alle corde in Germania (15,6%) e in Francia (6,6%), mentre dà segni di ripresa in Spagna, Portogallo e Italia (anche se il Pd è un ibrido, più che un partito classicamente socialdemocratico).

La destra moderata perde quota in Germania, crolla all’8 per cento in Francia, dove il paesaggio politico è ormai dominato da Macron e Le Pen, e scompare quasi in Italia, dove Silvio Berlusconi è sempre più marginale. Insomma, il paesaggio politico continentale si sta ridisegnando. L’estrema destra cresce e ottiene buoni risultati, ma è divisa al suo interno : l’addizione dei sovranismi non basta per creare una linea politica comune. Ed è facile immaginare che Salvini, l’unico vero trionfatore con Orban, abbandonerà le felpe per giacca e cravatta, nella speranza di un dialogo con la destra moderata.

Popolari, socialisti e liberaldemocratici avranno la maggioranza, nonostante tutto. Ma di fronte all’incalzare dei populisti, le forze europeiste sono anch’esse divise, incapaci di trovare una prospettiva comune. La coppia franco-tedesca è oggettivamente indebolita e il cemento anti-populista non basta per rilanciare l’Europa. E’ però un sollievo vedere l’imprevista mobilitazione dell’elettorato : dimostra che una netta maggioranza di cittadini è favorevole, nonostante tutto, alla costruzione europea.