Germania, voto alla pari fra socialisti e democristiani tiene l’Europa in sospeso fra fiscal compact e sviluppo

di Giampiero Martinotti
Pubblicato il 27 Settembre 2021 - 13:29 OLTRE 6 MESI FA
Germania, voto alla pari fra socialisti e democristiani tiene l'Europa in sospeso fra fiscal compact e sviluppo

Germania, voto alla pari fra socialisti e democristiani tiene l’Europa in sospeso fra fiscal compact e sviluppo FOTO ANSA

Germania, e Europa, col fiato sospeso, la confusione politica uscita dalle urne tedesche non fa altro che riflettere la confusione che regna in gran parte dell’elettorato europeo. Olaf Scholz, ministro delle Finanze e candidato Spd alla cancelleria, tenterà di formare il nuovo governo.  Ma la ricerca di una maggioranza assomiglia a una missione impossibile. 

Se socialdemocratici e verdi possono facilmente intendersi, molto più duro sarà imbarcare i liberali della Fdp, difensori di un rigore che dovrebbe ormai appartenere all’èra pre-pandemia. In una Repubblica parlamentare, tutto è possibile. Icolpi bassi, le alleanze imprevedibili o i matrimoni di convenienza.

I tedeschi, coscienti della terribile storia novecentesca della Germania, non sopportano il vuoto politico e a costo di mesi di trattative arriveranno a una soluzione. 

Anche se le cifre invitano a una coalizione tripartita, non è escluso che alla fine si arrivi all’ennesima ripetizione di una coalizione rosso-nera, cioè tra socialdemocratici e cristiano-democratici. Tre dei quattro governi guidati da Angela Merkel erano basati su questa formula politica e niente vieta di riproporla con un cancelliere socialdemocratico.

Vedremo nelle prossime settimane, ma qualunque cosa accada, avrà ripercussioni in tutto il continente. Se la pandemia è davvero finita o perlomeno sotto controllo, l’Europa dovrà scegliere la propria strada. Ritornare sulla vecchia linea dell’austerità. O avanzare, sia pur a piccoli passi, sulla strada di una maggiore integrazione. Detto in altre parole, bisognerà decidere se il lancio di un prestito europeo per il recovery plan resterà un caso isolato o l’avvio di una nuova politica.

Ed è proprio per questo motivo che le trattative sulle rive della Sprea ci riguardano tutti. Nessun tedesco vuol fare regali alle cicale mediterranee, ma il prevalere del socialdemocratico Scholz potrebbe confermare la svolta avviata dalla Merkel con il via libera a una mutualizzazione dei debiti comunitari.

Le scelte in Germania, insomma, sono molto più importanti delle bizze dei nostri Letta, Salvini, Conte e Meloni. 

Piaccia o non piaccia, in Europa contano in pochi. La Germania, ovviamente, per il suo peso economico e geopolitico. Mario Draghi per la sua statura. La Francia per il suo prestigio politico, sia pur appannato, e la sua forza militare.  E proprio la Francia rappresenta il secondo rebus della confusione politica europea.

A poco più di di sei mesi dalle presidenziali, è difficile individuare la tendenza che finirà per prevalere. Certo, Emmanuel Macron è ancora popolare, ma le buone opinioni non sempre si traducono in schede elettorali. Nessuno, oggi, può indicare un vero favorito. La sinistra è frammentata e non raggiunge il 30 % delle intenzioni di voto. La destra è stata finora incapace di darsi un leader. Perfino Marine Le Pen vive con l’incubo di una concorrenza all’estrema destra, incarnata dal giornalista islamofobo Eric Zemmour.

L’Italia con Draghi, in questo periodo, dà quasi l’impressione di essere un polo di stabilità. 

La formazione di un governo a Berlino e le presidenziali francesi tengono l’Europa con il fiato sospeso. E’ sempre stato così, diranno i più scettici. Ma non è vero. Il Covid ha strapazzato il pianeta e in particolare l’Occidente, le prossime scelte di politica economica saranno molto più delicate.