La Francia rielegge Macron presidente della Repubblica: saranno 5 anni duri, la destra estrema ha il 40% dei voti

La Francia ha rieletto Emmanuel Macron presidente della Repubblica: si prospettano 5 anni difficili, la destra estrema della Le Pen ha il 40% dei voti, si impongono riforme, facili da promettere, forse impossibili da attuare

di Giampiero Martinotti
Pubblicato il 25 Aprile 2022 - 11:00 OLTRE 6 MESI FA
La Francia rielegge Macron presidente della Repubblica: saranno 5 anni duri, la destra estrema ha il 40% dei voti

La Francia rielegge Macron presidente della Repubblica: saranno 5 anni duri, la destra estrema ha il 40% dei voti

Elezione presidente della Repubblica in Francia, la vittoria di Emmanuel Macron merita prima di tutto un’osservazione storica.

Prima di lui, solo due presidenti sono stati rieletti a suffragio universale, François Mitterrand e Jacques Chirac.

Ma entrambi, al momento del voto, erano in ‘coabitazione’, cioè convivevano con un governo di segno politico opposto.

La seconda annotazione possibile è congiunturale: il successo di Macron è stato incontestabile. Sfiorando il 59 per cento dei suffragi (58,5%), è andato al di là di quel che si poteva pensare solo qualche settimana fa. Certo, nel 2017 aveva avuto, sempre contro Marine Le Pen, il 66,1 %, ma in cinque anni la situazione politica della Francia è cambiata. L’estrema destra raccoglie il 40 % dei consensi, il populista di sinistra Jean-Luc Mélenchon ha conquistato quasi il 22 % al primo turno. Il risultato di Macron, insomma, non soffre contestazioni. Le considerazioni positive, tuttavia, finiscono qui e il neo-eletto sembra esserne cosciente, perlomeno stando al discorso tenuto ai piedi della torre Eiffel di fronte ai suoi sostenitori.

 La Francia è malata, lo abbiamo detto più volte.

Le fratture che separano i suoi abitanti sono molteplici. Tra élite e classi popolari, abitanti delle città e delle vaste aree periurbane, settori che approfittano della globalizzazione e altri che ne soffrono profondamente.

Senza contare la frattura ecologica tra chi, più ricco, spinge per misure drastiche per contrastare il riscaldamento climatico. E chi, più povero, aborrisce l’idea di tassare le emissioni di Co2. L’accentuata distanza di larghe fasce della popolazione dalla democrazia, come dimostra la crescita dell’astensione. Il fossato apertosi fra classe politica e paese.

   Governare nei prossimi cinque anni non sarà semplice. Nel suo primo discorso, Macron ha riconosciuto di essere stato scelto essenzialmente per sbarrare il passo all’estrema destra. Non per adesione al suo programma e alla sua persona.

Ha promesso un « nuovo metodo » per gestire il paese, senza ancora precisare in cosa potrebbe consistere. L’obiettivo di riunire gli europeisti e di isolare le estreme è facile da enunciare, ma la sua messa in pratica è impervia.

In giugno si terranno le politiche e Macron ha bisogno di ottenere un secondo successo. In genere, il paese ha sempre dato al neo-eletto una maggioranza parlamentare, ma i giochi non sono mai fatti in anticipo. Conteranno molto la figura del nuovo primo ministro e la composizione del suo governo, che si conosceranno fra una settimana o poco più.

   Se avrà la maggioranza, com’è probabile, Macron dovrà cominciare a fare le sue scelte. E a scontentare. In un paese ridotto a un arcipelago, secondo la fortunata definizione del politologo Jérôme Fourquet, qualsiasi riforma, prima di tutto quella delle pensioni, può dar fuoco alle polveri.

E in un mondo in cui la democrazia d’opinione comincia a lasciar posto alla tirannia dei social, le diverse frange della popolazione tendono a radicalizzarsi. O in senso violento, fisico, come si è visto con i gilet gialli. O in  senso politico, come testimonia il primo turno delle presidenziali.

La strada è stretta, ma qui sta la vera sfida del secondo mandato di Emmanuel Macron. I francesi chiedono protezione, una maggiore attenzione al sociale, più equità. Ma anche un nuovo rapporto con la politica. Non a caso, l’idea di una grande riforma politico-istituzionale comincia a far capolino.