Macron alla Polizia: Mi vergogno. Dopo il pestaggio del produttore di colore, brutta aria in Francia

di Giampiero Martinotti
Pubblicato il 29 Novembre 2020 - 08:46 OLTRE 6 MESI FA
Macron alla Polizia: Mi vergogno. Dopo il pestaggio del produttore di colore, brutta aria in Francia

Macron alla Polizia: Mi vergogno. Dopo il pestaggio del produttore di colore, brutta aria in Francia

“Le immagini che abbiamo visto tutti dell’aggressione di Michel Zecler sono inaccettabili. Ci fanno vergognare “.

Macron non usa mezzi termini. Non so se un presidente francese abbia mai preso una posizione così dura verso la propria polizia. Michel Zecler, un produttore discografico, è stato letteralmente aggredito da quattro poliziotti. Solo perché non aveva la mascherina. Pestato a sangue. Insultato perché nero. È stato perfino fermato per parecchie ore, come un pericoloso delinquente.

Ma le telecamere di sorveglianza e i telefonini di alcuni testimoni hanno restituito una scena ben diversa. Che ha lasciato a bocca aperta il Paese. Incapace di credere a tanta violenza da parte di chi dovrebbe mantenere l’ordine e la legalità. Ventiquattr’ore dopo le parole poco convincenti del ministro dell’Interno. E le capriole del Governo. Emmanuel Macron ha deciso di prendere la parola su Facebook e Twitter. Per far sapere la propria indignazione. E al tempo stesso, il capo dello Stato ha preso le distanze, o almeno così sembra, dal disegno di legge ‘sicurezza’. Accusato da sinistra e giornalisti di voler limitare la libertà di informazione e di lasciar mano libera agli agenti.

Macron e le violenze della Polizia

   In piena crisi sanitaria e nel giro di pochi giorni, le ripetute violenze gratuite dei poliziotti hanno aperto una nuova frattura nel Paese. Lunedì sera, le forze dell’ordine hanno sgomberato senza patemi d’animo. E soprattutto con molta violenza gratuita. I migranti che avevano occupato la place de la République. Un’operazione che poteva essere condotta in tutta tranquillità contro qualche centinaio di afghani inermi.

Certo, anche in quell’occasione il ministro dell’Interno, l’ex sarkozysta Gérald Darmanin, si è detto scioccato. Ma in fondo ha difeso i poliziotti, limitandosi a provvedimenti individuali. Come ha fatto anche giovedì sera in tv. Parlare di casi isolati o di pecore nere serve a poco. La lista degli interventi eccessivamente violenti dei poliziotti comincia ad essere lunga ed è logico interrogarsi sulle responsabilità di tutta la gerarchia, sulle istruzioni che vengono date. Per dirla con il linguaggio di oggi, è evidente che c’è un problema nel ‘management’ delle forze dell’ordine.

Botte senza una ragione

   L’aggressione di Michel Zecler è solo l’ultimo caso, ma anche il più eclatante. Tanto da suscitare anche l’indignazione di due calciatori, Mbappé e Griezmann, solitamente poco inclini a prese di posizione politiche. Il produttore è stato pestato senza una ragione plausibile. Mentre entrava nel suo studio di registrazione.

Un atto gratuito, con tanto di gas lacrimogeni, che avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi. Lo abbiamo saputo grazie alle telecamere di sorveglianza e a qualche telefonino. Un particolare di grande rilievo in questo momento. La legge sulla sicurezza in discussione al Parlamento, e in particolare il suo articolo 24, vorrebbe vietare la diffusione di immagini dei poliziotti in azione.

Grande manifestazione di protesta

  C’è stata una grande manifestazione contro la legge (prima semivietata dal questore e poi autorizzata dal Tar) e paradossalmente Macron sembra più schierato coi dimostranti che con il suo governo. “Credo nelle nostre libertà, di cui sono il garante. Libertà di espressione e libertà di stampa”.

E ancora. “Libertà di manifestare. In qualsiasi circostanza, ogni cittadino deve poter esprimere le sue convinzioni e le sue rivendicazioni. Al riparo da qualsiasi violenza e da qualsiasi pressione. La Francia è un paese di ordine e di libertà, non di violenza gratuita e di arbitrarietà”.

Le promesse di Macron nel 2017

Nel 2017, durante la campagna elettorale, Macron fu interrogato su alcuni episodi di violenze poliziesche. All’epoca aveva puntato il dito contro le gerarchie e assicurato di voler essere ‘intrattabile’ sull’argomento. Il pestaggio del produttore discografico lo obbliga a prendere provvedimenti.

Ricordo di un questore di Parigi del ’68

   In queste ore, molti hanno ricordato Maurice Grimaud, questore della capitale durante il Maggio ‘68. L’uomo che diceva ai poliziotti di non manganellare mai un manifestante a terra. In una lettera ai suoi agenti, in quelle settimane tumultuose, dettò le sue regole. “Ditevi e ripetetelo attorno a voi: tutte le volte che una violenza illegittima è commessa contro un dimostrante, ci sono decine di suoi compagni che vogliono vendicarlo. Questa escalation non ha limiti. Ditevi anche che quando date prova del vostro sangue freddo e del vostro coraggio, quelli che si trovano di fronte a voi sono costretti ad ammirarvi, anche se non lo dicono”.

I tempi sono cambiati, ma la filosofia di Grimaud, diametralmente opposta a quella dell’attuale questore di Parigi, meriterebbe di tornare in auge.