Primarie della sinistra in Francia domenica 22 ma incombe Emmanuel Macron, elettrone libero

di Giampiero Martinotti
Pubblicato il 21 Gennaio 2017 - 06:17 OLTRE 6 MESI FA
Primarie della sinistra in Francia domenica 22 ma incombe Emmanuel Macron, elettrone libero

Primarie della sinistra in Francia domenica 22 ma incombe Emmanuel Macron, elettrone libero

Domani, domenica, François Hollande non andrà a votare. alle primarie del partito socialista, partito leader della sinistra in Francia. Vedere un presidente in carica partecipare alle primarie del suo partito sarebbe già insolito. Ma gli impegni ufficiali in Sudamerica gli evitano di pronunciarsi, sia pur nel segreto dell’urna, sui suoi compagni di partito. Nessuno dubita che Hollande abbia le idee chiare sui sette candidati che rivendicano la consacrazione dei simpatizzanti socialisti, ma in questo momento scegliere fra cencio e straccio è un esercizio particolarmente penoso.

I protagonisti veri sono  quattro : un riformista corresponsabile delle scelte dell’ultimo quinquennio (Manuel Valls), un socialdemocratico di scarso carisma (Vincent Peillon), due rappresentanti dell’ala sinistra del partito, uno che si vuole più innovatore (Benoît Hamon) e uno più tradizionale (Arnaud Montebourg). Un ex primo ministro e tre ex ministri: al di là delle idee che difendono, il primo ha dimostrato di avere una certa statura, gli altri tre hanno dato scarsa prova delle loro capacità. Per i poveri simpatizzanti socialisti, scegliere il loro pretendente all’Eliseo sarà arduo.

I sondaggi, dal canto loro, non semplificano le cose. Nessun candidato sembra in grado di andare, alle presidenziali di primavera, al di là di un risultato modesto, attorno al 10 per cento. Ma i sondaggi valgono quel che valgono : solo Le Monde pubblica ancora un’inchiesta in cui si chiede ai potenziali elettori di pronunciarsi in base alla presenza di diversi candidati. Ma al giorno d’oggi tutti sanno che chiedere all’uomo della strada chi voterebbe in presenza di Tizio Caio o Sempronio equivale a chiedere a un ateo la strada per il paradiso. Dunque buttiamo via i sondaggi e guardiamo le scelte cui saranno confrontati gli elettori delle primarie socialiste.

La prima scelta può sembrare d’altri tempi, ma in realtà non lo è, visto il successo di Jeremy Corbyn fra i militanti laburisti in Gran Bretagna : bisogna optare per una linea riformista o per l’idea di una svolta a sinistra tutta? Il Ps transalpino non ha mai deciso : Mitterrand, Jospin (come primo ministro e non da presidente) e Hollande sono stati riformisti senza ammetterlo davvero, lasciando liberi i loro sostenitori di sognare un’alternativa di società. Chi crede a una sinistra di governo avrà due carte a disposizione, Valls o Peillon (un intellettuale con scarso senso della pratica politica). Chi invece vuole una svolta a sinistra potrà scegliere fra chi, come Hamon, caldeggia un reddito minimo universale (cioè versato a tutti) e chi invece crede a una politica capace di re-industrializzare il paese, come Montebourg.

La prima cernita sarà fatta domenica, i due più votati si ritroveranno al ballottaggio del 29. Chiunque esca vincitore, dovrà fare i conti con un handicap: il candidato socialista parte con un capitale di impopolarità mai raggiunto finora.

La seconda scelta sarà fra andare a votare o no. Le primarie della destra democratica, in novembre, hanno attirato 4,3-4,4 milioni di persone. Per i socialisti si pronosticano due milioni o poco più di votanti. Non è un dato anodino : dà un’idea di un rapporto di forza fra destra e sinistra. Quest’ultima, calcolando anche la sinistra radicale di Jean-Luc Mélenchon (che correrà comunque per conto suo), pesa oggi non più del 35-40 per cento.

La terza scelta avverrà dopo le primarie. Si tratterà di scegliere fra il candidato socialista, chiunque sia, e l’elettrone libero Emmanuel Macron. Ex ministro dell’Economia, social-liberale che si candida fuori dai partiti e che riscuote un inatteso successo, se non altro perché giovane e altro rispetto ai politici tradizionali. Essere un elettore di sinistra è oggi un peso difficile da portare. È una constatazione valida per tutta Europa e per la Francia, forse, ancora di più.