Processo penale telematico, un disastro che deve essere monito per il PNRR: Intelligenza Artificiale dannosa

 

PNRR e AI. Ben due delle sei Missioni del Piano di Rinascita e Resilienza sono dedicate alle nuove tecnologie, in particolare allo sviluppo informativo ed all’introduzione dell’Intelligenza Artificiale.

La scelta di imprimere un’accelerazione in tal senso appare oltremodo sensata e da acclamare. Certo, i progetti dovranno essere creati,  approvati e collaudati con prudenza e buon senso. Per evitare disordini e disagi: ossia un dispendio finanziario inutile e dannoso.

I rischi di un trasloco esclusivo alla tecnologia avanzata sono conosciuti e chiari ad alcuni.

Il sistema vaccinale portato su una piattaforma regionale (il modello a me noto è il Lazio), i siti degli Istituti di Credito (anche da cellulare), di prenotazione treni, aerei o alberghi funzionano, nel complesso, egregiamente. Altri esperimenti hanno creato non pochi problemi.

L’esperienza dolorosa del Processo Penale Telematico

Fra questi, si staglia l’immediato avvento della piattaforma del Processo Penale Telematico a febbraio 2021, introdotta ex abrupto. Senza la previsione di un doppio binario (come era avvenuto in sede civile) ha trovato impreparati tutti i fruitori.

Molti i casi rilevati sinora di malfunzionamento. Alcuni sono dovuti all’impianto. Esso necessita di continue manutenzioni con corrispondente blocco anche per due giorni del sistema, senza che sia prevista una proroga dei termini di deposito od altro. Altri alla mancata formazione dei fruitori: il personale di segreteria e cancelleria, i magistrati e gli avvocati.

Accade allora che alla conclusione delle indagini (quando le operazioni cartacee sono interdette e copie e depositi vadano effettuati dal portale) il relativo procedimento non sia stato “caricato”. E dunque, sia telematicamente irraggiungibile. Gli ideatori hanno previsto tale eventualità ed inserito l’opzione “sollecito” che dovrebbe indurre la segreteria ad inserire nel sistema il fascicolo per renderlo accessibile.

Fino a quattro giorni invece che minuti per gli atti di un processo

I tempi richiesti dalla procedura, rispetto alle brevi scadenze per le attività – possono impegnare più di quattro giorni. Accade poi che, nonostante l’iniziativa assunta, il fronte resti inerte. L’unica soluzione residua è produrre gli screenshot dell’attività svolta per dimostrare il difetto del portale e procedere all’adempimento cartaceo per impossibilità di uso della piattaforma.

Il sistema, dunque, non garantisce sicurezza ad operazioni che venivano prima attuate in pochi minuti da collaboratori di studio.

Non è tutto: anche la nomenclatura è carente e difettano alcune voci (ad esempio: incidente di esecuzione).

Occorrerà reclutare ottimi informatici e giuristi (il binomio è imprescindibile) per ottenere una piattaforma funzionante che non privi i fruitori della certezza del diritto e dei termini. Inoltre, prevedere la formazione del personale giudiziario e tenere corsi per avvocati e collaboratori. Infine, si spera emergano figure di consulenti per intervenire in caso di difficoltà o colmare lacune di preparazione.

Il caso della Università Roma 1

Altro esempio, l’Università Roma 1 e la ben congegnata piattaforma InfoStud. Sembra (ricorro alla formula dubitativa perché non ho provato direttamente) che talvolta non funzioni e dal pc di uno studente si trasformi in nebulosa. E che la Segreteria provi lo stesso effetto su quel numero di matricola ed ignori come intervenire.  Ciò rende impraticabili alcune attività necessarie al percorso universitario.

E’ per questo che i progetti di sviluppo informatico, ed ancor più quelli di intelligenza artificiale, da finanziare con il PNRR si spera siano avveniristici ed utili. Ma soprattutto costruiti ed ideati con sano pragmatismo e possano prevedere immediati rimedi al malfunzionamento eventuale.                                 

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