Dal momento che abbiamo sempre contrastato la condanna al carcere per il reato di diffamazione questo principio deve valere sempre e comunque per chiunque la questione diventa oggettivamente più rilevante se riguarda una personalità come Beppe Grillo che è anche un protagonista del dibattito pubblico e politico.
Per altro la stessa Corte europea da tempo ha ordinato all’italia di cambiare la legge e abrogare la pena del carcere.
La legge per altro largamente insufficente è ferma al Senato ora più che mai è necessario approvarla, risolvendo anche il nodo delle querele temerarie, diventate una vera e propria arma di intimidazione preventiva contro i cronisti.
Non tutti ovviamente la pensano come me. Riferendosi alla condanna per calunnia inflitta a Grillo dal tribunale di Ascoli Piceno, con relativa ipotesi di condanna al carcere, un giovane amico, liberale immaginario, per altro in linea con lo spirito dei tempi, mi ha così apostrofato:
“Mica vorrai difendere anche Beppe Grillo ..”.
Naturalmente deluderò il liberal stalinista, perché chi ha sempre contrastato la previsione del carcere per la diffamazione, non può fare eccezione alcuna, a prescindere dal nome e dal cognome del condannato.
I principi non si difendono solo per i propri sodali o amici di merende.
Per altro sono state la Corte europea e le stesse instituzioni comunitarie ad invitare, e non da oggi, l’Italia ad abrogare queste norme.
La legge sulla diffamazione è ferma al Senato, in quarta lettura.
Volendo si potrebbe stralciare ed approvare subito la norma per l’abrogazione della condanna al carcere e rinviare il resto ad una più pacata riflessione.
Nel testo, infatti, non solo non é stata mai risolta la questione dell’uso e dell’abuso delle cosiddette “querele temerarie”, diventate uno strumento di intimidazione preventiva contro i cronisti, ma addirittura si prevede che i processi si svolgano nel tribunale ove risiede il querelante, costringendo editori e giornalisti ad inseguire, magari in più città e più tribunali, indebolendo ulteriormente il diritto alla difesa dei meno ricchi e potenti.
Nel frattempo avanza una legge sulle intercettazioni che non mancherà di gettare nuovi ostacoli sulla strada del diritto di cronaca.
Ora che più mai servirebbe davvero una grande iniziativa nazionale a tutela dei valori racchiusi nell’articolo 21 della Costituzione, capace di mettere insieme donne e uomini che ancora credono nel diritto ad informare e ad essere informati, a prescindere da ogni logica di parte, di partito, di cordata.
Nel frattempo, e senza ambiguità, diciamo No al carcere anche per Beppe Grillo, che, piaccia o no, è comunque un protagonista, e non marginale, del dibattito pubblico nazionale”.