Al di là del buon senso

MILANO – Nelle prossime ore la camera dei deputati sarà impegnta a discutere il conflitto di attribuzione tra il tribunale di Milano ed il Parlamento sul caso Ruby e, subito dopo, il cosiddetto processo breve, ma meglio sarebbe definirlo greve, in altre parole tutte le sedute saranno dedicate agli affari privati di Berlusconi.

E la Libia? La Tunisia ? L’emergenza immigrazione? La questione sociale? La scuola e la ricerca? Possono aspettare, tanto non riguardano direttamente nè il cavaliere, nè la sua famiglia, quella ristretta e quella allargata.

Dal momento che il dibattito in aula sarà pure costretto entro temi brevissimi, ho deciso di pubblicare qui la dichiarazione di voto che avrei voluto fare sul conflitto di attribuzione:

” Signor presidente, colleghe e colleghi,

Vi ruberò poco tempo, ma vorrei mettere a verbale il mio voto contrario alla richiesta di non consentire al tribunale di Milano di processare l’imputato Berlusconi e di inviare le carte al tribunale dei ministri.

Sono contrario non solo per le tante motivazioni qui portate dai colleghi dell’opposizione, e fuori di qui illustrate da quasi tutti i giuristi degni di questo nome, ma anche perché le motivazioni apportate dai parlamentari avvocati del presidente sono offensive per il comune senso del pudore e persino per quello del medesimo imputato, anzi se fossimo stati davvero in un tribunale, con simili motivazioni, lo avreste fatto condannare all’ergastolo.

Come si può sostenere, senza rotolarsi dalle risate, che il signor Berlusconi avrebbe chiamato la questura di Milano per salvare l’onore d’Italia e per non compromettere i buni rapporti con Mubarak che lui credeva fosse davvero lo zio della giovanissima Ruby?

Perchè mai allora la poveretta fu consegnata prima ad una igienista dentale e poi ad una prostituta brasiliana, con il rischio di far morire di crepacuore il povero zio, per altro già travolto dalle vicende del suo paese? Come mai al presidente non venne in mente di chiamare subito l’ambasciata egiziana?

Voterò no perchè anche per difendere l’indifendibile occorre un minmo di professionalità e di decenza etica e politca.

Voterò no perchè motivazioni che avete portato dentro quest’aula sono talmente sciatte ed improvvisate da rappresentare la miglior prova della fondatezza della richiesta del tribunale di Milano anzi sono la prova, la prova più evidente, che dietro il fumo questa volta c’è davvero l’arrosto, anzi un quintale di arrosto….”

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