Berlusconi vs Fini: l’ultimo round

Fini_Berlusconi“…I giudici vogliono la guerra civile, chi non vuole adeguarsi se ne vada dalla maggioranza, la Rai faccia tacere le trasmissioni ostili al Governo..”: chi ha parlato così? Un matto, un incallito estremista, un militante di terza posizione ? No, sono parole del presidente del Consiglio e sono parole che segnano un ulteriore strappo sulla strada del superamento della Costituzione e della legalità repubblicana.

Chi pensasse solo e soltanto alle parole esasperate di una persona alterata, tormentata da vicende pubbliche e private, alle prese con un passato solo a lui noto e forse a qualche giudice rigoroso e non acquistabile a colpi di mazzette, chi pensasse così commetterebbe il solito drammatico errore.

Berlusconi non è mai stato uno statista, ma è uno dei più abili, indomiti, pericolosi combattenti, un giocatore che non ha mai esitato ad aggirare le regole e i limiti pur di raggiungere il risultato, costi quel che costi.

Questa volta il costo è rappresentato dalla Costituzione, dalla legalità repubblicana, dal rispetto del principio della divisione dei poteri.

Non a caso il primo messaggio è rivolto al presidente Fini, reo di aver difeso l’autonomia del Parlamento e di aver provato a mettere qualche paletto o meglio qualche palettino sulla strada dell’aggiramento della Costituzione. “Chi non vuole obbedire, se ne vada…”, ha tuonato il presidente padrone. Evidentemente sente il terreno franare e prova la carta finale, la minaccia, facendo balenare la possibilità di andare al voto e di polverizzare quello che resta della destra, già Alleanza Nazionale.

Le minacce ai giudici e ai giornalisti, pur gravissime, fanno parte del copione tradizionale, le minacce a Fini e a quella pattuglia a lui legata, da Fabio Granata a Gennaro Malgieri, per fare solo qualche nome, rappresentano il cuore del messaggio, l’ultimo ammonimento prima della espulsione e dell’assalto politico e mediatico contro il presidente della Camera prima e contro il presidente della Repubblica poi.

Il vecchio giocatore ha calato i suoi assi e ora attende la risposta.

Se tutti diranno di si, incasserà il risultato, farà saltare la Costituzione e comunque procederà poi ad  annullare i suoi oppositori interni.

Se invece, almeno per una volta, tutti quelli che hanno a cuore l’ordinamento democratico decideranno di mettere da parte antichi rancori, divisioni del secolo scorso, spirito di partito e di parte, e decideranno, almeno temporaneamente, di unire e coordinare le loro energie, le loro forze, la loro passione civile e persino i loro numeri parlamentari, allora forse la partita potrebbe avere un esito imprevisto e inatteso e il vecchio giocatore, sia pure tra mille urla, potrebbe essere indotto a lasciare il tavolo da gioco.

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