Conflitto d’interesse? Antitrust? Nomine Rai? No, per l’Agcom il problema è la par condicio

Conflitto d'interesse? Antitrust? Nomine Rai? No, per l'Agcom il problema è la par condicio
Angelo Maria Cardani, presidente dell’Agcom (LaPresse)

ROMA – Le agenzie internazionali, ultima Freedom House, hanno relegato l’Italia al penultimo posto, in sede europea, nelle graduatorie relative alla libertà dei media. Per fortuna questa disonorevole posizione non è determinata dalla esistenza degli squadroni della morte anti-cronisti o da galere piene di giornalisti e neppure dalla esistenza di un solo proprietario dei media.

La pessima prestazione è invece causata dalla mancata soluzione del conflitto di interesse, dalla debolezza delle norme antitrust, dalle interferenze dei governi e dei partiti nelle nomine del consiglio di amministrazione della Rai e delle stesse Autorità di garanzia del settore, dai ripetuti tentativi di far approvare leggi bavaglio, ulteriormente restrittive del diritto di cronaca.

Questi sono i rilievi formali, a nessuno di questi è stata fornita una risposta in termini legislativi, anzi, come ha dimostrato Blitz, nuove insidie si annunciano anche in materia di nuove norme sulla diffamazione.

Di fronte a questo quadro ci saremmo attesi che l’Autorità di garanzia per le comunicazioni, nella sua relazione annuale, nel pieno del semestre di presidenza europea, chiedesse almeno al Governo e al Parlamento di colmare questi vuoti e di modernizzare l’Italia anche in questo settore. Invece hanno pensato bene di puntare il dito contro la… par condicio, una legge già morta e che non interessa più a nessuno.

L’odiata norma sarà abrogata, la causa che l’ha determinata, la mancata soluzione del conflitto di interesse, resterà viva e vegeta, più forte e beffarda che pria. Per quanto riguarda questo settore l’appuntamento con ” il cambiamento di verso” è nuovamente rinviato, forse di un altro ventennio!

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