Il prossimo 27 novembre Silvio Berlusconi dovrebbe essere dichiarato decaduto dal Senato della Repubblica.
In quella stessa giornata manipoli di fedelissimi si ritroveranno in piazza per protestare contro il ” Colpo di Stato”, con ogni probabilità non sarà una adunata oceanica, ma una lugubre dimostrazione da fine ventennio.
Colui che aveva cercato di associare il suo nome all’amore e alla gioia, sarà costretto a salutare circondato da slogan grondanti odio e livore.
Ovviamente non parteciperemo a queste mini adunate, ma non andremo neppure in quelle piazze dove si briderà alla sua decadenza e magari si invocherà la galera per l’odiato nemico.
Non andremo perché non amiamo chi invoca manette e carcere, ma anche perché Berlusconi decadrà per una sentenza, per altro sacrosanta, di un tribunale e non per l’azione della politica o per il voto popolare.
La sua decadenza avrebbe dovuto essere decretata da tempo e senza bisogno di un giudice.
Sarebbe bastato prendere atto del suo conflitto di interessi, delle tante relazioni pericolose, dell’elogio del mafioso Mangano, del voto parlamentare su Ruby, della distruzione del ruolo dell’Italia in Europa e nel mondo….
Di fronte a questo spettacolo milioni di italiani, non pochi anche tra coloro che oggi invocano la galera, hanno finto di non vedere, di non sapere, di non sentire.
Persino i suoi oppositori lo hanno graziato sul conflitto di interessi e gli hanno consentito di considerarsi e di essere considerato un uomo svincolato dal rispetto della legge e della Costituzione sino al punto di affermare:
” Napolitano mi deve la grazia anche senza la richiesta..”.
Per queste ragioni il 27 novembre non sarà né un giorno di lutto nazionale, né il giorno della liberazione.
Se decadenza sarà non si dia la colpa alla “Invasione di campo” dei giudici, ma piuttosto all’abbandono del campo da parte di quella politica e di quegli elettori che, pur potendolo fare, non hanno mai voluto mettere un freno al decadimento di Berlusconi, politico ed etico, ancor prima che giudiziario.
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