Fondo per lo spettacolo: una bella notizia ma tante brutte abitudini

Montecitorio, sit-in di ballerini e coreografi contro i tagli al FUS (foto Roberto Monaldo / Lapresse)

ROMA – Il governo ha deciso di reintegrare, sia pure parzialmente, il fondo unico per lo spettacolo, riportandolo ai livelli del 2009, che pure era già il più basso nel decennio.

Si tratta comunque, di una bella notizia e questo risultato è stato raggiunto grazie alle lotte e alle proteste civili e appassionate di tutto il mondo della cultura, del cinema, della musica del teatro, e delle loro associazioni.

Chi, come noi, ha sempre sostenuto questa battaglia civile non può che essere contento, ma sarebbe sbagliato non rilevare come le modalità della copertura finanziaria siano quanto meno strane. Il governo, infatti, ha deciso di ritoccare il prezzo della benzina e di scaricare così i costi sulle tasche dei singoli contribuenti.

Non si poteva fre altro? Si, si poteva, ma per l’ennesima volta ha trionfato la logica del conflitto di interessi e dell’interesse di parte e di partito.

Gli stessi soldi, anzi molti di più, sarebbe stati ricavabili unificando le date delle elezioni amministrative e dei referendum ed utilizzando i soldi risparmiati, oltre 4oo milioni di euro, per reintegrare il fondo e per sostenere la scuola pubblica. Dal momento che hanno deciso di oscurare i referendum non hanno voluto compiere una scelta che pure era stata sollecitata da tutte le associazioni del settore, senza differenza di parte o di schieramento.

Allo stesso modo, come per altro accade in Francia, sarebbe stato possibile introdurre una modestissima tassa di scopo a carico dei grandi gruppi delle comunicazioni che pure utilizzano abbondantemente le produzioni dell’industria della cultura e dello spettacolo. Questa tassa di scopo, che a parole tutti condividono, in Italia non si può mettere perché come mi ha spiegato un autorevole componente della maggioranza: “Vaglielo a spiegare tu a Berlusconi che quella tassa dovrebbe pagarla anche lui…”, e così hanno preferito mettere le mani delle tasche degli italiani ritoccando il costo della benzina, in altre parole, pur di non sfiorare l’interesse di uno, hanno preferito colpire gli interessi di tutti.

Gestione cookie