Francesco Storace, vilipendio a Napolitano: perché difendo lui… e Erri De Luca

Francesco Storace, vilipendio a Napolitano: perché difendo lui... e Erri De Luca
Francesco Storace (Lapresse)

ROMA – Non condivido nulla delle posizioni politiche di Francesco Storace, già braccio destro, in senso letterale e simbolico di Fini, poi presidente della commissione di vigilanza sulla Rai, a seguire presidente del Lazio e ora segretario de La Destra.

Proprio perché non sono sospettabile, almeno in questo caso, di un potenziale “conflitto di interessi”, voglio esprimere l’auspicio che non sia condannato dal tribunale di Roma per il reato di vilipendio nei confronti del presidente Napolitano, il quale, per altro, ha già dichiarato di considerare conclusa la vicenda.

L’episodio, infatti, risale al 2007, quando Storace definì “indegno” l’atteggiamento di Napolitano.

Il ministro di allora, Clemente Mastella, innescò il procedimento che ora giunge a conclusione.

Per altro Storace ha chiesto persino scusa al Presidente della Repubblica.

Si tratta di un classico reato di opinione, di quelli che si possono utilizzare in modo ambiguo e scivoloso, magari per colpire il diritto di critica e rendere più robusto il bavaglio.

In questi casi, spesso, troppo spesso chi si occupa di libertà di informazione tende ad urlare quando vengono sfiorati gli amici e a tacere quando il provvedimento riguarda l’avversario.

Proprio per questo di sembra giusto auspicare non solo l’assoluzione piena per Storace, ma anche la radicale revisione di una normativa antiquata, figlia di altre stagioni e di altri regimi.

Vale per Storace, vale per lo scrittore Erri De Luca, rinviato a giudizio per i suoi articoli sulla Val di Susa, vale per chiunque, a prescindere da qualsiasi valutazione sul merito e sulla opportunità politica che, spesso, sfocia nell’opportunismo.

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