La Corte dei conti ha deciso di ficcare il naso nei bilanci della Rai e ha deciso di inviare uno dei suoi magistrati a viale Mazzini. Per farlo ha rispolverato una vecchia norma degli anni cinquanta, mai applicata, che consente alla Corte medesima di indicare un suo rappresentante che potrà anche partecipare alle sedute del Consiglio di amministrazione.
Non abbiamo una particolare simpatia per l’attuale gruppo dirigente della Rai e non ci piacciono mai i controlli esterni, le interferenze di qualsiasi natura, il trasferimento nei tribunali della dialettica politica, sindacale, aziendale.
Sarà tuttavia il caso di ricordare che se la Corte di conti ha deciso, dopo tanti anni, di assumere una iniziativa così clamorosa, qualche ragione dovrà pure esserci. Del resto non è un mistero per nessuno che,da qualche mese,si contano a decine gli esposti di associazioni, comitati, singoli cittadini che chiedono proprio alla magistratura contabile di vigilare sull’uso del pubblico denaro.
Dalle stesse intercettazioni di Trani sono emersi elementi preoccupanti in ordine agli intrecci tra affari e media, alle interferenze indebite di tipo politico ed economico, sino alla richiesta esplicita di cacciare dirigenti e giornalisti sgraditi al potere, ma capaci di procurare alla azienda ricchi ascolti e importanti incassi pubblicitari.
Basti pensare alla rimozione del direttore Ruffini e alla successiva, e annunciata e prevedibile, sconfitta in tribunale, alla moltiplicazione degli incarichi, agli incentivi distribuiti, prima delle ferie. ai fedelissimi, agli appalti esterni non sempre giustificati e giustificabili, all’uso spregiudicato dei precari, al mancato rispetto di alcune sentenze di reintegro.
Come se non bastasse ora vorrebbero anche cacciare il direttore di Rai due Liofredi, considerato un fedelissimo del Cavaliere, perché il posto va ora assegnato ad uno più fedele. Dal momento che Liofredi ha conquistato ascolti, come giustificheranno questa rimozione ad appena un anno da una nomina che gli stessi sicari di oggi salutarono a colpi di comunicati grondanti commozione ed entusiasmo? Chi pagherà questo capriccio? Quanti soldi dovranno passare a Liofredi, semmai ci riusciranno, per ridurlo al silenzio e all’accordo?
Come spiegheranno ai magistrati contabili la decisione, per fare un altro esempio, di cacciare il direttore di Rai News Mineo che non solo ha conquistato ascolti ma anche la stima generale? Cosa racconteranno nei tribunali,quando dovranno spiegare che al suo posto vorrebbero mettere un redattore assunto dall’esterno, solo perché voluto dalle camicie verdi?
Nella Rai di oggi non c‘è solo arroganza, ma anche una quantità spaventosa di dilettantismo, tale da mettere a repentaglio quello che resta del servizio pubblico.
Il commissariamento strisciante non ci piace, ma sarà proprio il caso di dire: ”Chi è causa del suo mal pianga se stesso..”. Oppure: “Sono stati così tonti che ora si beccano pure la corte dei conti”.