Il ministro della Giustizia Andrea Orlando, nella intervista rilasciata ad Alessandro Galimberti del Sole 24 ore, ha annunciato che la nuova legge sulle intercettazioni sarà preceduta anche da una ampia consultazione con editori, direttori, giornalisti; questo per ricercare il giusto punto di equilibrio tra il diritto alla riservatezza e il diritto di cronaca.
Si tratta di un annuncio positivo perché queste materie non possono essere affrontate e risolte con metodi sbrigativi oppure ricorrendo a quella logica del bavaglio che non può piú avere diritto di cittadinanza nel nostro Paese.
Il confronto sarà tanto più produttivo quanto più ciascuno fará la sua parte: il mondo della informazione garantendo una piena ed integrale applicazione delle carte deontologiche e del diritto alla rettifica; Governo e Parlamento assicurando l’insopprimibile dovere, per il cronista di dare, sempre e comunque, qualsiasi notizia che abbia i requisiti della rilevanza sociale e del pubblico interesse.
Proprio su questo punto sarà il caso di esercitare il massimo del controllo, perché, come abbiamo visto in molte altre occasioni, l’insidia potrebbe nascondersi nei dettagli.
Ritornerà la richiesta di vietare le pubblicazioni sino all’inizio del processo?
Saranno finalmente accolte le indicazioni arrivate dalla stessa Corte di giustizia europea che non solo ha invitato l’Italia ad abrogare la previsione del carcere per il cronista, ma ha anche sottolineato la centralità del criterio del “Pubblico interesse”, quando si tratta di garantire ai cittadini il diritto ad essere informati, in particolare se la notizia riguarda un governante o comunque una persona od una istituzione di “Rilevanza sociale”?
In questi casi, secondo le istituzioni europee e la stessa Corte dei diritti dell’uomo, il pubblico interesse alla conoscenza di un fatto, anche se coperto da segreto, deve prevalere sul diritto alla riservatezza.
Non si tratta di un equilibrio facile da raggiungere, ma proprio per questo, occorre procede con senso della a misura e comunque dando la priorità ai criteri di trasparenza e di prevalenza dell’interesse generale sul “Particulare”.
Questo criterio dovrà essere tenuto ben presente, perché nel nostro Paese e nel nostro Parlamento la richiesta di mettere un freno alle intercettazioni e alla loro pubblicazione, è stata sempre sollevata ogni qual volta sono stati portati allo scoperto traffici, trame e malaffare.
Ben venga dunque un confronto, serio ed approfondito, con editori, direttori ed associazioni dei giornalisti, ma prima di iniziare sarebbe almeno il caso di levare dai tavoli quel brutto testo sulla diffamazione ancora in discussione al Senato e che, dopo le ultime modifiche, assomiglia sempre più ad una legge bavaglio.
Non vorremmo che quello che il ministro Orlando ha positivamente dichiarato di voler tenere fuori dalla porta, rientrasse,sotto altre spoglie, dalle finestre di palazzo Madama.