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L’invasione degli ultracandidati: Berlusconi e Monti sempre in tv

di Emiliano Condò |3 Gennaio 2013 13:23

Mario Monti (foto Ansa)

ROMA – Dal momento che lo abbiamo sempre chiesto quando era al governo Berlusconi, vorremmo ora sapere dall’Agcom e dalla commissione di vigilanza sotto quale voce, per fare un solo esempio, saranno conteggiate le lunghe interviste rilasciate da Mario Monti a Radio anch’io e a Uno Mattina.

Saranno catalogate negli spazi riservati al governo? In quale caso saranno,invece, considerate attività di propaganda svolta da un soggetto che, per altro non risulta essere candidato? Oppure a Monti sarà consentito, cosa che non accadde neppure per il bulimico Berlusconi, di sdoppiarsi e di cumulare i tempi?

Non si tratta di una domanda provocatoria, ma di un quesito che esige una risposta per impedire che, in altre forme, si riproponga una situazione di squilibrio , a danno soprattutto di forze politiche cosiddette minori e che non godono di analoghe situazione di favore, anzi sono clamorosamente sotto rappresentate a prescindere persino dalla loro consistenza politica, per altro riscontrata in regolari competizioni elettorali.

Il movimento di Grillo o di Ingroia o la destra di Storace dove, come e quando, avranno diritto di parola? Sulla base di quali calcoli saranno decisi i loro tempi di accesso nelle tribune e nei Tg?

Per altro la medesima Corte Costituzionale, chiamata a pronunciarsi sulla par condicio, ha giudicato ammissibile la legge specificando che si applica e può essere invocata solo dai soggetti che partecipano regolarmente alla sfida elettorale.

La cosiddetta norma escogitata dall’Agcom per arginare i tempi di Monti, si sta invece rivelando una norma di favore destinata a raddoppiare i tempi, perché non ha definito nessun argine alla cosiddetta comunicazione istituzionale del governo.

Comprendiamo tutte le anomalie del caso italiano, a cominciare dall’irrisolto conflitto di interessi,ma non per questo bisogna aggiungerne altre. Non si tratta di essere pro o contro Monti, ma di pretendere il rispetto delle leggi e dei regolamenti da parte di tutti, senza eccezione alcuna.

Dal momento che oggi lo stesso presidente del consiglio, con linguaggio assai poco elegante, ha invitato Bersani a ” Silenziare” la CGIL, la FIOM, Fassina e Vendola, sarà forse il caso che le Autorità di garanzia levino il silenziatore e il bavaglio ai temi e ai soggetti politici sin qui oscurati, anche a quelli che non piacciono al candidato non candidato.

 

 

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