In un altro paese lo avrebbero mandato a casa, in Italia a Marchisio daranno il gran collare del dio Po

“Marchisio traditore, Marchisio vergogna di Italia..”, questi alcuni dei commenti che circolano sulla rete riferiti al calciatore della nazionale che tra una strofa e unaltra dell’Inno di Italia avrebbe infilato un bel “Roma ladrona”, in salsa leghista. Guelfi e ghibellini si stanno fronteggiando e non manca chi vorrebbe rispedire a casa il calciatore in camicia verde. Il referendum non ci appassiona, decideranno Lippi e i dirigenti della federazione, per ragioni politiche e calcistiche se lo mandasero via e chiamassero Totti o Cassano, oppure, ironia della sorte ,il nero italiano Ballotelli saremmo davvero felici, anzi entusiasti.

Quello che invece ci lascia disgustati è la indignazione di chi fatto finta di non vedere e di non sentire quanto è accaduto, appena qualche giorno fa al Quirinale, quando i ministri padani hanno fatto marameo al Presidente della Repubblica e non hanno voluto celebrare la festa della Repubblica.

Il povero Marchisio non è altro che la traduzione pallonara di quel modo di essere e di agire, se i ministri possono urlare “Roma ladrona” e sbeffeggiare il due giugno, un povero calciatore potrà aggiungere una strofetta all’inno nazionale? Altrove lo avrebbero già rimandato a casa, qui riceverà qualche alta onorificenza padana, magari il collare del dio Po.

Forse non accadrà nulla, nessuno chiederà le scarpe o meglio gli scarpini di Marchisio, perchè quasi nessuno ha chiesto le dimissioni dei ministri padani, tanto meno il Presidente del Consiglio ha fatto sentire la sua voce.

Eppure, il due giugno di qualche anno fa, Prodi regnante, accadde che l’allora presidente della Camera, Fausto Bertinotti, osasse partecipare alla parata militare, prevista per la festa della Repubblica, esibendo sulla giacca un minuscolo distintivo della pace.

Quel piccolo distintivo innescò una polemica furiosa: la destra chiese le dimissioni, alcuni editorialisti puntarono il dito sulla inaffidabilità di Prodi, altri urlarono al pericolo comunista, non mancò chi, anche nel centro sinistra, si alzò in piedi per esigere le scuse di Bertinotti che, a loro giudizio, aveva mancato di rispetto alla costituzione e alle istituzioni democratiche.

Molti di costoro oggi tacciono, fingono di non vedere e di non sapere, sono rassegnati alle bravate delle ronde padane,anche quando indossano la divisa da ministro o la maglia della nazionale.

E allora non ci resta che concludere con la celebre invettiva di Nanni Moretti quando nel film “Ecce Bombo” esplode urlando: “Ce lo meritiamo noi italiani Alberto Sordi ce lo meritiamo..”, parafrasandolo potremmo oggi dire: “Ce lo meritiamo, noi italiani Marchisio, ce lo meritiamo..”, e con lui ci meritiamo i ministri in camicia verde che ormai possono dire e fare quello che volgiono contando anche sulla rasegnazione e sulla codardia di molti troppi che: “Non è il momento, non cadiamo nella trappola, non esageriamo, si tratta solo di estremismo verbale..”

Claudio Marchisio

Tanti auguri!

I commenti sono chiusi.

Gestione cookie