L’Italia “squilibrata” del re Silvio

di Giuseppe Giulietti
Pubblicato il 10 Dicembre 2009 - 17:56| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Berlusconi parla al Partito Popolare Europeo

«In Italia la sovranità popolare è ormai passata dall’aula del Parlamento alle aule di giustizia…», chi ha pronunciato queste parole? Un vecchio liberale preoccupato dalla paralisi del Parlamento? Uno studioso di diritto sconvolto dal venir meno della divisione dei e tra i poteri? Un parlamentare stanco di votare solo decreti e richieste di fiducia?

Neanche per idea, queste parole sono state pronunciate dal presidente del Consiglio Sivio Berlusconi. Dal momento che il medesimo è il primo responsabile della progressiva chiusura della attività legislativa, non sarà difficile per chiunque immaginare cosa possa riservare il futuro alla funzione giudiziaria.

Processo breve, intercettazioni, riforma del Consiglio superiore della magistratura saranno altrettanti passi verso la progressiva riduzione dell’autonomia del potere giudiziario. Le aule del Parlamento sono state ridotte a luogo di ratifica della volontà di una maggioranza che vorrebbe farsi totalità, le aule di giustizia saranno bloccate ogni qual volta dovessero decidere di trascinare in aula chiunque pensi di godere di un regime di immunità e di impunità.

Stiamo esagerando? Lo speriamo davvero, ma il medesimo presidente, al quale va dato di non amare ipocrisie e mediazioni, si è incaricato di fugare i dubbi e ha fornito una intrepretazione autentica delle sue parole. Non contento, infatti, di aver sferrato l’ennesimo attacco ai giudici, ha pensato bene di insultare la corte Costituzionale, di minacciare in modo obliquo il presidente Napolitano, e di lanciare l’ennesimo messaggio al presidente Fini.

La situazione è talmente grave che quando il presidente della Camera osa chiedere rispetto per la costituzione e gli organismi costituzionali, le sue parole sono salutate da tutti noi con “commozione e ammirazione”, quasi fossero la testimonianza di un animo particolarmente coraggioso e nobile.

In realtà le parole, giustissime, di Fini sarebbero considerate ordinarie e persino banali in qualsiasi altro paese europeo, solo in Italia assumono un suono quasi eroico. Sarà una casualità, ma le parole del presidente Berlusconi sono arrivate mentre il Parlamento assolveva il fidato amico Cosentino e la maggioranza si apprestava a mettere la ennesima fiducia sulla legge Finanziaria.

Due belle notizie per chi vorrebbe imbavagliare la funzione legislativa e quella giudiziaria. Subito dopo sarà più facile proporre e imporre una repubblica presidenziale a telecomando unico. Comprendiamo la sua gioia e i brindisi di alcuni amici di Caserta, ma per tutti gli altri è suonata la campana d’allarme, forse è la campana dell’ultimo giro.

Chiunque non voglia partecipare al prossimo brindisi, farà bene a non distrarsi e a reagire. Non sappiamo di che colore sarà la prossima manifestazione, ma vorremmo che fosse un colore capace di mettere insieme quanti, anche a destra, non vogliono assistere passivamente allo sgretolamento dello stato di diritto e della carta costituzionale.