Perché non voterò la legge sul testamento biologico

foto Lapresse

No, non voterò la legge sul testamento biologico, perché è una legge fondata sulla doppiezza politica e soprattutto etica.

Non la voterò perché non solo nega la libertà di scelta, ma anche perché, come all’epoca dell’aborto, introduce un principio classista, di disparità tra coloro che potranno comunque garantire ai loro cari “una dolce morte” e quanti, invece, non potranno farlo perché sprovvisti dei mezzi economici necessari.

Uno stato “gendarme” pretende di entrare persino nelle ultime ore della esistenza di una persona, di condizionarla, di usarla come un manifesto elettorale per guadagnare qualche consenso ad un governo “eticamente impresentabile”.

Spiace constatare, che, persino in questa occasione, il polo Raiset ha ritenuto di non dover dedicare neppure una prima serata ad una questione così drammatica e delicata e che avrebbe avuto bisogno di un confronto attento, non solo tra le forze politiche, ma anche e soprattutto tra le diverse posizioni che animano la comunità religiosa, non solo quella cattolica, e la comunità scientifica.

Forse si è preferito non amplificare perché tutti i sondaggi commissionati sul tema hanno rilevato che la stragrande maggioranza dei cittadini era ed è favorevole al testamento biologico e pretende che l’ultima parola sia lasciata davvero ad ogni cittadino e ai suoi cari.

Il voto su questo provvedimento conferma la distanza tra chi governa e la pubblica opinione, per altro senza distinzione di parte o di partito.

Hanno preferito dare un segnale alla parte più chiusa delle gerarchie vaticane, piuttosto che adeguare la legge nazionale a quelle in vigore nei più avanzati paesi della Unione Europea.

In queste ore festeggeranno la loro “astuzia”, presto, anzi prestissimo, comprenderanno che il voto di oggi non ha offeso la sinistra, ma milioni di cittadine e di cittadini, molti dei quali fieramente di destra e non più disponibili a vivere sotto la tutela di uno stato “nemico e ficcanaso”, come avrebbe detto da giovane, quindi molti anni fa, persino Silvio Berlusconi.

 

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